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giovedì, maggio 31, 2012

TV E DINTORNI 

Al Festival di Cannes il nostro Matteo Garrone (ricordate Gomorra?) ha presentato un film che narra la storia di un poveruomo distrutto dal desiderio di comparire in un reality; purtroppo non ero a Cannes e quindi non ho visto il film, ma solo il fatto che si parli dei reality in questo modo devastante, mi fa ringraziare l’autore in quanto – come minimo – ci invita a riflettere sulla “deforme” attrazione di tanti per l’apparire ad ogni costo in TV. Da aggiungere che il film ha vinto il secondo premio: complimenti!!


Ed allora mi viene in mente la TV come era ai tempi di Mike Buongiorno con il presentatore che gridava in apertura delle sue trasmissioni a quiz “Turchetti (il regista della trasmissione) fiato alle trombe” e tutta la famiglia era sistemata sul divano davanti all’unico televisore della casa.

E apparivano gli “eroi” di allora: il signor Inardi che conosceva TUTTO della musica classica, la prosperosa signora Longari che sapeva TUTTO di storia romana e il celebre Fabbricatore che conosceva TUTTO sulla Geografia; e quando questi eroi del teleschermo fornivano dalla cabina la risposta esatta, l’intera famiglia restava attonita ed ammirata.

Certo era nozionismo e non sappiamo quanto in profondità i suddetti signori conoscessero la materia, ma quelle cose che loro conoscevano alla maggioranza di noi erano sconosciute e quindi ci sentivamo degli esseri inferiori e venivamo spinti a studiare per conquistare il livello mostratoci in TV dagli eroi dei telequiz.

Adesso la TV è piena di quiz – da Carlo Conti al patetico Flavio Insinua – ma le domande sono così banali e infantili che non solo noi con un’istruzione medio alta le conosciamo, ma anche il Trota, nonostante la laurea presa in Albania, potrebbe gareggiare con successo.

Questo perché, a mio giudizio, adesso la TV cerca di ingraziarsi il telespettatore facendolo sentire più istruito di quello che è in realtà e quindi genera una frase che fa capolino nelle testoline degli italiani: “se io ne so quanto e forse più della televisione, che bisogno ho di studiare?”.

E questo atteggiamento – tipico di coloro che sono condizionati dai mass media – induce al primo dei tanti nostri peccati capitali: la supponenza, cioè quell’atteggiamento mentale per cui “si ritiene di sapere cose che invece non sappiamo”.

Negli anni sessanta, il grande poeta e autore cinematografico Pier Paolo Pasolini aveva già previsto il genocidio culturale al quale l’umanità, ma l’Italia in particolare, andava incontro con l’uso smodato della TV; anche Fellini, con il suo “Ginger e Fred” aveva sottolineato il rincoglionimento della gente che si pasceva di pane e televisione.

Nessuno ha dato retta a loro e ad altri che hanno gridato forti segnali di avvertimenti; e così adesso ci ritroviamo una popolazione che è completamente asservita ai mezzi di comunicazioni di massa e tutti noi ne stiamo pagando le conseguenze.

Volete un esempio del soggettivismo indotto dalla massificazione: nessuno sa più ascoltare! Mi spiego meglio: se assistete ad una discussione, ad un dialogo tra due o più persone, non esiste che quello che non parla ascolti chi ha la parola; perché? Semplice: perché quello che “vale è il mio pensiero” e non quello degli altri” e quindi è inutile che stia ad ascoltare; aspetto solo il mio turno per dirlo!.

L’unico che ascolto è il media che mi porta il messaggio già confezionato in modo tale che lo possa tranquillamente assimilare e farlo diventare “il mio pensiero”.

E quindi adesso il “pensiero dominante” è: Belen ha davvero un nuovo fidanzato?


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