domenica, febbraio 19, 2012
TECNOLOGIA: PRO O CONTRO L’UOMO?
Facciamo un passo indietro: agli albori della tecnologia, in particolare l’elettronica, ebbi a dire in una riunione sindacale che l’avvento della struttura elettronica sarebbe andata a detrimento dell’occupazione dell’essere umano e quindi, quest’ultimo, sarebbe diventato l’anello debole della catena produttiva.
Mi sembrava logico che se una macchina – nel mio caso un computer – faceva il lavoro di due o tre impiegati, questi sarebbero diventati dei “pesi morti” dei quali l’imprenditore avrebbe cercato di fare a meno il prima possibile.
Mi fu risposto dai sindacalisti presenti all’incontro, che il futuro non era come lo stavo disegnando io, ma che il lavoro che veniva tolto dalle macchine, si sarebbe tramutato in maggiore “tempo libero” per i lavoratori che, comunque sarebbero rimasti il fulcro dell’azienda o, come nel mio caso, della Banca.
Sarebbe troppo facile dire adesso che “avevo ragione”; quello che più importa è vedere perché io ho avuto ragione ed il sindacalista torto; prima motivazione è che la tecnologia ha avuto un impulso così impressionante come nessuno probabilmente si aspettava; conseguenza immediata è stato lo sfaldamento di una certezza atavica: il posto di lavoro fisso e, di conseguenza, le certezze che ognuno di noi si è portato addosso fin da piccolo.
Ecco che l’introduzione dell’articolo 18 all’interno dello Statuto dei lavoratori, metteva una sorta di “freno” a questo turbine di operai che vanno e vengono, stabilendo che “si può licenziare solo per giusta causa o per giustificato motivo”.
Questo appiglio legale, dovrebbe consentire al lavoratore che si comporta a dovere, di ritenersi ”in una botte di ferro”; ma questo è proprio ciò che il sistema attuale non vuole, in quanto viene benedetto a più mani il precariato, come forma moderna e “simpatica” di attività lavorativa (la figlia del Ministro Fornero – quella della lacrima – non ha un posto fisso ma…ne ha due, entrambi fississimi).
Quindi, da un punto di vista di comunicazione mediatica, fare una crociata contro il posto fisso e di conseguenza pro abolizione dell’art.18, avendo il posto fisso assicurato per tutta la famiglia induce la gente a cupe meditazioni sul modo di comportarsi “anche” di questi nuovi ministri tecnici; e richiama alla mente il famoso detto “armiamoci e partite”, cioè io continuo a fare il mio comodo e voi invece dovete cambiare (me l’ha detto l’Europa!!); solo per la precisione storica, il detto che ho sopra citato, fa parte di tutta una scansione caricaturale di Mussolini usata nei teatri di avanspettacolo. Insomma, roba da ridere e non da piangere, cara Fornero!!
Ma questa situazione, può trovare una qualche svolta in direzione di una maggiore umanizzazione delle persone? Difficile dirlo, ma dobbiamo ammettere che forse ha ragione chi dice che il tempo che stiamo vivendo è quello “definitivo”; in realtà è un tempo come un altro e se ha una peculiarità è quella di una vertiginosa accelerazione che va in direzione diametralmente opposta all’immagine fissa con cui si vorrebbe immortalare una realtà che contiene in se – proprio a causa di questa accelerazione – le ragioni stesse della sua rapida fine.
E cosa verrà al suo posto? La tecnologia soppianterà definitivamente l’uomo che quindi diventerà un essere inutile e perciò da soppiantare con altre specie?
Mi ritenete apocalittico? Oppure matto? Alla mia età non posso permettermi di essere né l’uno né l’altro, ma cerco di utilizzare quella “razionalità” che ci distingue e ci diversifica da tutte le altre specie viventi, per guardare avanti e vedere cosa c’è!!
Mi sembrava logico che se una macchina – nel mio caso un computer – faceva il lavoro di due o tre impiegati, questi sarebbero diventati dei “pesi morti” dei quali l’imprenditore avrebbe cercato di fare a meno il prima possibile.
Mi fu risposto dai sindacalisti presenti all’incontro, che il futuro non era come lo stavo disegnando io, ma che il lavoro che veniva tolto dalle macchine, si sarebbe tramutato in maggiore “tempo libero” per i lavoratori che, comunque sarebbero rimasti il fulcro dell’azienda o, come nel mio caso, della Banca.
Sarebbe troppo facile dire adesso che “avevo ragione”; quello che più importa è vedere perché io ho avuto ragione ed il sindacalista torto; prima motivazione è che la tecnologia ha avuto un impulso così impressionante come nessuno probabilmente si aspettava; conseguenza immediata è stato lo sfaldamento di una certezza atavica: il posto di lavoro fisso e, di conseguenza, le certezze che ognuno di noi si è portato addosso fin da piccolo.
Ecco che l’introduzione dell’articolo 18 all’interno dello Statuto dei lavoratori, metteva una sorta di “freno” a questo turbine di operai che vanno e vengono, stabilendo che “si può licenziare solo per giusta causa o per giustificato motivo”.
Questo appiglio legale, dovrebbe consentire al lavoratore che si comporta a dovere, di ritenersi ”in una botte di ferro”; ma questo è proprio ciò che il sistema attuale non vuole, in quanto viene benedetto a più mani il precariato, come forma moderna e “simpatica” di attività lavorativa (la figlia del Ministro Fornero – quella della lacrima – non ha un posto fisso ma…ne ha due, entrambi fississimi).
Quindi, da un punto di vista di comunicazione mediatica, fare una crociata contro il posto fisso e di conseguenza pro abolizione dell’art.18, avendo il posto fisso assicurato per tutta la famiglia induce la gente a cupe meditazioni sul modo di comportarsi “anche” di questi nuovi ministri tecnici; e richiama alla mente il famoso detto “armiamoci e partite”, cioè io continuo a fare il mio comodo e voi invece dovete cambiare (me l’ha detto l’Europa!!); solo per la precisione storica, il detto che ho sopra citato, fa parte di tutta una scansione caricaturale di Mussolini usata nei teatri di avanspettacolo. Insomma, roba da ridere e non da piangere, cara Fornero!!
Ma questa situazione, può trovare una qualche svolta in direzione di una maggiore umanizzazione delle persone? Difficile dirlo, ma dobbiamo ammettere che forse ha ragione chi dice che il tempo che stiamo vivendo è quello “definitivo”; in realtà è un tempo come un altro e se ha una peculiarità è quella di una vertiginosa accelerazione che va in direzione diametralmente opposta all’immagine fissa con cui si vorrebbe immortalare una realtà che contiene in se – proprio a causa di questa accelerazione – le ragioni stesse della sua rapida fine.
E cosa verrà al suo posto? La tecnologia soppianterà definitivamente l’uomo che quindi diventerà un essere inutile e perciò da soppiantare con altre specie?
Mi ritenete apocalittico? Oppure matto? Alla mia età non posso permettermi di essere né l’uno né l’altro, ma cerco di utilizzare quella “razionalità” che ci distingue e ci diversifica da tutte le altre specie viventi, per guardare avanti e vedere cosa c’è!!