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martedì, dicembre 13, 2011

L'EUROPA E LA SUA CRISI 

Che risultati possiamo trarre dalla riunione di Bruxelles nella quale i comandanti delle economie mondiali si sono incontrati per cercare dei rimedi alla crisi?
Non molti, anzi, direi pochissimi: spunta chiaramente che la Germania, con la combattiva Angela Merkel, non vuole mischiare la propria economia con quella degli altri partner; al massimo – dicono loro - possiamo farlo “ma fino ad un certo punto”; o meglio: solo se tutti faranno quello che diciamo noi, allora si può discutere; a queste condizioni sembra non starci il premier inglese Cameron, che non ha firmato nessun accordo, lasciando i 27 in 26.
E fin qui niente di nuovo: i soliti discorsi, specialmente quelli che recitano: solo un pazzo potrebbe pensare di riuscire a mettere insieme 27 cervelli; oppure: solo un grosso evento può fare in modo che i 27 si ritrovino tutti stretti l’uno all’altro, per fare muro contro questo evento eccezionale che rischia di distruggere tutto quanto.
Insomma, ancora una volta l’Angela ha mostrato le unghie ed ha messo sotto tutti i maschietti che le si sono inginocchiati davanti; per la verità, l’audio acceso di una telecamera ha carpito alcune frasi del Capo dell’Eliseo – quel Sarkozi che si mostra come il migliore amico della Merkel - e queste affermazioni sono inevitabilmente diventate di dominio pubblico.
La prima: “la Merkel ci sta creando un casino pazzesco in Europa; ci sta portando alla catastrofe” a dimostrazione che il francese non sopporta più l’intransigenza di Frau Angela, la sua rigidità dogmatica in materia di rispetto dei bilanci e dei famigerati parametri di Maastricht; e con i suoi più stretti collaboratori ha ribadito “se continuiamo così andremo tutti a fondo”. Insomma, se le frasi pronunciate dal premier francese vengono tollerate dalla Merkel, credo che si possa parlare di “miracolo”; oppure di “vendetta da consumarsi fredda” e quindi il buon Nicolas deve guardarsi le spalle.
Cameron, invece, se n’è andato sbattendo la porta, quando non hanno accettato nessuna deroga per il ventilato “regime fiscale comune” tra tutti i Paesi U.E.; il motivo addotto è che il premier inglese non ha accettato di sottomettere la sua City con i conseguenti interessi finanziari che gli ruotano attorno, ad una sequela di funzionari che non vanno oltre la punta del proprio naso.
Probabilmente, la vera spiegazione del gesto di Cameron ha anche caratteristiche storiche, in quanto si rifà alla decisione - presa dalla Thatcher – per la quale la Gran Bretagna aderisce alle istituzioni europee al solo scopo di bloccarle o almeno di ridurne lo sviluppo. Certo che se mi chiedete “ma allora perché non lo cacciamo?” non vi so rispondere, dato che l’Inghilterra è in Europa solo con una piccola parte del suo patrimonio storico e culturale; cito solo la questione della sterlina che nessuno riesce a schiodare dal suo posto (accanto al dollaro e allo yen).
Insomma, di fronte alla possibilità non tanto remota di contribuire a favorire la stabilizzazione dell’euro, Cameron si è tirato nuovamente indietro, mostrando così per l’ennesima volta tutta l’ambiguità britannica sulle questioni che riguardano le politiche istituzionali dell’Europa. Per la verità, Clegg, Vice Premier, dissente vibratamente dal collega: verità o commedia delle parti? Non è facile scoprirlo!!
Sia chiaro, la posizione di Cameron è rispettabile, ma dobbiamo fargli capire che non può, allo stesso tempo, partecipare alle attività europee al solo scopo di impedirne lo sviluppo; meglio sarebbe esprimere con chiarezza la propria insofferenza e andarsene; e se non lo fa lui, facciamolo noi 26; sono stato chiaro??

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