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venerdì, ottobre 07, 2011

NON AGGIUSTATE I CONTI CON LA SANITA’ 

Alcune situazioni della “sanità” del nostro Paese mi hanno indotto a qualche riflessione che ovviamente partono da alcune esperienze dirette (mie e dei miei parenti) ma soprattutto da quanto si pubblica sui quotidiani circa il settore di cui mi occupo.
Per esempio, in una clinica di Palermo un malato di tumore è lasciato senza farmaci dopo i tagli selvaggi messi in opera dalla direzione politica della sanità siciliana; oltre all’evento in se, alcune intercettazioni – disposte per altre materie – hanno mostrato il totale disprezzo degli operatori sanitari verso questo paziente che, oltretutto è in gravi condizioni fisiche.
Un vecchio detto delle mie parti recita “quando c’è la salute c’è tutto”; direi che mai un adagio è stato più attuale e ben centrato: infatti, solo coloro che possono – beati loro – baypassare la piovra sanitaria, si possono considerare “beati”, tutti gli altri debbono passare sotto le forche caudine degli operatori sanitari di ogni livello che ostentano menefreghismo e in molti casi addirittura il disprezzo per quelli che gli capitano a tiro.
Mi sembra perfino ovvio farlo rilevare un’altra volta, ma la sanità, la salute pubblica dei nostri concittadini – dai bambini appena nati agli anziani pronti a togliersi di mezzo – non dovrebbe risentire dei tagli che una crisi mal condotta e mal digerita impone al governo centrale.
O meglio, si dovrebbe cominciare a tagliare nella sanità solo dopo che negli altri settori sono rimasti tutti senza stipendio, come sta accadendo in Grecia, oppure dopo che tutti i politici di vario rango – dal consigliere di quartiere al Presidente della Repubblica – hanno rinunciato ai loro stipendi fino a quando la situazione non è tornata sotto controllo. Vi sembra troppo? Tenete presente che ognuno di questi signori in tanti anni di “lavoro” ha percepito talmente tanti denari che se rimane senza stipendio per un paio d’anni non succede proprio niente, può permettersi comunque le stesse cose che si è permesso finora, pagandole con i nostri soldi. Forse il mio discorso è venato di una certa demagogia, ma siate certi che non è la mia volontà: è solo quello che sento!
Facciamo un esempio: chi paga – cioè noi – decide che i nostri soldi debbono avere una priorità, cioè la sanità, e quindi prima di toccarla bisogna che il sistema politico italiano passi un paio di anni di vacche magre e che i signori della “casta” si abituino alla Punto e lascino le macchine blu in garage. È ancora demagogia?
Se parlate con i politici delle strutture regionali addetti alla sanità, vi dicono che non sono tagli indiscriminati ma solo delle “correzioni di tiro”, degli “interventi sulle cure del malato”, insomma – avete capito bene – si gioca sulle parole; infatti, non c’è mai una correzione di tiro nelle consulenze affidate agli amici ed agli amici degli amici; non c’è mai nessun intervento del politico alle spese per la sua vita pubblica (auto, spese di gestione, trasporti, ecc.). è chiaro il concetto??
Non ci dimentichiamo che i malati sono per loro natura degli essere deboli ed indifesi, considerati un peso per la Nazione e quindi non degni di attenzione; anche perché non mi è mai capitato di incontrare uno della “casta”, un politico, nella tantissime code che ho fatto per poter essere ricevuto da un sanitario, il quale – quando è stato il mio turno - lo ha fatto con sussiego e supponenza, come se fossi un vero e proprio scocciatore.
Ovviamente ci sono anche delle eccezioni – e sono tante e molto belle, forse perché ci sorprendono – ma non possiamo certo fare un ragionamento partendo dalle eccezioni; dobbiamo guardare la maggior parte delle situazioni che ci toccano e, così facendo, vedrete che non mi sbaglio. Insomma, non è demagogia ma possibile realtà!!

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