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domenica, luglio 08, 2012

CI RIPROVANO A CASSARE LE PROVINCE 


Aspettiamo prima di darla per scontata, ma sembra che questo Governo abbia preso di mira le Province e provi ad eliminarne una gran parte (oltre la metà); questa volta anche l’UPI (Unione delle Province d’Italia) è favorevole in quanto il battagliero presidente Castiglione avrà pensato che “è meglio conservare l’istituto delle province, anche se in numero più ridotto, piuttosto che rischiare l’abolizione totale”.
In aggiunta a quelle – chiamiamole così ordinarie – ci sono quelle che fanno parte di Regioni a statuto speciale e per queste dovrà essere l’ente superiore a deliberare in proposito (al momento si sta pensando solo la Sardegna)
I criteri che il ministro Patroni Griffi ha adottato sono tre: per restare “provincia” si dovrà avere non meno di 350.000 abitanti, almeno 3 mila Km/quadri di superficie e almeno 50 comuni nel proprio territorio. Si salva chi ha almeno due requisiti sui tre richiesti.
Oltre ad essere dimezzati, questi “enti definiti inutili”, saranno ridimensionati anche sotto il profilo politico in quanto i superstiti saranno “di secondo livello”, cioè i consiglieri saranno “mominati” dai consigli comunali.
Questo taglio dovrebbe portare un risparmio di almeno 5/miliardi di euro l’anno, ma forse si potrà ottenere ancora di più, vendendo il patrimonio immobiliare  degli enti tagliati e dalla riduzione del personale (i pensionati che non saranno sostituiti e i dimissionari che non vorranno trasferirsi).
I Comuni che perderanno la propria Provincia saranno liberi di accorparsi ad enti limitrofi.
Ma perché la casta politica si è sempre arroccata in difesa delle Province? Semplicemente perché erano – e sono anche adesso, fino a prova contraria – dei serbatoi per collocare gli uomini politici trombati ma che ancora avevano un seguito di “voti” che poteva tornare utile al partito di appartenenza.
Se il Governo Monti riuscirà nell’intento di ridimensionare così pesantemente le Province, avrà sicuramente un grosso titolo di merito; un altro impegno che propongo al nostro “supermario” è quello di cercare di allontanare sempre più il comportamento della nostra Pubblica Amministrazione dai Borboni e dai capricci di Franceschiello; anche qui siamo in presenza di uno spread che – contrariamente a quello dei tutoli pubblici – dovrebbe allargare la forbice.
Sentite a cosa mi riferisco: un amico, dopo aver trovato nella cassetta delle lettere un avviso di raccomandata (senza che nessuno avesse suonato il campanello), si è trovato a fare una odissea tra uffici pubblici e privati che gestiscono la consegna di queste missive.
Dopo aver perso un paio di mattinate alla caccia della misteriosa raccomandata, il nostro eroe ne è finalmente entrato in possesso e ha così appreso che il tutto si riferiva ad una multa di 54 euro comminata da un vigile (che peraltro non ha lasciato alcun verbale sul parabrezza dell’auto); quale il delitto? Non aver pagato 1 (uno) euro per la sosta del veicolo, cioè non aver messo sufficiente moneta nell’apposita macchinetta e per questa mancanza la sanzione è pari al 5400% del dovuto.
Forse l’attuale situazione economica, con tutti gli enti pubblici alla caccia di soldi, ci avvicina alla situazione narrata dal film “Non ci resta che piangere” diretto in coppia da Benigni/Troisi,  in cui una guardia di frontiera chiede continuamente “un fiorino” a chiunque si trovi a passare davanti a lui. Ricordate?? Ecco, questo è lo spread all’incontrario che ci allontana dall’Europa e ci avvicina ai Borboni.

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