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martedì, maggio 15, 2012

I SUICIDI E LA CRISI 

Ci stiamo avviando a passi velocissimi verso i 50 suicidi, persone cioè che si sono tolte dal mondo per causa – diretta o indiretta – della crisi che continua a imperversare in questo nostro Paese. La cosa più “ridicola” – mi si passi il termine – è che molti di questi signori sono degli imprenditori che si suicidano con un ‘azienda che ha un bilancio “teoricamente” attivo. Spiego subito cosa intendo con il termine “teoricamente”: si tratta di situazioni in cui un’azienda è fortemente fornitrice di strutture statali (ASL, Esercito, ecc.) e da queste avanza da oltre due anni (è il limite accertato) una forte cifra per la quale l’imprenditore ha speso con stipendi, materie prime, ecc, tutte cose che si pagano “a breve”; inoltre, riceve con una precisione degna di miglior causa, delle bollette per l’energia o delle tasse che deve pagare alla scadenza, pena pignoramenti e quant’altro. Quando alcune forze politiche proposero al nostro premier di fare una sorta di “compensazione”, tra le cifre che lo Stato pretende e quelle che deve pagare, l’ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie, inveire su questi agitatori e dirsi “sdegnato” di questa proposta e di chi l’ha avanzata. Il nostro premier mi scuserà ma io non l’ho capito; cosa c’è di tanto sdegnante in una proposta che dice, grosso modo: sappiamo che lo Stato paga quando ha i soldi, o meglio quando i conti glielo concedono, ma in casi del genere, non si potrebbe agire in modo diverso, cioè non si potrebbe fissare dei termini “europei” (90 giorni massimo) per assolvere il regolamento di forniture statali? E in attesa di varare questa sorta di regolamento, cosa c’è di scandaloso se intanto di “compensano” i debiti con i crediti? Più ci penso e più non riesco a provare “sdegno” per questa proposta, ma sono certo che è colpa mia. Intanto un ministro del governo Monti – Passera, ministro dello sviluppo economico – lancia un allarme che pare grosso perché arriva da coloro che non frequentano la gente “normale”, ma a noi che viviamo tra le gente, ci pare di una ovvietà sconvolgente: “E’ A RISCHIO LA TENUTA SOCIALE DEL PAESE”. Capirai, l’hai scoperto ora che stiamo camminando sul ciglio di un baratro? Magari, vai a dirlo anche al tuo Capo che vive ancora più isolato di te!! Questi signori – che sono certo non siano mai entrati in una Pizzicheria per comprare un etto di prosciutto – tirano avanti senza avere il minimo contatto con le persone; a malapena parlano con la loro scorta, ma certamente senza approfondire con loro un qualche discorso di carattere sociale!! Anche la Chiesa – per bocca di un alto prelato – arriva a sostenere un concetto al quale mi associo: “a proposito dei tanti suicidi, la crisi influisce molto, ma esiste anche un problema socio-culturale: i cittadini si sentono soli e abbandonati da tutti; la società e le istituzioni dovrebbero sostenerli in modo solidale e sussidiario”. Tra queste “istituzioni”, scelgo la figura del Sindaco che è rimasto uno dei pochi “eletto dalla gente e non nominato”; ecco, è proprio a lui che mi rivolgo affinché spenda meno quattrini per feste e spettacoli musicali e dedichi più attenzione (e risorse) alle persone in difficoltà, aiutando coloro che si fanno aiutare a superare questo momento non solo materialmente ma anche spiritualmente; quelli, in sostanza, che non fanno la fila nei centri addetti ai sussidi ma che se ne stanno chiusi in casa a rimuginare; ed alla fine l’insano gesto è quasi ovvio!! Ricordiamo che in queste situazioni scegliere l’incerto del dopo morte contro il certo di una vita difficile diventa “naturale”!! Chiaro il concetto?

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