lunedì, marzo 26, 2012
DIFFICILE RACCAPEZZARSI
Nei giorni scorsi abbiamo avuto un “evento” la cui esatta dimensione e importanza è di difficile comprensione; siamo nel campo del consumismo più sfrenato, quello che – secondo le varie statistiche – è appannaggio della classe più abbiente; e invece i destinatari dell’oggetto sono persone “normali”, non certo ricchi sfondati.
Pensavo, e continuo a pensarlo ancora, che la crisi avesse portato ad una maggiore divaricazione della famosa forbice dei consumi, con la classe “alta” che si è mangiata una grossa fetta del ceto medio e con quest’ultimo che sta scendendo sempre più velocemente verso il basso, cioè la classe inferiore, quella dei “poveri”.
Ma qual è l’evento che mi ha così sconvolto? L’uscita dell’ultimo nato in casa Apple – l’IPAD 3 – per il cui acquisto, molti appassionati dell’oggetto hanno compiuto una autentica avventura: hanno trascorso la notte in auto e alle 5.30 del mattino si sono diretti verso l’Apple Store di un Grande Magazzino alla periferia della mia città, per essere i primi a possedere questa meraviglia prodotta dall’azienda creata dal mitico Steve Jobs; gli acquirenti provengono da tutta la Toscana e non vogliono sentire parlare di “feticismo tecnologico”, in quanto secondo loro siamo in presenza di uno strumento unico nel suo genere: più feticismo di così!!
La struttura del negozio, preparata all’evento, ha mostrato un vero e proprio “cuore d’oro”: alle ore 7 del mattino, ha mandato un carrello carico di oltre 100 brioches e altrettanti caffé, allo scopo di ristorare i clienti che attendevano pazientemente in coda l’apertura del punto vendita (ore 8).
L’oggetto del desiderio costa da un minimo di 479 euro ad un massimo di 799 e, in questo Store ne sono stati venduti un centinaio tra le 8 e le 12; non certo un risultato “memorabile” ma comunque per i tempi che corrono, c’è da contentarsi.
Ma chi sono questi signori; anzitutto diciamo che sono quasi tutti giovani e che hanno una sorta di “venerazione” per la magica tavoletta, a cominciare da quando lo stesso Jobs presentò la prima versione e coniò uno slogan riuscitissimo: “L’ultima volta che c’è stata eccitazione per una tavoletta, c’erano dei comandamenti scritti sopra”.
Ho sott’occhio le dichiarazioni di alcuni di questi giovani Ipadmaniaci e ne scelgo solo uno: “l’acquisto è stato deciso con quattro mesi di anticipo ed è il frutto di un piano spese sofferto ma di cui non mi pento”.
Ed ora alcuni commenti che mi permetto di fare: anzitutto questa caccia sfrenata all’ultimo grido in fatto di tecnologia, del valore di circa 600 euro in media, contrasta con le situazioni di crisi che tutti i giornali ci propinano giornalmente; probabilmente Monti e la Fornero devono avere i dati degli acquisti IPAD, da cui trarre i tagli e gli aumenti di IVA ed altro; come dire che in Italia ancora c’è una grossa fetta di persone che si permette queste spese voluttuarie e quindi possiamo spingere sull’acceleratore dei “sacrifici”. Ma allora, siamo alla frutta come dicono le statistiche del commercio e dell’industria, oppure possiamo ancora permetterci questi “lussi”?
Non è facile tirare fuori un minimo di verità, in quanto tali forme di acquisto maniacale non può essere considerato rappresentativo della realtà; sentite questa: “l’attesa davanti all’Apple Store porta un valore aggiunto all’oggetto che si acquista in quanto è un rituale a cui praticamente tutti i componenti della “Mac cominity” si sono sottoposti una volta nella vita”. Certo che, come minimo, questi atteggiamenti ci mostrano una disponibilità “mentale” a occuparsi di questo e non di come far quadrare il bilancio familiare e quindi beati loro; sono stato chiaro??!!
Pensavo, e continuo a pensarlo ancora, che la crisi avesse portato ad una maggiore divaricazione della famosa forbice dei consumi, con la classe “alta” che si è mangiata una grossa fetta del ceto medio e con quest’ultimo che sta scendendo sempre più velocemente verso il basso, cioè la classe inferiore, quella dei “poveri”.
Ma qual è l’evento che mi ha così sconvolto? L’uscita dell’ultimo nato in casa Apple – l’IPAD 3 – per il cui acquisto, molti appassionati dell’oggetto hanno compiuto una autentica avventura: hanno trascorso la notte in auto e alle 5.30 del mattino si sono diretti verso l’Apple Store di un Grande Magazzino alla periferia della mia città, per essere i primi a possedere questa meraviglia prodotta dall’azienda creata dal mitico Steve Jobs; gli acquirenti provengono da tutta la Toscana e non vogliono sentire parlare di “feticismo tecnologico”, in quanto secondo loro siamo in presenza di uno strumento unico nel suo genere: più feticismo di così!!
La struttura del negozio, preparata all’evento, ha mostrato un vero e proprio “cuore d’oro”: alle ore 7 del mattino, ha mandato un carrello carico di oltre 100 brioches e altrettanti caffé, allo scopo di ristorare i clienti che attendevano pazientemente in coda l’apertura del punto vendita (ore 8).
L’oggetto del desiderio costa da un minimo di 479 euro ad un massimo di 799 e, in questo Store ne sono stati venduti un centinaio tra le 8 e le 12; non certo un risultato “memorabile” ma comunque per i tempi che corrono, c’è da contentarsi.
Ma chi sono questi signori; anzitutto diciamo che sono quasi tutti giovani e che hanno una sorta di “venerazione” per la magica tavoletta, a cominciare da quando lo stesso Jobs presentò la prima versione e coniò uno slogan riuscitissimo: “L’ultima volta che c’è stata eccitazione per una tavoletta, c’erano dei comandamenti scritti sopra”.
Ho sott’occhio le dichiarazioni di alcuni di questi giovani Ipadmaniaci e ne scelgo solo uno: “l’acquisto è stato deciso con quattro mesi di anticipo ed è il frutto di un piano spese sofferto ma di cui non mi pento”.
Ed ora alcuni commenti che mi permetto di fare: anzitutto questa caccia sfrenata all’ultimo grido in fatto di tecnologia, del valore di circa 600 euro in media, contrasta con le situazioni di crisi che tutti i giornali ci propinano giornalmente; probabilmente Monti e la Fornero devono avere i dati degli acquisti IPAD, da cui trarre i tagli e gli aumenti di IVA ed altro; come dire che in Italia ancora c’è una grossa fetta di persone che si permette queste spese voluttuarie e quindi possiamo spingere sull’acceleratore dei “sacrifici”. Ma allora, siamo alla frutta come dicono le statistiche del commercio e dell’industria, oppure possiamo ancora permetterci questi “lussi”?
Non è facile tirare fuori un minimo di verità, in quanto tali forme di acquisto maniacale non può essere considerato rappresentativo della realtà; sentite questa: “l’attesa davanti all’Apple Store porta un valore aggiunto all’oggetto che si acquista in quanto è un rituale a cui praticamente tutti i componenti della “Mac cominity” si sono sottoposti una volta nella vita”. Certo che, come minimo, questi atteggiamenti ci mostrano una disponibilità “mentale” a occuparsi di questo e non di come far quadrare il bilancio familiare e quindi beati loro; sono stato chiaro??!!