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lunedì, dicembre 05, 2011

AVERE L'ULTIMA PAROLA 

È quello che – a detta di molti - ha “voluto” Lucio Magri, il “piacione della sinistra”, come lo definivano a Roma, che alla soglia di 80 anni (ne aveva in realtà solo 79), ha deciso di farla finita e, attraverso una struttura svizzera all’uopo inventata, si è “fatto uccidere”, senza dolore, senza guai, con solo cinque minuti di letto, dopodichè il cuore si è fermato e….buonanotte al secchio!!
Le polemiche sono fioccate furiosamente e fautori della “morte libera”, si sono scontrati con coloro che invece sono per lasciare fare tutto alla natura, senza nessun intervento dell’uomo, neppure dell’interessato che soffre.
Ma torniamo a Lucio: quali erano i motivi del gesto? Probabilmente l’essere rimasto solo (la moglie era morta da poco) e non avere più nessun rapporto con il mondo politico che lo ha messo a riposo; il mondo medico la chiama “depressione” e dice chiaro e tondo che si può curare; ma Lucio non l’ha curata o, se lo ha fatto non ha avuto successo la cura, e così si è ritrovato a pensare alla morte come soluzione ai suoi problemi.
Per farlo ha dovuto spostarsi in Svizzera e, tanto per segnalare la problematicità dell’evento, dobbiamo notare che Lucio c’era già stato una volta presso la clinica svizzera, ma dopo un piccolo soggiorno, era tornato a Roma; questa seconda visita ha avuto più “successo” e così si è concretizzato quello che molti chiamano “suicidio assistito”, nel senso che la pozione mortale viene inoculata da terze persone e non dallo stesso destinatario finale.
La struttura utilizzata da Magri è una sorta di associazione – si chiama “Dignitas” – ed ha sede a Zurigo; la quota di iscrizione è di 200 franchi svizzeri (125 euro) e quella per il rinnovo annuo ammonta a 80 franchi (50 euro). La prima fase, che comprende l’incontro con il medico, la presentazione della cartella clinica e la prescrizione della ricetta costa 3.000/3.500 euro a secondo del tempo impiegato dai medici; altri 2.500 sono necessari per testamento biologico, trattamento “finale”, cremazione (obbligatoria), pratiche burocratiche ed eventuale trasferimento delle ceneri. In totale arriviamo a circa 6.000 euro. Una cifra che quasi tutti possono permettersi; e poi sarebbe l’ultima, quindi….!
Resta da aggiungere che in Italia esiste una sorta di “corrispondente” della struttura svizzera: si tratta della Exit Italia, la quale – prima di mettere in contatto i “morituri” con la Dignitas – ha l’obbligo specifico di tentare di convincere i richiedenti a recedere dal suo proposito; per la cronaca, il 40% torna a casa e non procede oltre.
A detta della Exit Italia, tutti i loro associati sono malati terminali di cancro, sclerosi multipla, Sla; insomma, persone che soffrono terribilmente, mentre nel caso in esame, il nostro Lucio non aveva un dolore fisico ma uno psicologico; questo è il problema che attanaglia molte persone in Italia: Magri aveva un problema psicologico, curabilissimo a detta dei sanitari italiani, mentre il malato terminale di cancro non ha nessuna possibilità di salvarsi e per di più ha dolori lancinanti: è la stessa cosa oppure c’è una bella differenza? È molto difficile dare una valenza al dolore, sia esso fisico o psicologico e non mi ci provo neppure: se Lucio Magri ha ritenuto di non poter più sopportare quel tipo di vita, nessuno di noi può “giudicare”, in quanto siamo di fronte ad una dimensione privatissima del dolore, dimensione nella quale ognuno di noi è solo e nessun’altro può entrare; e poi ricordiamoci che, semplicemente, qualcuno “non ce la fa più” e basta!!

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