giovedì, settembre 15, 2011
GROSSI PROBLEMI IN MEDIO ORIENTE
Altri focolai poco simpatici si stanno accendendo in Medio Oriente, andando così a sommarsi ai tanti problemi che agitano questa umanità perennemente inquieta.
Le varie sommosse nei Paesi mediorientali – Egitto, Algeria, Tunisia, Libia – hanno determinato un fronte che potremmo definire genericamente islamista, nel senso che i regimi che sono subentrati ai “tiranni” che li precedevano, fanno esplicito riferimento ad Allah ed a Maometto.
In particolare, la situazione in Egitto – dove ha grande potere il partito dei “Fratelli Mussulmani” – sposta fortemente l’asse dei Paesi che “tolleravano” la presenza di Israele in quei territori; adesso, è un fronte comune di islamici, tutti contrari allo Stato di Israele.
Gli incidenti di alcuni giorni fa all’ambasciata israeliana del Cairo, sono una riprova di quanto affermato qui sopra: dopo il richiamo dell’ambasciatore egiziano a Tel Aviv, si sono avute manifestazioni di Piazza che sono sfociate in tumulti violenti che hanno compreso anche l’assalto all’ambasciata israeliana.
È stato un vero e proprio assalto all’edificio, messo in atto da una folla inferocita di oltre quattromila dimostranti armati di mazze e martelli che hanno sfondato un muro di protezione, mettendo a ferro e fuoco tutto e tutti: tre morti, mille feriti, venti arrestati, sei agenti del Mossad salvati a stento dal linciaggio, gli archivi del consolato saccheggiati; e c’è voluto un intervento durissimo di Obama nei confronti del nuovo Premier egiziano per far desistere gli assaltanti.
E questo è solo l’inizio, perché tra una settimana avremo un nuovo evento che certamente porterà attriti e probabilmente violenze: l’assemblea generale dell’ONU proclamerà – quasi certamente in forma plebiscitaria – la nascita del nuovo Stato Palestinese, atto fortemente osteggiato da Israele che si è spesa in tutti i modi per evitarlo, anche sottomettendosi agli Stati Uniti che hanno promesso il voto contrario.
A tutto questo si aggiunge la presenza nell’area infiammata di un personaggio particolare: Erdogan, attuale Premier turco, capo di un governo che dichiaratamente si ispira al Corano, il quale sta facendo di tutto per conquistare la leadership araba nel Nord Africa e nel Medio Oriente; nel tour che sta intraprendendo per farsi pubblicità, proprio dal Cairo, ha inviato un monito pressante ai paesi arabi, affermando che “un sì alla Palestina è un obbligo”.
Nell’attivismo anche militare di quest’ultimo, sappiamo che un intervento turco in Iraq nei confronti dei curdi aderenti al PKK sembra questione di ore; inoltre, la Turchia ha dichiarato che i propri radar considerano le unità israeliane dei “bersagli”.
Insomma, stiamo parlando di una Nazione che ha le migliori Forze Armate della zona e che quindi potrebbe impensierire anche la fortissima Israele, con cui peraltro ha interrotto le relazioni diplomatiche.
Quest’ultima si sta ritrovando accerchiata da alcuni Paesi che ormai vedono la lotta contro Israele come un “obbligo morale”; tra questi ci sono anche Nazioni forti come l’Egitto e la Turchia; forse la politica estera di Israele è stata un po’ dissennata, visto che ha provocato tutti questi nemici; evidentemente spera – e a ragione – che alla fine intervenga lo zio Sam (Obama) e sistemi le cose, ma non è detto che anche questa volta l’America riesca a togliere le castagne dal fuoco per conto degli israeliani; va bene che gli ebrei in America sono “uno stato nello stato”, va bene che sono tra i grandi elettori del Presidente, ma a tutto c’è un limite e siamo molto vicini a varcarlo!!
Le varie sommosse nei Paesi mediorientali – Egitto, Algeria, Tunisia, Libia – hanno determinato un fronte che potremmo definire genericamente islamista, nel senso che i regimi che sono subentrati ai “tiranni” che li precedevano, fanno esplicito riferimento ad Allah ed a Maometto.
In particolare, la situazione in Egitto – dove ha grande potere il partito dei “Fratelli Mussulmani” – sposta fortemente l’asse dei Paesi che “tolleravano” la presenza di Israele in quei territori; adesso, è un fronte comune di islamici, tutti contrari allo Stato di Israele.
Gli incidenti di alcuni giorni fa all’ambasciata israeliana del Cairo, sono una riprova di quanto affermato qui sopra: dopo il richiamo dell’ambasciatore egiziano a Tel Aviv, si sono avute manifestazioni di Piazza che sono sfociate in tumulti violenti che hanno compreso anche l’assalto all’ambasciata israeliana.
È stato un vero e proprio assalto all’edificio, messo in atto da una folla inferocita di oltre quattromila dimostranti armati di mazze e martelli che hanno sfondato un muro di protezione, mettendo a ferro e fuoco tutto e tutti: tre morti, mille feriti, venti arrestati, sei agenti del Mossad salvati a stento dal linciaggio, gli archivi del consolato saccheggiati; e c’è voluto un intervento durissimo di Obama nei confronti del nuovo Premier egiziano per far desistere gli assaltanti.
E questo è solo l’inizio, perché tra una settimana avremo un nuovo evento che certamente porterà attriti e probabilmente violenze: l’assemblea generale dell’ONU proclamerà – quasi certamente in forma plebiscitaria – la nascita del nuovo Stato Palestinese, atto fortemente osteggiato da Israele che si è spesa in tutti i modi per evitarlo, anche sottomettendosi agli Stati Uniti che hanno promesso il voto contrario.
A tutto questo si aggiunge la presenza nell’area infiammata di un personaggio particolare: Erdogan, attuale Premier turco, capo di un governo che dichiaratamente si ispira al Corano, il quale sta facendo di tutto per conquistare la leadership araba nel Nord Africa e nel Medio Oriente; nel tour che sta intraprendendo per farsi pubblicità, proprio dal Cairo, ha inviato un monito pressante ai paesi arabi, affermando che “un sì alla Palestina è un obbligo”.
Nell’attivismo anche militare di quest’ultimo, sappiamo che un intervento turco in Iraq nei confronti dei curdi aderenti al PKK sembra questione di ore; inoltre, la Turchia ha dichiarato che i propri radar considerano le unità israeliane dei “bersagli”.
Insomma, stiamo parlando di una Nazione che ha le migliori Forze Armate della zona e che quindi potrebbe impensierire anche la fortissima Israele, con cui peraltro ha interrotto le relazioni diplomatiche.
Quest’ultima si sta ritrovando accerchiata da alcuni Paesi che ormai vedono la lotta contro Israele come un “obbligo morale”; tra questi ci sono anche Nazioni forti come l’Egitto e la Turchia; forse la politica estera di Israele è stata un po’ dissennata, visto che ha provocato tutti questi nemici; evidentemente spera – e a ragione – che alla fine intervenga lo zio Sam (Obama) e sistemi le cose, ma non è detto che anche questa volta l’America riesca a togliere le castagne dal fuoco per conto degli israeliani; va bene che gli ebrei in America sono “uno stato nello stato”, va bene che sono tra i grandi elettori del Presidente, ma a tutto c’è un limite e siamo molto vicini a varcarlo!!