lunedì, giugno 04, 2012
IL DIVIETO DI FUMO
Chiariamo subito che sono un ex fumatore incallito (fumavo la pipa) e che sono stato costretto a smettere per problemi di salute; quindi diciamo che appartengo alla specie dei “più pericolosi e arrabbiati controllori dei fumatori”.
Nel 1975 lo Stato decreta il divieto di fumo in quasi tutti i luoghi pubblici, in particolare cinema, dancing, sale corse eccetera; molto dopo arriva la norma che vieta il fumo anche nei ristoranti e nelle pizzerie e quindi cerchiamo di avvicinarci alla civiltà anglosassone che, praticamente, ti dice: “se vuoi fumare, fallo pure, ma solo in casa tua e con le finestre chiuse”
Ma ecco che giunge in porto l’abilità e la furbizia dell’italico popolo: dopo i mesi invernali trascorsi in silenzio, al chiuso delle loro case, quando arriva la bella stagione e molti locali aprono delle strutture dove operano all’aperto, si assiste all’avanzata del fumigante esercito dei maleducati che, armati delle fumiganti protesi, si installano all’aria aperta e con aria innocente tra i tavoli fuori dai molti Bar, ristoranti, pizzerie, tra le panchine di ogni vialetto e, quello che è più grave, nei cinema all’aperto.
Se vicino a loro qualche asmatico brontola per l’aria diventata mefitica, l’armata dei fumatori reclama l’impunità sulla scorta di “falle” nei decreti applicativi che consentono o non consentono a seconda della interpretazione, questa traslazione del fumo dal locale al chiuso a quello all’aperto.
Non essendoci un divieto esplicito, sia il gestore del locale che il fumatore applica a modo sua la norma e, di fatto, si entra nell’anarchia; i fumatori all’aperto sono una etnia imperturbabile che non raccoglie gli inviti degli asmatici e si limita a distribuire espressione di soave superiorità; possiamo quindi affermare che è il “non fumatore” quello in difetto in quanto è fuori dai suoi spazi protetti (nella “riserva indiana), cioè nel chiuso del Bar, della Pizzeria, del Ristorante e del cinema; pazienza se questi luoghi chiusi – in particolare quelli del cinema – sono chiusi per l’apertura delle sale all’aperto.
L’Istituto dei Tumori di Milano ha appena condotto una ricerca dai risultati eloquenti: in una zona lontana dal traffico motoristico, la centralina ha rilevato che basta accendere una sigaretta e nel raggio di pochi metri la concentrazione delle polveri e dei veleni schizza a valori quaranta volte superiori alla media-
Ho letto che in America si è già provveduto a vietare il fumo nelle aree verdi, nei parchi, nei giardini relegando il fumatore nei suoi appartamenti o in altre zone ermeticamente chiuse; ho visto con i miei occhi che in un Istituto di Ricerche in California, al centro dello stabile è stato costruita una sorta di gabbia di vetro, unico posto in cui i fumatori possono espletare i loro impellenti bisogni; intorno alla gabbia i colleghi passano e li osservano, sghignazzano e motteggiano; credete che sono scene veramente esilarante: ma il vizio è talmente potente che non li induce a smettere neppure di fronte a tutte queste difficoltà.
Conosco anche situazioni in cui – sempre negli USA, i più fanatici del non fumo – alcuni inviti a party in case private vengono disattesi in quanto si conosce l’abitudine del padrone di casa di fumare accanitamente e questo molte persone – specie i più giovani – ormai non lo tollerano più.
È chiaro che alle spalle del tubetto di tabacco esistono interessi mostruosamente grandi che vanno ben al di là della protesta dell’asmatico, ma credo che sia giunta l’ora di vietare il fumo in tutti i locali all’aperto e nei parchi pubblici!! Siete d’accordo??
Nel 1975 lo Stato decreta il divieto di fumo in quasi tutti i luoghi pubblici, in particolare cinema, dancing, sale corse eccetera; molto dopo arriva la norma che vieta il fumo anche nei ristoranti e nelle pizzerie e quindi cerchiamo di avvicinarci alla civiltà anglosassone che, praticamente, ti dice: “se vuoi fumare, fallo pure, ma solo in casa tua e con le finestre chiuse”
Ma ecco che giunge in porto l’abilità e la furbizia dell’italico popolo: dopo i mesi invernali trascorsi in silenzio, al chiuso delle loro case, quando arriva la bella stagione e molti locali aprono delle strutture dove operano all’aperto, si assiste all’avanzata del fumigante esercito dei maleducati che, armati delle fumiganti protesi, si installano all’aria aperta e con aria innocente tra i tavoli fuori dai molti Bar, ristoranti, pizzerie, tra le panchine di ogni vialetto e, quello che è più grave, nei cinema all’aperto.
Se vicino a loro qualche asmatico brontola per l’aria diventata mefitica, l’armata dei fumatori reclama l’impunità sulla scorta di “falle” nei decreti applicativi che consentono o non consentono a seconda della interpretazione, questa traslazione del fumo dal locale al chiuso a quello all’aperto.
Non essendoci un divieto esplicito, sia il gestore del locale che il fumatore applica a modo sua la norma e, di fatto, si entra nell’anarchia; i fumatori all’aperto sono una etnia imperturbabile che non raccoglie gli inviti degli asmatici e si limita a distribuire espressione di soave superiorità; possiamo quindi affermare che è il “non fumatore” quello in difetto in quanto è fuori dai suoi spazi protetti (nella “riserva indiana), cioè nel chiuso del Bar, della Pizzeria, del Ristorante e del cinema; pazienza se questi luoghi chiusi – in particolare quelli del cinema – sono chiusi per l’apertura delle sale all’aperto.
L’Istituto dei Tumori di Milano ha appena condotto una ricerca dai risultati eloquenti: in una zona lontana dal traffico motoristico, la centralina ha rilevato che basta accendere una sigaretta e nel raggio di pochi metri la concentrazione delle polveri e dei veleni schizza a valori quaranta volte superiori alla media-
Ho letto che in America si è già provveduto a vietare il fumo nelle aree verdi, nei parchi, nei giardini relegando il fumatore nei suoi appartamenti o in altre zone ermeticamente chiuse; ho visto con i miei occhi che in un Istituto di Ricerche in California, al centro dello stabile è stato costruita una sorta di gabbia di vetro, unico posto in cui i fumatori possono espletare i loro impellenti bisogni; intorno alla gabbia i colleghi passano e li osservano, sghignazzano e motteggiano; credete che sono scene veramente esilarante: ma il vizio è talmente potente che non li induce a smettere neppure di fronte a tutte queste difficoltà.
Conosco anche situazioni in cui – sempre negli USA, i più fanatici del non fumo – alcuni inviti a party in case private vengono disattesi in quanto si conosce l’abitudine del padrone di casa di fumare accanitamente e questo molte persone – specie i più giovani – ormai non lo tollerano più.
È chiaro che alle spalle del tubetto di tabacco esistono interessi mostruosamente grandi che vanno ben al di là della protesta dell’asmatico, ma credo che sia giunta l’ora di vietare il fumo in tutti i locali all’aperto e nei parchi pubblici!! Siete d’accordo??