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mercoledì, aprile 11, 2012

RITORNO SUI CREDITO DALLO STATO 

Mi è venuto in mente di riparlare di un argomento già trattato: lo Stato cattivo pagatore; mi viene l’idea da alcune notizie televisive che parlano di una lenzuolata (tanto per usare un termine caro a Bersani) di suicidi di artigiani e piccoli imprenditori che non sono più in grado di mandare avanti la loro azienda e quindi si vedono costretti a licenziare i dipendenti; quali i motivi? Forse il calo dei consumi, forse la crisi generale del nostro Paese? Macché, il motivo base è che lo Stato è un cattivo pagatore e agisce in completo menefreghismo delle norme di base.
Insieme a queste tragiche situazioni, vengo sollecitato da una pagina di giornale interamente dedicata ai debiti delle ASL verso le aziende fornitrici: l’articolo riporta l’elenco delle strutture sanitarie della mia regione con l’importo del debito e i tempi medi del pagamento; da qui si vede che abbiamo un totale di circa un miliardo di euro con diverse carature debitorie: alcune Asl hanno oltre 100/mila euro da pagare e quella che ha meno debito, deve pagare circa 10/milioni; i tempi vanno dalla più virtuosa (60 giorni) alla più “vergognosa” (407 giorni, cioè più di un anno).
Debbo aggiu7ngere per la precisione che la Regione trattata non è tra le peggiori d’Italia in quanto esistono altre realtà che toccano vette di 900-1000 giorni per i pagamenti delle forniture (Campania, Calabria e Lazio).
L’assessore alla sanità della Regione interessata si trincera dietro la solita frase: non è colpa nostra ma della carenza di liquidità nel settore pubblico che non tocca solo il versante sanitario”; aggiunge una frase che – stante l’ammontare dei debiti fa sorridere: “abbiamo messo altri 100/milioni (quindi un decimo del debito) nel sistema per alimentare liquidità”.
Ma sentiamo anche l’altra campana, cioè quella dei creditori; ecco quanto afferma un piccolo artigiano: “per me aspettare un anno per riscuotere 50/mila euro da un’Asl diventa un dramma e non è un modo di dire; significa che ho dovuto anticipare almeno 30/mila euro per comprare il materiale e quindi devo fare intervenire il sistema bancario con tutto quello che ne consegue”.
Ma l’artigiano prosegue nelle considerazioni e affronta un argomento molto interessante e che ci tocca tutti: “mentre da una parte la pubblica amministrazione non mi paga, dall’altra lo Stato – e per esso Equitalia – è pronto a ingiunzioni e sequestri se non vado agli sportelli delle tasse entro la data fissata, con i soldi in mano; non mi sorprendo più se di fronte ad una situazione del genere qualcuno si lascia prendere dallo sconforto e arriva a gesti estremi”.
Ed il nostro artigiano è come un fiume in piena e prosegue: “se per aggiudicarmi un lavoro da 100/mila euro – che mi verrà pagato dopo nove mesi o un anno – ne devo dare la metà d’anticipo a chi mi fornisce il materiale, come faccio? La crisi ha tante facce, ma questa è una delle più preoccupanti, forse la più “feroce”; possibile che chi ci governa – a tutti i livelli – continui a ignorare una realtà così devastante?”
Ed invece il nostro governo sta stappando bottiglie di champagne per la grande vittoria del “decreto sul lavoro” che vedrà la luce prossimamente; qualcuno mi dovrà spiegare, prima o poi, che cosa c’incastra con la crisi “l’articolo 18”; se tra i miei lettori c’è qualcuno in grado di spiegarmi la cosa, lo prego di farlo quanto prima, in modo che non continui a battere su questa che mi sembra una colossale panzana.
O meglio, forse è la conferma che siamo in uno stato-padrone e quindi siamo solo dei sudditi! Chiaro il concetto??

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