giovedì, gennaio 12, 2012
VIOLENZA
Tutti i quotidiani affermano con forza che sotto il profilo della violenza “questo 2012 è partito male, anzi malissimo”; il riferimento è naturalmente ai tanti, tantissimi episodi di violenza nei confronti delle persone, episodi che, in moltissimi casi, sfociano nella morte di una o più persone; il tutto come se la persona non fosse altro che un oggetto e la sua morte rappresenti quasi una “rottura” di tale oggetto; e basta!!
L’ultimo di questa serie di episodi di violenza si è svolto a Roma (ecco il perché del tanto rimbombo mediatico?) ed ha visto per protagonisti involontari una famiglia di cinesi: il padre, Zeng, gestore di una piccola struttura che effettua anche operazioni di “transfer money”, la madre, Lia, e la piccola figlia, Joy, di 9 mesi; teatro dell’operazione, una strada nella zona di Torpignattara.
Due banditi, con caschi integrali e sciarpe per travisamento, affrontano Lia e cercano di strappargli la borsa che tiene sotto braccio; lei resiste e ingaggia una colluttazione con l’assalitore; a sua volta il marito – che aveva la piccola in collo – cerca di aiutarla, ma uno dei banditi spara un colpo di pistola che colpisce la bambina e, proseguendo nella sua corsa, uccide anche il padre; questa la vicenda sulla quale si sono sprecate le tante interviste alle autorità ed alla gente semplice, tutti unanimi nell’affermare che la città “esige” un maggior controllo da parte delle Forze dell’Ordine e che se queste non sono in numero sufficiente, si faccia uso dei militari per pattugliare le strade della città.
Anche molti volti celebri di “romani de Roma” come Montesano, hanno detto la loro: il celebre comico ha descritto la situazione con una frase lapidaria: “Roma è assente; le istituzioni sono assenti; uno può fare quello che gli pare, puoi girare tutta una notte senza trovare un posto di blocco”.
Una volta mi sembra che i ”posti di blocco” venissero presentati come l’ostentazione della forza da parte del “potere”, mentre adesso sono invocati come realtà indispensabili al vivere civile. Per la verità, Montesano invoca – oltre alla militarizzazione – anche una maggiore “cultura, più scuola, più libri, più teatro”.
Tutte cose giuste e sacrosante, ma a mio modo di vedere si tralascia una realtà che ormai non si vede più: il “cittadino comune”, colui che abita in queste strade che diventano teatro di violenza e che, durante l’evento, è chiuso in casa a vedere la stramaledetta TV e i suoi programmi altamente massificanti.
Quello che vorrei dire è che ormai ognuno di noi è diventato una sorta di “terminale” dell’economia che esce per “consumare” e poi rientra in casa per venire a conoscenza di quello che comprerà domani.
Insomma, l’uomo si è rinchiuso in casa e da lì pretende di dettare le norme; non è possibile! Bisogna che la gente ritorni per strada e superi “la paura del diverso” che incontra, il quale per il diverso colore della pelle non è detto che sia peggio di noi.
Solo se la gente riconquisterà il territorio avremo una situazione migliorativa per la violenza cittadina; si dice, parafrasando una legge economica, che le “persone buone” in giro per la città scacciano automaticamente le “persone cattive”; ed è vero, statene certi; è vero! Ed a questa riconquista del territorio dovrebbero partecipare anche tutte quelle strutture, culturali o meno, che sono nate anche per “fare aggregazione”: mi riferisco alle Case del Popolo ed ai Circoli cattolici, mi riferisco ai tanti Circoli culturali, per invitarli a fare attività anche serale, in modo da invogliare la gente ad abbandonare il “totem-TV” e scendere in Piazza per incontrare gli altri suoi simili. Solo NOI possiamo risolvere il problema, non i soldati!! Chiaro il concetto??
L’ultimo di questa serie di episodi di violenza si è svolto a Roma (ecco il perché del tanto rimbombo mediatico?) ed ha visto per protagonisti involontari una famiglia di cinesi: il padre, Zeng, gestore di una piccola struttura che effettua anche operazioni di “transfer money”, la madre, Lia, e la piccola figlia, Joy, di 9 mesi; teatro dell’operazione, una strada nella zona di Torpignattara.
Due banditi, con caschi integrali e sciarpe per travisamento, affrontano Lia e cercano di strappargli la borsa che tiene sotto braccio; lei resiste e ingaggia una colluttazione con l’assalitore; a sua volta il marito – che aveva la piccola in collo – cerca di aiutarla, ma uno dei banditi spara un colpo di pistola che colpisce la bambina e, proseguendo nella sua corsa, uccide anche il padre; questa la vicenda sulla quale si sono sprecate le tante interviste alle autorità ed alla gente semplice, tutti unanimi nell’affermare che la città “esige” un maggior controllo da parte delle Forze dell’Ordine e che se queste non sono in numero sufficiente, si faccia uso dei militari per pattugliare le strade della città.
Anche molti volti celebri di “romani de Roma” come Montesano, hanno detto la loro: il celebre comico ha descritto la situazione con una frase lapidaria: “Roma è assente; le istituzioni sono assenti; uno può fare quello che gli pare, puoi girare tutta una notte senza trovare un posto di blocco”.
Una volta mi sembra che i ”posti di blocco” venissero presentati come l’ostentazione della forza da parte del “potere”, mentre adesso sono invocati come realtà indispensabili al vivere civile. Per la verità, Montesano invoca – oltre alla militarizzazione – anche una maggiore “cultura, più scuola, più libri, più teatro”.
Tutte cose giuste e sacrosante, ma a mio modo di vedere si tralascia una realtà che ormai non si vede più: il “cittadino comune”, colui che abita in queste strade che diventano teatro di violenza e che, durante l’evento, è chiuso in casa a vedere la stramaledetta TV e i suoi programmi altamente massificanti.
Quello che vorrei dire è che ormai ognuno di noi è diventato una sorta di “terminale” dell’economia che esce per “consumare” e poi rientra in casa per venire a conoscenza di quello che comprerà domani.
Insomma, l’uomo si è rinchiuso in casa e da lì pretende di dettare le norme; non è possibile! Bisogna che la gente ritorni per strada e superi “la paura del diverso” che incontra, il quale per il diverso colore della pelle non è detto che sia peggio di noi.
Solo se la gente riconquisterà il territorio avremo una situazione migliorativa per la violenza cittadina; si dice, parafrasando una legge economica, che le “persone buone” in giro per la città scacciano automaticamente le “persone cattive”; ed è vero, statene certi; è vero! Ed a questa riconquista del territorio dovrebbero partecipare anche tutte quelle strutture, culturali o meno, che sono nate anche per “fare aggregazione”: mi riferisco alle Case del Popolo ed ai Circoli cattolici, mi riferisco ai tanti Circoli culturali, per invitarli a fare attività anche serale, in modo da invogliare la gente ad abbandonare il “totem-TV” e scendere in Piazza per incontrare gli altri suoi simili. Solo NOI possiamo risolvere il problema, non i soldati!! Chiaro il concetto??