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lunedì, giugno 18, 2012

QUALCHE DOMANDA A MONTI 


Alcuni giorni fa il nostro premier, Mario Monti, si è lamentato di “non avere più l’appoggio dei poteri forti” ed anche di ricevere una opposizione sistematica da un importante quotidiano; non ha fatto nomi ma molti osservatori politici li hanno individuati: non farò come loro e lascerò l’identificazione in una nebbiolina leggera.
Quello che invece voglio approfondire è il senso generale dell’affermazione di Monti, dato che mi ha riportato indietro di parecchi mesi, quando il suo predecessore, il bistrattato  Berlusconi, se la prendeva con Tizio o con Caio, cercando di addossare ad altri le responsabilità del proprio insufficiente operato. L’ho già detto varie volte: uno dei compiti più pressanti di Monti dovrebbe essere quello di “non copiare” Berlusconi, in particolare sulle cose negative che ha compiuto (e non sono poche).
Ma torniamo alla nostra situazione economico-finanziaria: dopo il salvataggio delle banche spagnole, ci siamo sentiti – in un primo tempo – quelli che possono “insegnare agli altri”, ma il mercato ci ha subito rivoltato contro la bacchetta che stavamo sventolando verso gli altri e ci ha messo sul “banco dei nuovi attaccati”, con profondi problemi sullo spread e annessi e connessi.
Prima di andare avanti nel problema nostrale, facciamo una piccola digressione in Spagna e in particolare nelle banche spagnole che sono state salvare dall’U.E.; anzitutto diciamo che una BANCA, per quello che mi è dato sapere, fa di mestiere l’acquisto di denaro da chi glielo porta e la rivendita dello stesso a chi glielo chiede; la differenza tra queste due fasi, cioè tra il tasso di acquisto e quello di vendita, rappresenta il guadagno dell’Istituto di Credito. Se ci fermiamo a questa fase operativa, non vedo come una banca possa avere bisogno di “aiuti”, visto che può acquistare denaro oltre che dai privati, dalla BCE che glielo vende all’1%.
Allora, come ho detto altre volte, il problema sta nell’attività finanziaria delle banche, cioè quelle speculazioni su titoli che dovrebbero determinare un guadagno molto superiore alla normale attività; ma ovviamente, se compri titoli “spazzatura”, li paghi poco ed hanno un tasso alto, ma altrettanto alto è il rischio della solvibilità di chi li emittente; questo credo che sia uno dei problemi maggiori che stanno determinando i vari “salvataggi” più o meno reali.
Insomma, siamo partiti dai “poteri forti” e cui siamo ritrovati a parlare di Banche che fanno gli speculatori; ed allora torniamo all’inizio del mio discorso: proviamo a capire bene di cosa stiamo parlando.
I cosiddetti “poteri forti” dovrebbero avere a loro disposizione una “potenza”, ma in campo sociologico quest’ultimo termine rappresenta una “imposizione unilaterale di un soggetto nei confronti di un altro” (teoricamente inconcepibile con un regime democratico) , mentre “il potere” è l’influenza del più forte riconosciuta e legittimata dal più debole e quest’ultimo pertanto si ricongiunge con l’arena politica e di conseguenza con il regime democratico.
Insomma, per concludere, il nostro premier non dovrebbe limitarsi alla genericità delle sue affermazioni – cosa già fatta da molti suoi predecessori – specialmente perché “dovrebbe” essere disinteressato alla rielezione; invece, se lo ritiene importante, dovrebbe fare nomi e cognomi di chi c’è alla guida di questi “gruppi d’interesse” ed anche chi “sta permettendo” che questi gruppi d’interesse si trasformino in “poteri forti” specialmente se operanti all’interno della sfera di funzioni specifiche dello Stato.

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