sabato, gennaio 28, 2012
L'AZZARDO E LA CRISI
Recentissime statistiche indicano che il nostro paese è il terzo – in una classifica mondiale tra i giocatori d’azzardo – e questo dato mi induce a fare qualche riflessione sia sul gioco d’azzardo che sulla crisi, la quale sdembra entrarci in qualche modo.
Diciamo subito che i giocatori odierni hanno ben poco di quelli che abbiamo “incontrato” nei libri di Landolfi e su quelli di Dostoevskij; il tavolo verde attorno al quale sedevano religiosamente in una sorta di estasi, nell’attesa di conoscere se avevano indovinato o meno i numeri vincenti, è stato sostituito dalle slot machine, davanti alle quali i moderni giocatori tentano la fortuna.
Molti specialisti affermano che il “giocare” è aumentato grandemente dall’avvento della crisi, in quanto la gente tenta qualunque strada per cercare di risolvere il problema del bilancio giornaliero; ma il giocare è uno degli stimoli che l’uomo ha sempre gradito enormemente.
Si pensi che il giocatore vero e proprio raggiunge il massimo della soddisfazione nel momento in cui “il destino” stabilisce se il numero o la carta ti farà vincere o no; in pratica si tratta di autentiche scommesse contro l’ignoto, senza cioè avere di fronte l’avversario e quei pochi che arrivano a rendersi conto di essere soli e di giocare contro se stessi, smettono in quanto hanno esorcizzato il demone dell’inganno.
Altra cosa avere di fronte uno o più avversari: in questo caso – prendo l’esempio del poker – si tratta di mettere a confronto quelle che debbono essere le capacità del singolo e cioè, una perfetta padronanza della tecnica, una capacità di restare concentrato per almeno sei ore, una volontà feroce di vincere, una notevole rapidità di riflessi e quell’elemento “ineffabile” per cui “l’avversario ti deve temere”.
Ma abbiamo anche detto che questo aumento del gioco sarebbe dovuto all’avanzare della crisi economica e forse è vero, ma credo che nessuno dei miei lettori possa pensare che le slot potranno risolvere i problemi della gente; purtroppo siamo presi in un immenso vortice e dobbiamo continuare a roteare alla stessa velocità dei nostri compagni di avventura (le altre nazioni).
Insomma, sembra che il primo e più impellente problema è quello della resistenza della Merkel nel permettere alla BCE di immettere una poderosa dose di liquidità nel circuito monetario in modo da diventare “prestatore di ultima istanza”.
Ma proviamo a chiederci anche il motivo per cui la Merkel continua a osteggiare questo atteggiamento che tutti le indicano come valido strumento contro la speculazione; senza voler fare lo psichiatra della bella Angela, credo che a lei, pur essendo nata più tardi, sia rimasta impressa la situazione tedesca negli anni della Repubblica di Weimer.
Nel 1919, la Germania, dopo il trattato di Versailles che la obbligava a pesanti rimborsi alle nazioni vincitrici, abbandonò il collegamento tra il marco e le riserve auree a garanzia della valuta, stampando carta moneta a tutto spiano, con il risultato che la stessa si svalutò con una velocità impressionante, arrivando in poco tempo a stampare tagli da 100.000 miliardi di marchi.
A livello psicologico c’è da comprendere l’apprensiva cancelliera, ma uno statista deve essere scevro da questi intimi condizionamenti e muoversi per operare il bene di tutti; siamo su una barca in avaria e i marinai sono costretti a gettare l’acqua fuori bordo con le sole mani, in attesa che appaia la luce di un faro – assolutamente improbabile – nel buio della notte; quanto si potrà durare senza che venga messa in discussione l’Europa tutta?
Diciamo subito che i giocatori odierni hanno ben poco di quelli che abbiamo “incontrato” nei libri di Landolfi e su quelli di Dostoevskij; il tavolo verde attorno al quale sedevano religiosamente in una sorta di estasi, nell’attesa di conoscere se avevano indovinato o meno i numeri vincenti, è stato sostituito dalle slot machine, davanti alle quali i moderni giocatori tentano la fortuna.
Molti specialisti affermano che il “giocare” è aumentato grandemente dall’avvento della crisi, in quanto la gente tenta qualunque strada per cercare di risolvere il problema del bilancio giornaliero; ma il giocare è uno degli stimoli che l’uomo ha sempre gradito enormemente.
Si pensi che il giocatore vero e proprio raggiunge il massimo della soddisfazione nel momento in cui “il destino” stabilisce se il numero o la carta ti farà vincere o no; in pratica si tratta di autentiche scommesse contro l’ignoto, senza cioè avere di fronte l’avversario e quei pochi che arrivano a rendersi conto di essere soli e di giocare contro se stessi, smettono in quanto hanno esorcizzato il demone dell’inganno.
Altra cosa avere di fronte uno o più avversari: in questo caso – prendo l’esempio del poker – si tratta di mettere a confronto quelle che debbono essere le capacità del singolo e cioè, una perfetta padronanza della tecnica, una capacità di restare concentrato per almeno sei ore, una volontà feroce di vincere, una notevole rapidità di riflessi e quell’elemento “ineffabile” per cui “l’avversario ti deve temere”.
Ma abbiamo anche detto che questo aumento del gioco sarebbe dovuto all’avanzare della crisi economica e forse è vero, ma credo che nessuno dei miei lettori possa pensare che le slot potranno risolvere i problemi della gente; purtroppo siamo presi in un immenso vortice e dobbiamo continuare a roteare alla stessa velocità dei nostri compagni di avventura (le altre nazioni).
Insomma, sembra che il primo e più impellente problema è quello della resistenza della Merkel nel permettere alla BCE di immettere una poderosa dose di liquidità nel circuito monetario in modo da diventare “prestatore di ultima istanza”.
Ma proviamo a chiederci anche il motivo per cui la Merkel continua a osteggiare questo atteggiamento che tutti le indicano come valido strumento contro la speculazione; senza voler fare lo psichiatra della bella Angela, credo che a lei, pur essendo nata più tardi, sia rimasta impressa la situazione tedesca negli anni della Repubblica di Weimer.
Nel 1919, la Germania, dopo il trattato di Versailles che la obbligava a pesanti rimborsi alle nazioni vincitrici, abbandonò il collegamento tra il marco e le riserve auree a garanzia della valuta, stampando carta moneta a tutto spiano, con il risultato che la stessa si svalutò con una velocità impressionante, arrivando in poco tempo a stampare tagli da 100.000 miliardi di marchi.
A livello psicologico c’è da comprendere l’apprensiva cancelliera, ma uno statista deve essere scevro da questi intimi condizionamenti e muoversi per operare il bene di tutti; siamo su una barca in avaria e i marinai sono costretti a gettare l’acqua fuori bordo con le sole mani, in attesa che appaia la luce di un faro – assolutamente improbabile – nel buio della notte; quanto si potrà durare senza che venga messa in discussione l’Europa tutta?