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giovedì, giugno 28, 2012

FORNERO: UNA NE FA E CENTO NE PENSA 


E’ un modo di dire delle mie parti che si riferisce al ministro Fornero, quella della lacrima facile; ultimamente ne ha combinate alcune di una certa gravità; di cosa si tratta? Di “bischerate” come si dice dalla mie parti, ma comunque di affermazioni gravissime specie perché  escono dalla bocca di una persona con tale “autorità”.
Ha cominciato con il caso degli “esodati”, cioè persone che, d’accordo con azienda e INPS, sono usciti dal lavoro per andare in pensione anticipata e che con la riforma pensionistica si ritrovano senza più niente (né lavoro né pensione); in questo contesto è nato il problema del numero di questi disgraziati che per il ministro erano 50.000, poi portati a 65.000, mentre l’INPS ha segnalato che siamo in presenza di un numero ben più elevato (oltre 300.000). La diatriba non è stata ancora risolta, se si esclude alcuni “vedremo di fare il possibile” che mi assomigliano tanto ai pannicelli caldi di proverbiale memoria; diciamola tutta: i soldi non ci sono e le idee neppure!!
Non paga della figuraccia sugli esodati, la Fornero ha fatto bis: a proposito della riforma pensionistica e della mancanza di concertazione con i sindacati, ha detto, testualmente: “bisognava amputare in fretta la gamba malata con rischio cancrena; in questi casi non si chiede ai parenti cosa fare”. Frase bruttissima e con paragoni che lasciano perplessi; ovviamente la risposta dei sindacati non si è fatta attendere ed è in chiave con la dichiarazione iniziale: “la gamba malata era un’altra e non è stata amputata; si tratta di quella dei privilegi, degli sprechi, dell’evasione fiscale”.
Ma torniamo alla Fornero ed al “lavoro”, sostantivo che dovrebbe occuparla al massimo; a questo proposito mi viene in mente l’ultima gaffe del ministro: “il lavoro non è un diritto ma va guadagnato”; su quest’argomento mi sarebbero un paio di idee “bislacche”: la prima è quella della Costituzione che all’articolo 1 recita “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”;  ebbene, visto l’andamento del settore e l’idea della Fornero, unito allo scarso interesse dell’esecutivo per cambiare la situazione, propongo di modificare la carta costituzionale come segue: “l’Italia è una Repubblica fondata sulla speculazione e sui poteri forti”; siete d’accordo?? Voi forse no, ma al governo saranno in molti ad essere d’accordo!!
L’altra idea mi deriva da uno sciopero che ho “subito” in questi giorni: ebbene, cosa è materialmente lo sciopero se non una protesta più o meno forte  verso il “padrone” che si è comportato male con i lavoratori e quindi “la deve pagare” (se scioperano i metalmeccanici, la FIAT produce meno automobili e quindi “ci rimette”; chiaro fin qui?
Ma se lo sciopero è indetto da lavoratori del trasporto pubblico, chi sono i destinatari della protesta? Chiaramente gli ignari utenti che niente hanno fatto contro i lavoratori, se non pagare il biglietto che permette di fornire lo stipendio; allora con chi ce l’hanno veramente gli scioperanti? Con la Presidenza e la Direzione della struttura e quindi, in questi casi, propongo che i protestatori, anziché con l’incolpevole utenza, se la rifaccia con il management dell’azienda; come? Semplice: presentandosi alla sede della Direzione e in particolare negli uffici del Presidente e del Direttore Generale; entrambi dovrebbero essere sonoramente fischiati e raggiunti anche da qualche pernacchio o magari qualche scapaccione; i sindacati mi dicono che così facendo sono passibili di azione legale, mentre nell’altro caso, gli utenti non li possono denunciare.
Il discorso è veritiero, ma non “giusto”; gli scioperanti se la rifanno con chi non li denuncia e lasciano perdere i veri “responsabili”; ma questo tipo di sciopero può produrre qualcosa di positivo oppure no? Temo che vinca questa seconda ipotesi!!

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