martedì, novembre 01, 2011
COME PREVISTO: L’ISLAM VINCE IN MEDIO ORIENTE
Come si prevedeva, come io sostenevo da tempo, alle prime elezioni in Medio Oriente, l’Islam ha vinto su tutti gli altri partiti politici: è cominciato in Tunisia, dove l’Ennahda, , una forza politica dichiaratamente islamista, che fa riferimento al “Nadha” (rinascimento) formatasi nella clandestinità all’estero, ha vinto le prime elezioni libere tenutesi dopo la “liberazione” del Paese; per fortuna il partito islamico non ha raggiunto la maggioranza assoluta, ma ha comunque quella relativa: per governare dovrà cercare i voti nelle altre forze politiche, ma il compito non mi sembra proibitivo.
Su questa tornata elettorale c’è da aggiungere che si è svolta senza brogli e senza scorrettezze gravi; sono stati gli osservatori dell’Europa a testimoniarlo e questo, se permettete, mi appare come un buon inizio di legislatura.
Anche se durante la campagna elettorale non ne è stato fatto esplicitò riferimento, l’Ennahda non accetta la libertà di stampa e di opinione, non riconosce la tutela dei diritti delle donne e comincia a parlare della Svaria, cioè della legge cranica come di una “regola” da inserire assolutamente nella nuova costituzione.
Tra un mese circa ci saranno altre elezioni, forse ancora più importanti di quelle tunisine, nelle quali il partito favorito è la “Fratellanza Musulmana”, nient’altro che una costola di Hamas, la cui Jihad nei confronti degli infedeli è un dato di fatto.
Se come sembra certo la “Fratellanza Musulmana” vincerà le elezioni in Egitto, si salderà una sorta di asse con gli altri partiti islamici al potere e tutto il territorio entrerà in una situazione di estrema fibrillazione.
Da notare che l’Islam “puro”, quello cosiddetto Jiadista, è votato a sconfiggere gli infedeli e alla conquista dei loro territori; nel primo millennio ci riuscì fino a che non venne fermato dai bizantini, mentre nel secondo millennio ha subito tutta una serie di sconfitte che gridano vendetta: è stato battuto dall’India in Pakistan, da Israele nel Medio Oriente, dagli occidentali in Libia, Egitto e Afghanistan. Ecco perché l’islam dei nostri giorni ha rispolverato la “Nahda”, cioè un vero e proprio rinascimento, che dovrebbe rilanciarlo, con strategie appositamente studiate per condurlo alla vittoria.
Si era gridato alla “primavera araba” in questi Paesi (Tunisia, Egitto, Libia) ma parlare di “democrazia”, cioè del modello di democrazia che conosciamo noi occidentali è assurdo: quella che si sta formando è molto diversa dalla nostra e non potrebbe essere altrimenti, vista l’importanza della religione per quei popoli.
Questo, ovviamente, non significa avere nostalgie dei regimi di Gheddafi, di Ben Ali e di Mubarak, ma la democrazia ed il rispetto dei diritti umani sono ancora un traguardo lontano, molto lontano; l’occidente deve avere un minimo di pazienza e non “pretendere” quello che non è possibile che si realizzi in tempi brevi.
È molto probabile che la democrazia che si instaurerà in questi Paesi, quella in versione islamica, sarà quasi certamente sottoposta – più o meno ostentatamente – alla religione e quindi svuotata di ogni autenticità; d’altro canto sappiamo benissimo che queste forme di democrazia che sorgono da rivolgimenti violenti, comportano alcune belle genuinità ma anche molte “incrostazioni” pseudo-religiose.
Sarà nostro compito – nostro, cioè di noi occidentali – aiutare le parti sane dei Paesi a raggiungere la democrazia autentica al più presto possibile, senza che si rinfacci loro l’arretratezza del sistema politico e sociale e lasciando perdere – almeno all’inizio – i nostri vituperi per la mancanza di diritti umani; di tutte queste cose riparliamone tra una diecina d’anni e vedrete che le cose avranno preso una piega diversa. Chiaro??
Su questa tornata elettorale c’è da aggiungere che si è svolta senza brogli e senza scorrettezze gravi; sono stati gli osservatori dell’Europa a testimoniarlo e questo, se permettete, mi appare come un buon inizio di legislatura.
Anche se durante la campagna elettorale non ne è stato fatto esplicitò riferimento, l’Ennahda non accetta la libertà di stampa e di opinione, non riconosce la tutela dei diritti delle donne e comincia a parlare della Svaria, cioè della legge cranica come di una “regola” da inserire assolutamente nella nuova costituzione.
Tra un mese circa ci saranno altre elezioni, forse ancora più importanti di quelle tunisine, nelle quali il partito favorito è la “Fratellanza Musulmana”, nient’altro che una costola di Hamas, la cui Jihad nei confronti degli infedeli è un dato di fatto.
Se come sembra certo la “Fratellanza Musulmana” vincerà le elezioni in Egitto, si salderà una sorta di asse con gli altri partiti islamici al potere e tutto il territorio entrerà in una situazione di estrema fibrillazione.
Da notare che l’Islam “puro”, quello cosiddetto Jiadista, è votato a sconfiggere gli infedeli e alla conquista dei loro territori; nel primo millennio ci riuscì fino a che non venne fermato dai bizantini, mentre nel secondo millennio ha subito tutta una serie di sconfitte che gridano vendetta: è stato battuto dall’India in Pakistan, da Israele nel Medio Oriente, dagli occidentali in Libia, Egitto e Afghanistan. Ecco perché l’islam dei nostri giorni ha rispolverato la “Nahda”, cioè un vero e proprio rinascimento, che dovrebbe rilanciarlo, con strategie appositamente studiate per condurlo alla vittoria.
Si era gridato alla “primavera araba” in questi Paesi (Tunisia, Egitto, Libia) ma parlare di “democrazia”, cioè del modello di democrazia che conosciamo noi occidentali è assurdo: quella che si sta formando è molto diversa dalla nostra e non potrebbe essere altrimenti, vista l’importanza della religione per quei popoli.
Questo, ovviamente, non significa avere nostalgie dei regimi di Gheddafi, di Ben Ali e di Mubarak, ma la democrazia ed il rispetto dei diritti umani sono ancora un traguardo lontano, molto lontano; l’occidente deve avere un minimo di pazienza e non “pretendere” quello che non è possibile che si realizzi in tempi brevi.
È molto probabile che la democrazia che si instaurerà in questi Paesi, quella in versione islamica, sarà quasi certamente sottoposta – più o meno ostentatamente – alla religione e quindi svuotata di ogni autenticità; d’altro canto sappiamo benissimo che queste forme di democrazia che sorgono da rivolgimenti violenti, comportano alcune belle genuinità ma anche molte “incrostazioni” pseudo-religiose.
Sarà nostro compito – nostro, cioè di noi occidentali – aiutare le parti sane dei Paesi a raggiungere la democrazia autentica al più presto possibile, senza che si rinfacci loro l’arretratezza del sistema politico e sociale e lasciando perdere – almeno all’inizio – i nostri vituperi per la mancanza di diritti umani; di tutte queste cose riparliamone tra una diecina d’anni e vedrete che le cose avranno preso una piega diversa. Chiaro??