martedì, ottobre 25, 2011
ALCUNI ASPETTI DELLA MORTE
Non datemi del “maniaco” se riprendo alcuni concetti sulla morte che ho “ospitato” in diversi post nei tempi passati; del resto, sulla morte tutte le grandi civiltà del passato hanno avuto un orientamento, all’interno del quale riuscivano a razionalizzarla, metabolizzarla e quindi ad accettarla per quello che è; noi no! Noi ci siamo limitati a rimuoverla, a non parlarne, se non come “notizia” – tragica, comica o altro – ma sempre e solo come notizia; questo perché, anche se non l’ammettiamo, della morte abbiamo una paura dannata e, come diceva il saggio Epicureo “muore mille volte chi ha paura della morte”; e questa è il risultato delle nostre paure.
Sulla morte, come faccio sempre, parto da due notizie di stampa: la prima è di casa nostra: nei giorni scorsi è inopinatamente corsa la voce che Giulio Andreotti era in fin di vita: il primo a darne notizia è stato il sito “Dagospia” al quale peraltro lo stesso Andreotti” ha rivolto una smentita nel suo stile.
“Capisco che molti attendono un mio passaggio a miglior vita, ma io non ho…fretta e ringrazio tutti coloro ai quali sta a cuore la mia salute e in particolare il Signore, per l’ulteriore … proroga concessami.
Peraltro, i frequentatori di internet – stante l’età avanzata del senatore (92 anni) – hanno creduto alla notizia ed è immediatamente partito un tam tam, dal quale non si capisce bene se la gente era contenta della “dipartita” o dispiaciuta nel perdere un uomo che – a parte la singolare longevità del suo cervello – ha percorso tutte le strade del potere, sempre con grande successo (a parte l’infortunio giudiziario sulla mafia, peraltro superato bellamente).
Quindi il primo esempio è quello di una “morte” non verificatasi e adesso passo ad un’altra notizia che “vede” la morte in modo diverso; siamo in Inghilterra e una notizia di stampa mi ha lasciato perplesso: l’Agenzia del Farmaco Britannica ha bloccato la distribuzione di un farmaco – l’ipilimumab – studiato per la cura del melanoma e che aveva dato finora buoni risultati. La struttura che sovrintende alla gestione dei farmaci ha considerato “troppo costoso” il suddetto farmaco, specie perché riesce, al momento, a procrastinare la morte del paziente per soli quattro mesi; per inciso, c’è da specificare che la cura completa costa 84.000 euro.
Quindi anche la “sopravvivenza” ha un rapporto costo/beneficio, cioè la cifra del medicinale è stata considerata troppo alta per il beneficio di “soli” quattro mesi di vita.
Dopo la decisione degli inglesi, le polemiche si sono scatenate: in Italia, dove il medicinale è adottato, la formula adottata al momento è quella del “cost sharing”, per cui lo Stato paga solo per i pazienti che hanno benefici dal trattamento; negli altri casi non si rimborsa un bel niente e si adotta lo stesso sistema statunitense: il farmaco verrà adottato solo da coloro che se lo possono pagare; in Germania il farmaco è adottato da un anno e solo dopo verrà deciso se rimborsarlo (intanto chi paga??).
La società europea di sanità pubblica, ha elevano un solenne plauso alla decisione britannica, affermando che “questo è il tipo di valutazioni che dovremmo fare anche noi e che porterebbe a non introdurre farmaci che non vale la pena utilizzare risparmiando risorse che possono essere usate per salvare vite in altri modi”.
Insomma, per le strutture sanitarie pubbliche, 84/mila euro per quattro mesi di vita sono troppi; chissà come la pensa il tizio che è affetto dalla malattia e non ha nessuna voglia di morire; quanto valuta questi quattro mesi? Difficile rispondere, bisogna trovarsi in questa situazione per poterne disquisire; altrimenti sono solo chiacchiere!!
Sulla morte, come faccio sempre, parto da due notizie di stampa: la prima è di casa nostra: nei giorni scorsi è inopinatamente corsa la voce che Giulio Andreotti era in fin di vita: il primo a darne notizia è stato il sito “Dagospia” al quale peraltro lo stesso Andreotti” ha rivolto una smentita nel suo stile.
“Capisco che molti attendono un mio passaggio a miglior vita, ma io non ho…fretta e ringrazio tutti coloro ai quali sta a cuore la mia salute e in particolare il Signore, per l’ulteriore … proroga concessami.
Peraltro, i frequentatori di internet – stante l’età avanzata del senatore (92 anni) – hanno creduto alla notizia ed è immediatamente partito un tam tam, dal quale non si capisce bene se la gente era contenta della “dipartita” o dispiaciuta nel perdere un uomo che – a parte la singolare longevità del suo cervello – ha percorso tutte le strade del potere, sempre con grande successo (a parte l’infortunio giudiziario sulla mafia, peraltro superato bellamente).
Quindi il primo esempio è quello di una “morte” non verificatasi e adesso passo ad un’altra notizia che “vede” la morte in modo diverso; siamo in Inghilterra e una notizia di stampa mi ha lasciato perplesso: l’Agenzia del Farmaco Britannica ha bloccato la distribuzione di un farmaco – l’ipilimumab – studiato per la cura del melanoma e che aveva dato finora buoni risultati. La struttura che sovrintende alla gestione dei farmaci ha considerato “troppo costoso” il suddetto farmaco, specie perché riesce, al momento, a procrastinare la morte del paziente per soli quattro mesi; per inciso, c’è da specificare che la cura completa costa 84.000 euro.
Quindi anche la “sopravvivenza” ha un rapporto costo/beneficio, cioè la cifra del medicinale è stata considerata troppo alta per il beneficio di “soli” quattro mesi di vita.
Dopo la decisione degli inglesi, le polemiche si sono scatenate: in Italia, dove il medicinale è adottato, la formula adottata al momento è quella del “cost sharing”, per cui lo Stato paga solo per i pazienti che hanno benefici dal trattamento; negli altri casi non si rimborsa un bel niente e si adotta lo stesso sistema statunitense: il farmaco verrà adottato solo da coloro che se lo possono pagare; in Germania il farmaco è adottato da un anno e solo dopo verrà deciso se rimborsarlo (intanto chi paga??).
La società europea di sanità pubblica, ha elevano un solenne plauso alla decisione britannica, affermando che “questo è il tipo di valutazioni che dovremmo fare anche noi e che porterebbe a non introdurre farmaci che non vale la pena utilizzare risparmiando risorse che possono essere usate per salvare vite in altri modi”.
Insomma, per le strutture sanitarie pubbliche, 84/mila euro per quattro mesi di vita sono troppi; chissà come la pensa il tizio che è affetto dalla malattia e non ha nessuna voglia di morire; quanto valuta questi quattro mesi? Difficile rispondere, bisogna trovarsi in questa situazione per poterne disquisire; altrimenti sono solo chiacchiere!!