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venerdì, novembre 25, 2011

I MUSULMANI E LA MUSICA 

Il caso è scoppiato inizialmente nella mia Regione e poi ho appreso che la cosa è accaduta in altre parti d’Italia o, meglio ancora, in Europa: il motivo del contendere che ho conosciuto in questi giorni è l’atteggiamento che i musulmani – anzi una specifica scuola di pensiero islamica – hanno verso la musica; tutta una serie di Imam sparsi per il nostro Paese, anzi in tutta Europa, sta facendo una sorta di crociata nei confronti della musica, considerata come “proveniente direttamente dal diavolo”.
Affronto questo argomento che – in presenza della famosa crisi finanziaria – può apparire come futile, perché ritengo che in un momento come questo, in cui da più parti si invoca una sorta di automatismo nella regolarizzazione de figli degli extra-comunitari nati in Italia, queste sono cose che fanno riflettere.
Andiamo all’origine del problema: nella religione musulmana esiste un movimento – il salafismo, proveniente dalla scuola di pensiero sunnita – che invoca il seguire pedissequo del pensiero islamico, senza che il povero mussulmano possa invocare la minima scusa.
Per quanto riguarda la musica, nel mondo salafita esiste una specifica fatwa – cioè un ordine impartito da un giudice musulmano - che proibisce l’uso e addirittura il semplice sentire della musica; tutto questo, per la verità, anche in presenza di altre realtà islamiche che dicono il contrario e quindi provocano prima di tutto una grande confusione nella testa dei malcapitati musulmani.
L’evento che ha mosso questo mio interesse, è nato in Toscana, dove una alunna delle scuole medie è stata costretta dal padre ad indossare delle cuffie per non sentire le lezioni di musica.
Ma in Europa gli esempi di cui sopra sono molteplici: in Spagna, nella cittadina di Melilla, un bambino si è rifiutato di suonare nell’ora di musica, esattamente come gli aveva ordinato il padre, fedele salafita.
In Inghilterra si è scoperto che il 10% dei giovani musulmani ha detto esplicitamente “no” alle note, in quanto i genitori sono contrari all’insegnamento della musica..
Un altro esempio lo abbiamo in Belgio, dove l’Imam di Aversa ha affermato che la musica distrae dalla religione e quindi l’ha vietata nelle scuole della regione.
Per fortuna, come dicevo sopra, non tutti gli Imam la pensano in questo modo e quindi la cosa si complica ulteriormente; infatti, tornando in Italia, l’Imam di Torino contraddice questa forma di divieti spiegando che “alcuni integralisti, nella loro ignoranza del Corano e delle regole della convivenza, impediscono l’integrazione in Europa anche attraverso questi atti di discriminazione”.
Da notare che in quasi tutti i paesi europei, la musica viene insegnata nelle scuole come materia obbligatoria; a questo proposito il citato Imam di Torino ha chiaramente affermato che “non si parla, per esempio, di saltare l’ora di religione cattolica, ma quella di saltare l’ora di musica, che fa bene”; aggiungendo poi “che imparare le note non significa che tu sei credente o non credente, dato che nel mondo islamico c’è anche la musica e l’arte”.
Di contro a questa posizione decisamente “tollerante”, ci sono le affermazioni di molti Imam salatiti che definiscono la musica come incarnazione suprema del male; insomma, il detto è semplice: ciò che esce dal pentagramma è materia del maligno.
Insieme ai tanti altri problemi che accompagnano i tentativi di integrazione, questa della musica – che mi sembra il problema minore – si assomma alle altre “differenze”.

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