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sabato, maggio 19, 2012

CAMBIARE STILE DI VITA 

Tra le ricette che molti “esperti” propongono all’umanità per risolvere la crisi, spicca una cosa che anch’io ho citato varie volte nei miei scritti: ridurre gli sprechi e quindi consumare soltanto il necessario; a questo proposito, la UE ha proclamato il 2014 anno europeo contro lo spreco alimentare. Un nostro economista di vaglia, il professor Andrea Segrè dell’Università di Bologna, ha scritto un libro in cui tratteggia questo “nuovo” futuro che ci dovremo inventare: tutto ciò nel suo ultimo libro “Economia a Colori”. Cominciamo con una affermazione – non nuovissima – categorica: nel Mondo sprechiamo una quantità tale di cibo da poter far mangiare metà della popolazione umana, tre volte il numero degli affamati, di coloro cioè che vengono indicati come destinati a “morire di fame”. Ma in che modo questi sprechi possono diventare occasione di riscatto verso gli indigenti? Il professore parte da un concetto più ampio ed afferma che mentre l’economia gestisce la nostra casa, noi dovremmo preoccuparci dell’altra nostra casa, cioè il Pianeta e bisogna metterlo al centro del problema, sostituendo l’economia con l’ecologia; insomma, in pieno imperativo che chiede l’aumento continuo del Pil, viene proposto di consumare meno in quanto se aumenta il Pil aumentano anche i rifiuti e con questi tutti gli sprechi fatti; Segrè propone anche un’immagine: v’immaginate se i cinesi consumassero quanto gli americani? Per smaltire tutti i rifiuti occorrerebbero sei pianeti. Allora, siamo in recessione o decrescita? La recessione è un calo della crescita fondato sui paradigmi tipici dell’economia globalizzato, mentre la decrescita è un atteggiamento volontario e solidale di consumo e segue un po’ quanto affermato da Robert Kennedy: “Il Pil non misura la felicità”. E per la crisi? Notate bene che per sprecare le cose inutili, dobbiamo consumare energia sia per produrli che per smaltirli: un dato della FAO dice che un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato: 1,3 miliardi di tonnellate all’anno; ogni europeo getta nella pattumiera 179 chili di alimenti e, insieme a questo, vanno sprecati l’energia e l’acqua utilizzate per produrli. Nel 2010, nel nostro Paese, che è ai primi posti di questa classifica poco gratificante, si sono persi 12/miliardi di metri cubi di acqua contenuta nei prodotti inutili, equivalente a un decimo di quella dell’Adriatico. E se guardiamo la cosa sotto il profilo finanziario, una famiglia italiana ha una maggiore spesa di 1.693 euro l’anno; il che – se permettete – oltre ad essere un insulto alla logica, è anche un insulto al buon senso. Per chiudere, il professor Segrè ci ammonisce che, poiché stiamo consumando più di quanto la nostra Terra può rigenerare, nel 2030 i nodi verranno al pettine e avremo bisogno di un altro Pianeta, ma non sarà facile trovare il Pianeta B in quanto non ne abbiamo uno di scorta e quindi dobbiamo fare con l’unico che ci è toccato; come faremo? Proprio qui sta il problema!! Per riassumere in poche parole e con alcuni slogan, Segrè dice che bisogna fare un passo indietro per farne alcuni avanti e qui siamo d’accordo, perché anche nell’atletica, quando dobbiamo saltare, ci spostiamo all’indietro per prendere la rincorsa: ecco è quello che dovremmo fare nel prossimo futuro: comprare di meno e in modo più “attento”, per diminuire la gran massa di rifiuti da smaltire e, al tempo stesso, limitare gli sprechi; vi ha convinto?

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