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martedì, giugno 28, 2011

GLI AIUTI ALLA CULTURA!! 

Gli appassionati dell’assistenzialismo alla cultura, tutti coloro cioè che non hanno il coraggio delle proprie azioni e si trincerano dietro i soldi dello Stato, insomma, quelli che se non ci sono i quattrini di “Pantalone”, non si va da nessuna parte, specie perché la tessera del partito dà loro molte chance di vittoria; tutte queste categorie sono certo che mi lapideranno, ma ho la pelle dura e poi, sopra tutto, credo in quello che scrivo.
Mi riferisco ai soldi alla cultura, il famoso FUS che ha avuto una svolta epocale dopo la finanziaria del 2007, quella del Governo Prodi-Visco, quella che fu definita “lacrime e tasse” oppure “anche i ricchi piangono”; ebbene, in quel documento, venne modificato il rapporto tra lo Stato e il mondo della cultura: prima esisteva il “finanziamento” di film ed altre opere culturali, cioè una sorta di prestito a basso tasso di interesse, che veniva rimborsato con gli incassi della rappresentazione; dopo il 2007 si passò alla “sovvenzione”, cioè all’elargizione di denaro pubblico a fondo perduto; ovviamente i debiti del precedente sistema venivano azzerati.
Vediamo alcuni esempi del funzionamento della nuova normativa (ancora in essere peraltro): “La medaglia” di Sergio Rossi, incasso 4.058 euro, sovvenzione 1.115.546; “Volare!” di Vittorio De Sisti, incasso 9.601, sovvenzione 872.295; “Cronache del terzo millennio” di Francesco Maselli, incasso 5.004, sovvenzione 1.321.613.
Potrei continuare a mostrarvi le centinaia di flop che si sono susseguiti regolarmente nel mondo del cinema, ma voglio invece farvi vedere che in alcuni casi si è giustificata la sovvenzione: “Sostiene Pereira” di Roberto Faenza, incasso 1.925.600, sovvenzione 1.310.767; “Va’ dove ti porta il cuore” di Cristina Comencini, incasso 3.694.991, sovvenzione 1.279.700; il che indica che bisogna sapere scegliere!!
Questo è il panorama italiano: se ci fate caso la prossima volta che andate al cinema, sui film stranieri non è raro vedere il nome del regista e dell’attore principale tra i produttori, il che sta ad indicare che lor signori – credendo nella buona riuscita del film – ci mettono i propri soldi; altrettanto, purtroppo, non si può dire dell’Italia, in quanto è rarissimo che un regista collabori finanziariamente alla realizzazione del film a cui ha partecipato; e questo vorrà pure dire qualcosa!! O no??
Ed ora passiamo ad un altro comparto che conosco abbastanza bene – non come il cinema, ma insomma… - quello cioè del mondo della lirica; sapete quanto ci costano gli acuti di tenori e soprani? Ebbene, ho a disposizione il decennio 1995-2005 e in questo periodo si è polverizzata una cifra mostruosa: lo Stato ha “elargito” ben 3 miliardi e mezzo di euro eppure, se guardiamo bene, non c’è un Teatro Lirico in Italia che goda buona salute. A questo proposito il Ministro della Cultura ha aumentato il “fondo” destinato ai teatri lirici di 50/milioni di euro per il triennio 2007/2009, ma al momento attuale siamo daccapo e tutti gli Enti Lirici piangono miseria.
Vediamo se riusciamo a scoprire il perché: anzitutto, mentre negli altri Paesi il finanziamento non è “a pioggia” come da noi ma molto selettivo sugli spettacoli (in USA non esiste proprio!!), possiamo vedere che il costo di ogni spettacolo, rapportato al numero di rappresentazioni, in Italia è il più basso d’Europa; alcuni esempi: Opera di Parigi, 360 recite annue (quindi una al giorno) costo 430/mila euro l’una; Vienna, 356 recite, al costo unitario di 254/mila euro, Opera di Londra, 275 rappresentazioni al costo di 450.000 euro l’una. Alla Scala di Milano si hanno 167 rappresentazioni al costo di 548/mila euro l’una e quindi – anche in questa classifica – abbiamo il primato, sia come minor numero di rappresentazioni che per il più alto costo unitario! Chiaro??

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