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sabato, agosto 13, 2011

PROFEZIA MARXISTA 

Per bocca di Lenin, il grande filosofo Carl Marx proclamò: “impiccheremo il capitalismo con la corda che lui stesso ci avrà venduto”; circa venti anni fa questa profezia era stata sotterrata insieme al totalitarismo sovietico. Nel ventunesimo secolo la profezia riemerge dal cimitero della storia, propugnata dall’ultimo gigante del comunismo mondiale: la Cina (sarà un caso, ma alla Mostra del Cinema di Venezia verrà premiato Bellocchio, il cui film forse più famoso è “La Cina è vicina”).
Come possiamo ben vedere dalle vicende economiche ed anche da quelle finanziarie, la Cina ci ha messo il cappio al collo e lo sta stringendo sempre più, man mano che aumenta la nostra dipendenza e, di contro, aumentano anche le nostre convulsioni.
Già nelle scorse settimane, commentando il libro del pratese Nesi, vincitore del Premio Strega, ebbi ad accennare che in un recente passato, l’occidente ha venduto alla Cina la tecnologia con la quale ha messo fuori dal mercato le nostre imprese; poi le abbiamo aperto le porte del W.T.O. e ci siamo lasciati alluvionare dal “Made in China”.
E contemporaneamente la Cina si è impossessata del nostro “debito sovrano”, continuando fino a quando ci siamo ridotti sul livello di bancarotta (USA, ma anche altri Paesi occidentali) e mentre noi ci dilaniamo nella ripartizione di risorse insufficienti, non ci accorgiamo che il nemico è all’esterno.
Avremmo sperato che gli USA muovessero la loro potenza finanziaria ed economica per riaffermare la leadership che per un secolo ha guidato e difeso i nostri valori ed i nostri interessi, ma così non è stato e quindi è facilmente spiegabile il panico che si diffonde nelle Borse occidentali che non trovano un leader che sia tale.
Un esempio numerico? L’altro giorno Wall Street a metà sessione perde il 2,80%; a quel punto il Presidente Obama interviene con un discorso pubblico e tutti ci aspetteremmo che la situazione tornasse in positivo; ebbene, più parla Obama e più l’indice di borsa cala, fino a raggiungere il 5,5%.; commento del Washington Post: “Mr. Presidente please shut up” (Presidente, stia zitto per favore). Il commento più ovvio è che il mercato non crede più al Presidente degli USA e neppure ad altri leader.
E nelle stesse ore la Cina – dopo aver fatto le pulci alla situazione del debito americano – annuncia che nel 2011 è prevista una crescita del Pil del 9,5% e un incremento della produzione industriale del 15%!!
Intanto la Federal Reserve Bank, in un disperato tentativo di tamponare la crisi, sta stampando dollari a tutto spiano, mandandoli in giro per il Mondo, in particolare Europa e l’Asia: a gioco medio/lungo sorgeranno altri guai perché questa nuova massa monetaria andrà smaltita in qualche modo dai Paesi investiti!
L’unica speranza? Che la Cina si avvicini sempre più agli standard occidentali e quindi vada da sola a cacciarsi nei guai: per ora possiamo solo dire che da quando è cominciato il “miracolo economico” i suicidi in Cina sono diventati la prima causa di morte fra i giovani (250/mila ogni anno, oltre a 3/milioni e passa di tentati suicidi).
E in tutta questa lotta senza esclusione di colpi tra l’occidente e l’oriente, considero esilarante che i nostri imprenditori, dopo le delocalizzazioni delle loro Aziende nei Paesi del Terzo Mondo, si lamentino dell’andamento cinese del mercato del lavoro, “li pagano con un pugnello di riso e poi non hanno sindacati e neppure previdenza né assicurazioni”. Non vi sembra strano che i nostri industriali “illuminati” scoprano all’improvviso il valore del sindacato; forse si riferiscono solo a quelli con il muso giallo, perché gli altri li considerano un ostacolo alla crescita della ricchezza aziendale. O no?

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