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giovedì, novembre 03, 2011

PROBLEMI ANCHE IN USA 

Il bravo Presidente Obama non ha certo una vita tranquilla – almeno in politica – specie se guardiamo questi ultimi tempi: deve subire l’attacco della Cina e non sa come reagire e, in Patria, deve fare marcia indietro su svariati provvedimenti che la sua amministrazione aveva varato, l’ultimo è quello sul lavoro.
Con uno stanziamento di 447/miliardi di dollari il Presidente pensava di poter creare da uno a due milioni di posti di lavoro, ma il Senato americano ha emesso un secco “no” al provvedimento; per la verità i voti mancati ai democratici non sono pochi - ben 60 – ma il governo non pensa di ritirarlo e accusa i repubblicani di sabotare il lavoro dell’amministrazione; il ministro del Tesoro ha detto che “se il Congresso non agisce la crescita sarà più lenta e più persone rimarranno senza lavoro; e se il Congresso non agisce è perché i repubblicani non vogliono fare nulla per aiutare l’economia”.
Il Senato americano, in compenso, ha varato il piano “anti Cina”, una legge voluta dai repubblicani che difficilmente supererà lo scoglio del Presidente; la normativa vorrebbe sistemare la questione del valore dello Yuan che – a detta degli americani – andrebbe fortemente rivalutato, compromettendo così le esportazioni cinesi.
Dal 2005 il cambio dello Yuan è salito del 30% rispetto al dollaro, ma al momento attuale questa salita non è sufficiente per l’economia americana e, in particolare, per l’industria manifatturiera.
La norma incide anche sulle modalità del commercio, modificando addirittura alcune disposizioni del WTO; insomma una guerra commerciale vera e propria che ha le sue radici – ed avrà anche il suo sviluppo – nell’enorme debito pubblico0 americano che, non dimentichiamolo, è in buona parte in mano ai cinesi.
Un altro problema guasta il sonno di Obama e dei politici in generale: nell’affannosa ricerca del candidato da contrapporre al Presidente, ci sono situazioni anche spiritose che fanno modificare i sondaggi di ora in ora.
Al momento uno dei candidato emergenti è senza dubbio Herman Cain, un simpatico afroamericano, entrato in gara con uno slogan particolare (“dalle pizze alle piazze”: è un re della pizza ) e caratterizzandosi come un autentico leader dell’antipolitica; specie la proposta fiscale sta facendo molto discutere: si chiama “9-9-9” che indica la stessa percentuale di tasse da pagare sul reddito, sugli acquisti e sulle società.
Dopo il lancio della proposta fiscale il bravo Cain, pur accusato delle solite molestie sessuali, è balzato in testa nei sondaggi, superando tutti i repubblicani – anche quelli estremisti del “Tea Party” – ma dobbiamo dire che l’eco del 9-9.9 si spengerà prima o poi e allora verranno fuori i politici veri. Uno di questi è Rick Perry, che lancia una proposta fiscale ben diversa: tassa fissa per tutti al 20% e non di più; il Tea Party lo ha già eletto proprio candidato e questo sta ad indicare un certo numero di voti.
Ma forse il candidato che ha maggiori possibilità di sfidare Obama nel novembre 2012 è l’attuale Governatore del Massachussetts, Mitt Romney, repubblicano moderato, già autore di una forte riforma sanitaria nel proprio Stato; potrebbe scontare l’handicap di essere mormone, ma quasi tutti gli analisti politici americani sono dell’avviso che se non commette errori imperdonabili, avrà la nomination dei repubblicani e quindi sarà lui dalla parte opposta del tavolo, di fronte a Obama, per giocarsi la Casa Bianca.
Per tutti i candidati più o meno folcloristici non sembra esserci spazio: i vari Cain, Perry ed il pastore protestante “brucia coreani” Terry Jones si squaglieranno presto, certamente alle prime giornate di sole del 2012.

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