mercoledì, febbraio 29, 2012
SE ISRAELE ATTACCA L’IRAN COSA FANNO GLI USA?
In America si sta valutando molto seriamente l’eventualità che Israele, nel timore di attacchi nucleari da parte dell’Iran, precede le mosse e cerchi di neutralizzare l’arsenale degli Ayatollah; a questo punto cosa farebbero gli USA? Aspettano di vedere come va a finire la vicenda oppure intervengono a fianco dell’alleato israeliano?
Sembrerebbe che l’amministrazione Obama non gradisca molto impegnarsi – alla vigilia delle elezioni – in un confronto muscolare con l’Iran e quindi si rivolge continuamente all’ONU per suggerire e richiedere sanzioni economiche contro il Paese arabo che incidano sulla sua politica di potenza atomica; da notare che questi tentativi vengono frustrati dai veti di Cina e Russia contro sanzioni più incisive e pesanti e quindi la situazione può essere definita “di stallo”.
Nel frattempo, il popolo iraniano – non so se “spinto” da qualcuno o meno – si sta ribellando alle leggi coraniche volute dagli Ayatollah e promujlgate dal Parlamento iraniano; anche questa potrebbe rappresentare una sorta di “miccia” innescata in una situazione che rischia di sfuggire di mano a tutti; il fatto che le Nazioni Occidentali – USA in testa – chiedano il rispetto dei diritti umani contro i dimostranti che invece vengono uccisi come mosche, mi sembra solo una minaccia di facciata, in quanto non trova nessuno sbocco istituzionale dato che il veto delle due Grandi Potenze vale anche per questa particolare situazione.
L’Iran si è spinto molto avanti in questa politica di provocazioni, mostrando i denti per difendere la bomba e quando l’AIEA, l’Agenzia dell’ONU per il controllo del nucleare, ha sbandierato ai quattro venti che il rischio è reale, è addirittura dietro l’angolo, e quindi tutte le minacce di Ahmadjnejad lasciano intravedere che la follia dell’apocalisse mondiale, in vista di un possibile califfato universale ha acquistato un diverso significato ed un più consistente spessore verso la verità.
Se – o meglio: quando – l’Iran avrà la bomba, la continua minaccia che porterà verso i vicini e poi verso tutto il resto del Mondo, con una verosimiglianza ben diversa da quello che accade adesso, vedrà in prima fila Israele; e poi?
Siamo dunque in attesa di uno scontro che vede tre combattenti: da una parte Israele contro l’Iran e dall’altra gli USA ancora contro l’Iran, ma con la motivazione di correre in aiuto dell’amico israeliano; questo scontro – ammesso e non concesso che avvenga – sembra avere le caratteristiche dell’evento definitivo, comunque venga gestito, e verte soprattutto sulla paura della bomba: nessuno, in Arabia e in altre parti del Mondo, può concepire un Iran con la bomba, mentre senza la bomba l’Iran può ringhiare finché vuole ma non è certamente in grado di azzannare nessuno.
Gli iraniani hanno minacciato di chiudere lo stretto di Hormuz se gli USA e l’Unione Europea daranno attuazione a “super-sanzioni” verso di loro; stanno cioè spingendo la sfida verbale sempre più vicino a un punto di non ritorno, ma dietro la durezza delle parole potrebbe farsi strada la possibilità di aprire una soluzione negoziata.
Tutto questo a condizione che si passi dalle minacce e dagli ultimatum agli “affari”, comprendendo il petrolio ma non solo quello; ovviamente se gli israeliani non porteranno avanti il loro progetto di un “bombardamento chirurgico preventivo” dei siti nucleari, anche senza consultarsi prima con gli USA, poiché in questo caso la situazione precipiterebbe verso un punto di non ritorno che farebbe infiammare il teatro mediorientale in modo tale che non vedo all’orizzonte nessun “pompiere” che lo possa spengere; aggiungo che il ruolo dell’UE è, al momento, molto marginale; purtroppo!!
Sembrerebbe che l’amministrazione Obama non gradisca molto impegnarsi – alla vigilia delle elezioni – in un confronto muscolare con l’Iran e quindi si rivolge continuamente all’ONU per suggerire e richiedere sanzioni economiche contro il Paese arabo che incidano sulla sua politica di potenza atomica; da notare che questi tentativi vengono frustrati dai veti di Cina e Russia contro sanzioni più incisive e pesanti e quindi la situazione può essere definita “di stallo”.
Nel frattempo, il popolo iraniano – non so se “spinto” da qualcuno o meno – si sta ribellando alle leggi coraniche volute dagli Ayatollah e promujlgate dal Parlamento iraniano; anche questa potrebbe rappresentare una sorta di “miccia” innescata in una situazione che rischia di sfuggire di mano a tutti; il fatto che le Nazioni Occidentali – USA in testa – chiedano il rispetto dei diritti umani contro i dimostranti che invece vengono uccisi come mosche, mi sembra solo una minaccia di facciata, in quanto non trova nessuno sbocco istituzionale dato che il veto delle due Grandi Potenze vale anche per questa particolare situazione.
L’Iran si è spinto molto avanti in questa politica di provocazioni, mostrando i denti per difendere la bomba e quando l’AIEA, l’Agenzia dell’ONU per il controllo del nucleare, ha sbandierato ai quattro venti che il rischio è reale, è addirittura dietro l’angolo, e quindi tutte le minacce di Ahmadjnejad lasciano intravedere che la follia dell’apocalisse mondiale, in vista di un possibile califfato universale ha acquistato un diverso significato ed un più consistente spessore verso la verità.
Se – o meglio: quando – l’Iran avrà la bomba, la continua minaccia che porterà verso i vicini e poi verso tutto il resto del Mondo, con una verosimiglianza ben diversa da quello che accade adesso, vedrà in prima fila Israele; e poi?
Siamo dunque in attesa di uno scontro che vede tre combattenti: da una parte Israele contro l’Iran e dall’altra gli USA ancora contro l’Iran, ma con la motivazione di correre in aiuto dell’amico israeliano; questo scontro – ammesso e non concesso che avvenga – sembra avere le caratteristiche dell’evento definitivo, comunque venga gestito, e verte soprattutto sulla paura della bomba: nessuno, in Arabia e in altre parti del Mondo, può concepire un Iran con la bomba, mentre senza la bomba l’Iran può ringhiare finché vuole ma non è certamente in grado di azzannare nessuno.
Gli iraniani hanno minacciato di chiudere lo stretto di Hormuz se gli USA e l’Unione Europea daranno attuazione a “super-sanzioni” verso di loro; stanno cioè spingendo la sfida verbale sempre più vicino a un punto di non ritorno, ma dietro la durezza delle parole potrebbe farsi strada la possibilità di aprire una soluzione negoziata.
Tutto questo a condizione che si passi dalle minacce e dagli ultimatum agli “affari”, comprendendo il petrolio ma non solo quello; ovviamente se gli israeliani non porteranno avanti il loro progetto di un “bombardamento chirurgico preventivo” dei siti nucleari, anche senza consultarsi prima con gli USA, poiché in questo caso la situazione precipiterebbe verso un punto di non ritorno che farebbe infiammare il teatro mediorientale in modo tale che non vedo all’orizzonte nessun “pompiere” che lo possa spengere; aggiungo che il ruolo dell’UE è, al momento, molto marginale; purtroppo!!