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venerdì, giugno 10, 2011

DIO E I CRETINI 

Dicevano i latini che “quos perdere vult, Deus dementat” che, letteralmente, significa “Dio fa impazzire chi vuole perdere”; ed allora, aggiungo io, in questi tempi ha molto da fare a far perdere la testa alla gente, specie ai cretini.
Sentite questa: in Cina, un ragazzo diciassettenne non ha saputo resistere al potentissimo richiamo di un iPad2 (uno degli ultimi totem tecnologici) e per averlo si è venduto un rene, incassando duemila dollari e con questa cifra ha potuto aggiungere alla brama originaria anche un iPhone; adesso il godimento è completo e quindi il giovane può “impazzire” tranquillamente: ha mostrato la sua cretineria.
La società dei consumi vide la luce negli anni sessanta e, proprio in quell’epoca, venne coniata una parola, fino ad allora inedita – almeno in quel significato – “benessere, intendendo con questo la possibilità di esaudire i desideri, qualunque essi fossero.
I decenni successivi hanno provveduto a modificare alcuni aspetti della nostra conoscenza, per cui la crescita occidentale si è quasi azzerata o comunque procede per “decimali”, mentre in oriente abbiamo un “Pil” a due cifre e un benessere che sta cavalcando la crescita; della serie: voglie venite i soldi non mancano!
A partire dalla caduta del Muro di Berlino, abbiamo potuto assistere alla “presa del potere” del consumismo in quanto capace - ad ogni latitudine e sotto qualunque ideologia – di mostrare la propria vitalità e quindi capace di penetrare ogni latitudine geografica e politica (e quindi umana).
Da Cuba del sopravvivente Castro, all’Iran dell’incontenibile Ahmadinejad, passando per la Cina del molto dopo Mao e dalla Russia dell’ex Unione Sovietica dei vari Breznev ora sostituiti da Putin e compagni, possiamo dire che la religione del consumismo ha visto una costante moltiplicazione dei suoi sacerdoti (i produttori) e dei fedeli (i consumatoti) in una apoteosi del materialismo che esclude a priori qualsiasi ingerenza dei sentimenti.
Il consumatore di oggi – sotto qualsiasi latitudine – è sommerso da una cascata continua di prodotti nuovi o presunti tali, dei quali deve trovare un posto nella sua “anima” a meno di non voler passare per retrogrado ed essere squalificato dalla storia dell’umanità.
Possiamo quindi affermare che al momento attuale, il consumismo è l’ideologia trionfante, in quanto alberga sotto ogni politica e ne diviene uno dei tanti strumenti.
Questo trionfo senza gloria, questa affermazione non richiesta, è la concreta dimostrazione che stiamo vivendo un tempo in cui non esiste “il futuro”:non importa infatti, cosa e come sarà il futuro, dato che la soddisfazione del possesso dell’ultimo aggeggio e la felicità del suo utilizzo, appartengono alla categoria dell’immediato che prescinde da ogni valutazione circa quello che ci aspetta.
E se torniamo alla frase iniziale, possiamo dire che il Dio di adesso ce la sta mettendo tutta per farci impazzire dietro all’ultimo grido di cellulare e, conseguentemente a perderci nell’immediatezza del peccato; quale peccato? Quello di volere ad ogni costo un qualcosa al solo scopo di poter consumare e quindi affermare “io ce l’ho”. Se non consideriamo questo un “peccato”, non so cos’altro dire; pensate che per “possedere” un oggetto che fino a pochi anni fa non se ne sentiva la necessità, adesso siamo disposti a dare una parte di noi stessi (letteralmente): e questa non è pazzia?
Parafrasando il detto di Cartesio “cogito ergo sum”, cioè, “penso dunque sono”, adesso dobbiamo dire “consumo dunque sono”! Contenti?? E migliorata questa umanità??

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