venerdì, ottobre 28, 2011
LA CRISI? SEMPRE PIU' FINANZIARIA
Non scopro certo l’America dicendo che il gioco della finanza è alla base della crisi attualmente in atto: non dimentichiamo che il tutto è nato in America ed è scaturito da un meccanismo “perverso” di alcune banche che inducevano i clienti ma sottoscrivere dei mutui che non avrebbero potuto onorare; il motto era: poi si vedrà!!
In Europa, al di là di tutti i problemi legati agli andamenti degli stati più impelagati con il debito pubblico, la paura maggiore è quella dell’effetto domino che il default di una Nazione come la Grecia potrebbe fare e, in particolare dei titoli che ha emesso e che sono nelle casseforti di Francia e Germania; non a caso i due Paesi sono molto impegnati a rifinanziare le Banche che potrebbero rimanere impelagati con questi titoli “tossici”; si dice che particolarmente le Banche francesi sono in possesso di una quantità enorme di questa “cartaccia” che potrebbe incidere sull’intero andamento del Paese. E quindi si capisce bene il grande interesse per il fondo “salvatati” che poi è un vero e proprio “salvabanche”.
Da questo si deduce che non è una strada praticabile neppure quella di “espellere” uil Paese che risulta fuori dei parametri prescritti dalla UE, dato che la reazione dei mercati si rifletterebbe a cascata su tutti coloro che sono in possesso di azioni o titoli che sono diventati cartaccia.
Eppure, di queste situazioni disastrose che coinvolgono intere nazioni, abbiamo un caso che merita di essere raccontato: mi riferisco all’Argentina, la quale dieci anni or sono ha dichiarato “bancarotta” ed ha smesso di rimborsare il proprio debito pubblico, dicendo che se qualcuno era interessato, avrebbe pagato con la propria carne.
Il default fu effettuato da un coraggioso Presidente, Nestor Kirchener, il quale ha poi passato la mano – democraticamente s’intende, cioè attraverso regolari elezioni – alla moglie Cristina che nel 2007 ha ricevuto questa eredità non proprio facile da sistemare.
E questa signora ha saputo risolvere il problema argentino facendo risuonare la magica parole: crescita; pensate un po’ che nel 2011 ha un tasso di crescita secondo soltanto alla Cina. Questa sorta di miracolo – impostata dal marito e completata da Cristina – ha avuto alcuni parametri fondamentali: il primo è stato quello della flessibilità della moneta, sganciata dal rapporto con il dollaro, la seconda è stata la ristrutturazione del debito attraverso un imponente sconto sulle obbligazioni e riuscendo così a pareggiare quanto dovuto al Fmi (Fondo Monetario Internazionale); un’altra misura importante è stata la nazionalizzazione di alcune industrie private, con la conseguenza di migliorare il panorama economico nazionale.
Lo slogan di Cristina fu “sarò la Presidente di tutti; non ho ambizioni personali, ma solo fare crescere ancora di più il Paese, mettere da parte le disuguaglianze, ricostruire il tessuto sociale, difendere i più deboli e, soprattutto, consentire un futuro ai giovani”.
Populismo certamente, anzi, dato che siamo in sudamerica, lo definirei “Peronismo” da quello che per primo dette più potere alla classe lavoratrice; certamente nessun leader europeo potrebbe dire queste cose al suo popolo, mentre lei ci riesce ed è ascoltata.
Tiriamo le somme: dieci anni fa l’Argentina non esisteva – pur essendo il maggior produttore di carne – mentre oggi è tornata a vivere ed è alle spalle dei “grandi” nelle scale di valore internazionali; Cristina ha soli 58 anni ed è dotata di sempre maggiore forza; difficile scalzarla da questa poltrona; e facciamole tanti Auguri!!
In Europa, al di là di tutti i problemi legati agli andamenti degli stati più impelagati con il debito pubblico, la paura maggiore è quella dell’effetto domino che il default di una Nazione come la Grecia potrebbe fare e, in particolare dei titoli che ha emesso e che sono nelle casseforti di Francia e Germania; non a caso i due Paesi sono molto impegnati a rifinanziare le Banche che potrebbero rimanere impelagati con questi titoli “tossici”; si dice che particolarmente le Banche francesi sono in possesso di una quantità enorme di questa “cartaccia” che potrebbe incidere sull’intero andamento del Paese. E quindi si capisce bene il grande interesse per il fondo “salvatati” che poi è un vero e proprio “salvabanche”.
Da questo si deduce che non è una strada praticabile neppure quella di “espellere” uil Paese che risulta fuori dei parametri prescritti dalla UE, dato che la reazione dei mercati si rifletterebbe a cascata su tutti coloro che sono in possesso di azioni o titoli che sono diventati cartaccia.
Eppure, di queste situazioni disastrose che coinvolgono intere nazioni, abbiamo un caso che merita di essere raccontato: mi riferisco all’Argentina, la quale dieci anni or sono ha dichiarato “bancarotta” ed ha smesso di rimborsare il proprio debito pubblico, dicendo che se qualcuno era interessato, avrebbe pagato con la propria carne.
Il default fu effettuato da un coraggioso Presidente, Nestor Kirchener, il quale ha poi passato la mano – democraticamente s’intende, cioè attraverso regolari elezioni – alla moglie Cristina che nel 2007 ha ricevuto questa eredità non proprio facile da sistemare.
E questa signora ha saputo risolvere il problema argentino facendo risuonare la magica parole: crescita; pensate un po’ che nel 2011 ha un tasso di crescita secondo soltanto alla Cina. Questa sorta di miracolo – impostata dal marito e completata da Cristina – ha avuto alcuni parametri fondamentali: il primo è stato quello della flessibilità della moneta, sganciata dal rapporto con il dollaro, la seconda è stata la ristrutturazione del debito attraverso un imponente sconto sulle obbligazioni e riuscendo così a pareggiare quanto dovuto al Fmi (Fondo Monetario Internazionale); un’altra misura importante è stata la nazionalizzazione di alcune industrie private, con la conseguenza di migliorare il panorama economico nazionale.
Lo slogan di Cristina fu “sarò la Presidente di tutti; non ho ambizioni personali, ma solo fare crescere ancora di più il Paese, mettere da parte le disuguaglianze, ricostruire il tessuto sociale, difendere i più deboli e, soprattutto, consentire un futuro ai giovani”.
Populismo certamente, anzi, dato che siamo in sudamerica, lo definirei “Peronismo” da quello che per primo dette più potere alla classe lavoratrice; certamente nessun leader europeo potrebbe dire queste cose al suo popolo, mentre lei ci riesce ed è ascoltata.
Tiriamo le somme: dieci anni fa l’Argentina non esisteva – pur essendo il maggior produttore di carne – mentre oggi è tornata a vivere ed è alle spalle dei “grandi” nelle scale di valore internazionali; Cristina ha soli 58 anni ed è dotata di sempre maggiore forza; difficile scalzarla da questa poltrona; e facciamole tanti Auguri!!