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lunedì, ottobre 03, 2011

PAROLE IN LIBERTA' SULLA CRISI 

Questo mio post sulla crisi che attanaglia il nostro – come tutti gli altri – Paese, vuole essere un condensato di piccoli pensieri che mi sono venuti in mente leggendo i commenti di autorevoli opinionisti e vivendo la vita di tutti i giorni proprio come tutti voi.
È ovvio che in tutti i luoghi del nostro Paese, l’accusato numero uno di questa situazione è “la classe politica”, quella sorta di casta che è al riparo da tutto e da tutti e che se ne frega di crisi e di quant’altro possa capitare: loro ormai sono arrivati e nessuno può togliere i benefici che loro stessi si sono votati.
Ed a questo proposito, il monito lanciato proprio in questi giorni da quel bravuomo che è Giorgio Napolitano mi sembra un po’ errato: il Presidente ha detto: “in questo momento si impreca contro la politica, ma la politica siamo tutti noi”; carissimo Presidente, pur sapendo che lei cerca di smorzare i toni delle polemiche, non possiamo mischiare la “casta” con il carrozziere di Benevento o con la pensionata di Vicenza; la “casta” si è fatta le leggi e adesso a chi dice loro che hanno troppe pensioni, risponde: è la legge; ma egregio Presidente, la legge se la sono fatti da soli!!.
Piuttosto, perché non organizziamo una gita dell’intero Parlamento a Caprera, dove ha abitato negli ultimi anni della sua vita un certo Giuseppe Garibaldi, anch’esso membro del Parlamento torinese; si vedrà che la casa del generale è assolutamente diversa da quella di ogni politico della nostra generazione; con loro il generale non aveva proprio niente in comune, se non – verso qualcuno – un incontenibile appetito sessuale. Sapete che Garibaldi ebbe a rifiutare un vitalizio di 50.000 lire (dell’epoca) offertogli dal Re per i servigio resi alla Patria? Va bene, direte voi, ma non possiamo mica paragonare Garibaldi con uno dei nostri politici; altra categoria, altra classe!!
Comunque, a proposito di pensioni, è di questi giorni la notizia che la sforbiciata da più parti proposta non è più urgente, visto che la cura già in atto ha provocato una diminuzione delle “uscite” di quasi il 20%; significa che la cura era giusta? Forse!
Ma insomma, dove andiamo a cercare i soldi per sistemare il nostro disavanzo? Adesso si ricomincia a pensare ad una sforbiciata dei rimborsi elettorali, ma sperare che la “casta” possa avallare questa operazione mi sembra utopistico; comunque staremo a vedere, anche perché sono tanti miliardi che potrebbero entrare in cassa.
Un posto dove si potrebbe trovare dei fondi è quello – abbastanza misconosciuto – delle Regioni e delle Province a statuto speciale; anzitutto diciamo che queste strutture nascono nel dopoguerra e ricevono un trattamento speciale rispetto ai similari enti locali “normali”; il motivo di questo trattamento diverso deriva da una sorta di ricatto (“altrimenti ce ne andiamo con l’Austria o con la Francia”) per le strutture al confine nord, mentre per la Sicilia e la Sardegna, i motivi sono più sottili: venne ventilato il separatismo e per smontarlo, lo Stato dovette cedere alle loro richieste.
Adesso, vista la situazione e la intollerabile disuguaglianza tra la gente italiana, direi che sia proprio il caso di ripensare alle decisioni di allora; come? Semplice, ritornare alla “normalità” finanziaria con tutto quello che ne consegue e se le Regioni e le Province in questione non ci stanno, come si dice dalle mie parti, chi se ne frega; se pensano di stare meglio con l’Austria, la Francia o qualche nazione del Medio Oriente per Sicilia e Sardegna, si accomodino pure.
Non dimentichiamo che – tanto per fare un esempio – la Sicilia, per amministrare 5/milioni di cittadini spende 1.7/miliardi, mentre la Lombardia, con una popolazione di oltre 10/milioni spende poco più di 200/milioni; fate voi i conti!!

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