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giovedì, luglio 28, 2011

SI AVVICINA IL GIORNO DEL DEFAULT USA 

La prossima settimana, esattamente il 2 agosto, scadono i termini per sistemare la questione del debito statale degli USA; riepiloghiamo un po’ la vicenda: in America esiste una normativa per cui il massimale dell’indebitamento è stabilito per legge e questo plafond è già stato raggiunto per cui il Congresso dovrebbe aumentarlo.
Tutti i miei lettori si ricorderanno che all’inizio dell’anno ci sono state le cosiddette “elezioni di mezzo termine” in cui i democratici hanno preso una bella batosta e i repubblicani hanno conquistato la maggioranza; in quella occasione ebbi modo di citare una frase tipica della politica americana che viene usata in questi casi: “il Presidente è come un’anatra zoppa”!
Per completezza d’informazione, devo aggiungere che Obama aveva ereditato un bilancio con un debito pubblico che rastrellava tra il 60 e 70 per cento del Pil e lo ha portato al 95%, grazie soprattutto alla controversa riforma sanitaria.
Ebbene, torniamo al problema immanente: naturalmente, i repubblicani per approvare una legge che alzi il massimale dell’indebitamento, “pretendono” dal Presidente che si attui una politica di tagli e di risparmi (la riforma sanitaria??), mentre i democratici sono più inclini ad un aumento della tassazione, in particolare nei confronti dei “più ricchi”. Come si può vedere, siamo in presenza di un confronto tra le “filosofie” dei due partiti e trovo perfettamente corretto che entrambi storcano il naso a venire meno alle loro idee per abbracciare quelle degli altri; magari, in retta d’arrivo, alla ventiquattresima ora, si troverà una sorta di “accordo di salvataggio” che consentirà al Bilancio americano di continuare ad indebitarsi ed alla Pubblica Amministrazione di pagare gli stipendi ai militari ed ai civili, ma almeno, al momento i due partiti esibiscono la loro ideologia.
Ma chi sono i “debitori” di Obama? In particolare la Cina che con un importo di quasi 1200 miliardi di dollari occupa il primo posto con il 40% del debito pubblico americano nei propri forzieri e poi il Giappone con un’aliquota altrettanto importante, per poi proseguire con moltissimi Stati – non c’è l’Italia – e la cui lista si conclude con la Svizzera che, tanto per non mancare al “banchetto” è debitrice di 108 miliardi di dollari.
A proposito della Cina, sapete che nelle scorse settimane ha festeggiato i 90 anni dalla fondazione del Partito Comunista Cinese e in tale occasione ha realizzato un film dal titolo emblematico “La fondazione di un partito”?
Il film, autentico colossal, realizzato da due registi con 178 attori, racconta in forma estremamente agiografica, gli eventi dal 1911 alla fondazione del partito avvenuta a Shanghai nel. 1921, fatta da tredici persone, tra le quali non figura Mao che a quei tempi ancora non contava molto; non tocca i decenni successivi, quando cioè Mao raggiunse il potere, con tutte le morti che ne derivarono; e questo è significativo!
Molti puristi del partito hanno protestato per una particolarità produttiva: il film è stato sponsorizzato dalla casa automobilistica americana Cadillac, marchio della General Motors che conserva in Cina molto fascino e che richiama i tempi favolosi della grandezza americana. Dopo i puristi cinesi, anche in America si hanno delle perplessità sulla sponsorizzazione fatta dalla grande casa automobilistica americana che ha utilizzato parte dei soldi pubblici concessi per aiutare l’azienda in crisi produttiva, per finanziere un film di esaltazione del Partito Comunista Cinese.
Amici americani, parlare di “comunisti” cinesi mi sembra fuori tempo; adesso quello che conta è il business e basta, quindi è giusta la definizione che si da in Cina: “capitalismo post comunista”, cioè quello che viene fatto!!

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