giovedì, aprile 05, 2012
IL PAPA E FIDEL
Nei giorni scorsi il Papa Benedetto XVI, dopo un viaggio in Messico, si è allungato ed ha fatto tappa a Cuba, dove – oltre alle oceaniche folle che hanno seguito la Messa – ha avuto l’incontro con il vecchio e malandato “lider maximo”, Fidel Castro, ricomparso in pubblico dopo un lungo tempo di ritiro dovuto ad una grave ed incurabile malattia.
Al fianco di Fidel – ed è la prima volta che ricordo un fatto del genere – è comparsa anche la moglie, Dalia, sposata nel 1981 e dalla quale ha avuto ben cinque figli, da aggiungere agli altri tre che aveva avuto da altre compagne; non c’è che dire: un vero seguace della procreazione a tutti i costi!
È trapelato che Castro avrebbe chiesto a Benedetto XVI quattro cose: la prima è “Santità, che cosa fa un Pontefice?”, la seconda “La religione come risponde ai problemi dell’uomo?”, la terza “Quale contributo dà alla scienza?” ed infine l’ultima “Come è cambiata oggi la liturgia?”; ovviamente non si conoscono le risposte che Papa Ratzinger ha dato a Fidel; piuttosto, quest’ultimo avrebbe ringraziato il Papa per aver beatificato Wojtyla e Madre Teresa di Calcutta, a dimostrazione che il vecchio rivoluzionario continua a stare dalla parte di coloro che difendono i diseredati.
L’impressione che si ricava da questo incontro è che il “grande ponte” inaugurato 14 anni fa tra lo Stato cubano e la Chiesa, sembra pronto ad aprirsi ad un intenso traffico; in tutto il mondo si è visto il vecchio Fidel che, senza nascondere l’estrema debolezza, si è piegato verso il pontefice per porgli alcuni quesiti, senza neppure tentare di mostrarsi forte, anzi più forte di quello che è adesso, quasi a voler comunicare ai cubani che il grande rivoluzionario sta affrontando con pensierosa serenità il suo destino di uomo “non immortale” e che vede nel Papa un attendibile interlocutore.
Due uomini così lontani come provenienza e cultura, si sono trovati alla Nunziatura dell’Avana e si sono mostrati per quello che sono: due grandi vecchi che dialogano e che cercano delle spiegazioni a questo residuo di vita che viene loro ancora concesso.
Fidel, a dimostrazione della familiarità con cui ha trattato il Papa, gli ha chiesto di mandargli dei libri, quelli scritti dal teologo Ratzinger, da “Introduzione al Cristianesimo” a “Gesù di Nazareth”, fino a “Il Sale della terra”.
Anche il look scelto da Castro per questo incontro ripreso dalle televisioni di tutto il mondo è stato particolarissimo: un giaccone nero monacale, la lunga barba bianca abbastanza curata e il tono dimesso hanno contribuito a mostrarci un leader pensieroso ed attento.
Quando si invecchia e si ha davanti poco tempo, è umano guardare indietro, ripensare al passato, a quello che si è riusciti a fare: uno è diventato il numero uno della Chiesa e l’altro è una figura mitizzata da tutti i popoli sudamericani che ne osannano la limpidezza e la tenacia.
Sono entrambi ultraottantenni e sanno bene che il tempo migliore è passato e quel che resta è dedicato alla riflessione, alla ricerca della loro identità vera: due storie differenti, una che cerca l’eterno, l’altra che termina qui.
Cosa giri nella testa di un uomo – sia esso il Papa o un ateo, sia pure potente e rispettato da tutti – quando sta per terminare il proprio percorso terreno, lo sa solo Dio e non lo racconta a nessuno; la sintesi dell’incontro potrebbe essere più semplice di quanto non si pensi: quando parla il Papa parla la Chiesa e probabilmente Fidel è rimasto impressionato favorevolmente da come il cristianesimo abbia sempre e comunque a cuore le sorti dell’uomo. Sono diventati amici? Forse, chi può dirlo!!
Al fianco di Fidel – ed è la prima volta che ricordo un fatto del genere – è comparsa anche la moglie, Dalia, sposata nel 1981 e dalla quale ha avuto ben cinque figli, da aggiungere agli altri tre che aveva avuto da altre compagne; non c’è che dire: un vero seguace della procreazione a tutti i costi!
È trapelato che Castro avrebbe chiesto a Benedetto XVI quattro cose: la prima è “Santità, che cosa fa un Pontefice?”, la seconda “La religione come risponde ai problemi dell’uomo?”, la terza “Quale contributo dà alla scienza?” ed infine l’ultima “Come è cambiata oggi la liturgia?”; ovviamente non si conoscono le risposte che Papa Ratzinger ha dato a Fidel; piuttosto, quest’ultimo avrebbe ringraziato il Papa per aver beatificato Wojtyla e Madre Teresa di Calcutta, a dimostrazione che il vecchio rivoluzionario continua a stare dalla parte di coloro che difendono i diseredati.
L’impressione che si ricava da questo incontro è che il “grande ponte” inaugurato 14 anni fa tra lo Stato cubano e la Chiesa, sembra pronto ad aprirsi ad un intenso traffico; in tutto il mondo si è visto il vecchio Fidel che, senza nascondere l’estrema debolezza, si è piegato verso il pontefice per porgli alcuni quesiti, senza neppure tentare di mostrarsi forte, anzi più forte di quello che è adesso, quasi a voler comunicare ai cubani che il grande rivoluzionario sta affrontando con pensierosa serenità il suo destino di uomo “non immortale” e che vede nel Papa un attendibile interlocutore.
Due uomini così lontani come provenienza e cultura, si sono trovati alla Nunziatura dell’Avana e si sono mostrati per quello che sono: due grandi vecchi che dialogano e che cercano delle spiegazioni a questo residuo di vita che viene loro ancora concesso.
Fidel, a dimostrazione della familiarità con cui ha trattato il Papa, gli ha chiesto di mandargli dei libri, quelli scritti dal teologo Ratzinger, da “Introduzione al Cristianesimo” a “Gesù di Nazareth”, fino a “Il Sale della terra”.
Anche il look scelto da Castro per questo incontro ripreso dalle televisioni di tutto il mondo è stato particolarissimo: un giaccone nero monacale, la lunga barba bianca abbastanza curata e il tono dimesso hanno contribuito a mostrarci un leader pensieroso ed attento.
Quando si invecchia e si ha davanti poco tempo, è umano guardare indietro, ripensare al passato, a quello che si è riusciti a fare: uno è diventato il numero uno della Chiesa e l’altro è una figura mitizzata da tutti i popoli sudamericani che ne osannano la limpidezza e la tenacia.
Sono entrambi ultraottantenni e sanno bene che il tempo migliore è passato e quel che resta è dedicato alla riflessione, alla ricerca della loro identità vera: due storie differenti, una che cerca l’eterno, l’altra che termina qui.
Cosa giri nella testa di un uomo – sia esso il Papa o un ateo, sia pure potente e rispettato da tutti – quando sta per terminare il proprio percorso terreno, lo sa solo Dio e non lo racconta a nessuno; la sintesi dell’incontro potrebbe essere più semplice di quanto non si pensi: quando parla il Papa parla la Chiesa e probabilmente Fidel è rimasto impressionato favorevolmente da come il cristianesimo abbia sempre e comunque a cuore le sorti dell’uomo. Sono diventati amici? Forse, chi può dirlo!!