lunedì, maggio 23, 2011
INDIGNADOS
Tempo addietro,parlando della crisi che non accennava a indietreggiare – almeno sotto il profilo dei posti di lavoro – ebbi a dire che mi sarei aspettato una reazione ”furiosa” dei giovani, i più tartassati, e che se non avveniva era solo perché potevano permettersi di campare con la pensione del nonno; ma fino a quando??
Ebbene, adesso sono stato ripagato da alcune notizie che provengono dalla Spagna e che sposano la mia tesi: finalmente i giovani s’incazzano e si mobilitano; si tratta di una sorta di “tribù”, convocata attraverso i soliti social network che si definisce “indignados” (non c’è bisogno di traduzione) e che sta occupando diverse piazze di Madrid e Barcellona, proprio mentre si stanno tenendo le elezioni amministrative e quindi le manifestazioni sono vietate dalla legge; ma, come è nel sano spirito dei giovani, chi se ne frega della legge, noi siamo “indignados” e manifestiamo per affermare la necessità di una “democrazia reale” contro il “bipartitismo tossico” e contro la collusione tra banchieri e politicanti. Come si vede, questi slogan sono realmente “universali” e potrebbero benissimo appartenere anche al nostro Paese, senza togliere una virgola, e portano in Occidente gli ideali di Piazza Tahir, al Cairo, dove hanno avuto inizio le rivolte di alcuni Paesi arabi e stanno ricevendo la solidarietà – naturalmente a mezzo Facebook e Twitter – dei giovani di moltissimi Paesi.
Mentre i “vecchi” politici cercano di strapparsi le varie municipalità, i giovani accampati in molte piazze non sono interessati a questa sterile manifestazione della politica e si dicono equidistanti da socialisti (che sembra abbiano perso) e popolari.
Depurati da istanze di respiro “spagnolo”, come l’abolizione della monarchia e la condanna del franchismo, alcune delle principali rivendicazioni mi appaiono valide per tutti, quindi anche per noi: 1) fine del precariato lavorativo e salario minimo per tutti, 2) riforme fiscali che favoriscano i redditi più bassi, 3) utilizzo del referendum popolare per ogni legge o riforma importante, 4) riforma della classe politica e abolizione dei privilegi sul tipo delle pensioni e dei vitalizi, 5) divisione dei poteri, con i giudici che non devono avvicinarsi alla politica e con la religione che deve diventare “solo” un fatto privato, 6) uso delle nuove tecnologie per una vera democrazia partecipata; ed altri di minore importanza, ma tutti molto “suggestivi”.
Quasi in contemporanea è uscito in Francia un pamphlet di trenta pagine che in pochi giorni ha venduto un milione di copie: lo ha scritto un vecchio signore (93 anni) di nome Stéphane Hessel e porta per titolo “Indignez-vou!”, cioè “indignatevi” ed è un feroce invito a ribellarsi alla “dittatura del denaro” e a dire “basta” alle ingiustizie di cui è piena la nostra attuale società.
Il “vecchio” Hessel, intervistato in occasione dell’uscita del suo libro, afferma che le rivolte in Tunisia, in Egitto e in Libia sono indubbiamente una forma di “indignazione” e che ritiene una felice coincidenza che il suo libretto sia uscito proprio in quel momento storico; e aggiunge che lui non pensa ad una violenza vera e propria, ma ad una “fermezza” che assuma i connotati della violenza quando si tratta restando fermi nelle proprie posizioni; insomma, vincere senza soldati e senza bombe si può!!
Torniamo agli “indignados” spagnoli: non fanno menzione di cosa c’è dopo queste manifestazioni – assolutamente pacifiche – se cioè si aspettano che il potere si “auto-modifichi”; se è così credo che siamo nel campo delle utopie più utopistiche; nessuno si modifica se non c’è qualcuno o qualcosa che – con le buone o con le cattive - non lo “aiuta” a modificarsi! Comunque, staremo a vedere e tanti auguri ai giovani!!
Ebbene, adesso sono stato ripagato da alcune notizie che provengono dalla Spagna e che sposano la mia tesi: finalmente i giovani s’incazzano e si mobilitano; si tratta di una sorta di “tribù”, convocata attraverso i soliti social network che si definisce “indignados” (non c’è bisogno di traduzione) e che sta occupando diverse piazze di Madrid e Barcellona, proprio mentre si stanno tenendo le elezioni amministrative e quindi le manifestazioni sono vietate dalla legge; ma, come è nel sano spirito dei giovani, chi se ne frega della legge, noi siamo “indignados” e manifestiamo per affermare la necessità di una “democrazia reale” contro il “bipartitismo tossico” e contro la collusione tra banchieri e politicanti. Come si vede, questi slogan sono realmente “universali” e potrebbero benissimo appartenere anche al nostro Paese, senza togliere una virgola, e portano in Occidente gli ideali di Piazza Tahir, al Cairo, dove hanno avuto inizio le rivolte di alcuni Paesi arabi e stanno ricevendo la solidarietà – naturalmente a mezzo Facebook e Twitter – dei giovani di moltissimi Paesi.
Mentre i “vecchi” politici cercano di strapparsi le varie municipalità, i giovani accampati in molte piazze non sono interessati a questa sterile manifestazione della politica e si dicono equidistanti da socialisti (che sembra abbiano perso) e popolari.
Depurati da istanze di respiro “spagnolo”, come l’abolizione della monarchia e la condanna del franchismo, alcune delle principali rivendicazioni mi appaiono valide per tutti, quindi anche per noi: 1) fine del precariato lavorativo e salario minimo per tutti, 2) riforme fiscali che favoriscano i redditi più bassi, 3) utilizzo del referendum popolare per ogni legge o riforma importante, 4) riforma della classe politica e abolizione dei privilegi sul tipo delle pensioni e dei vitalizi, 5) divisione dei poteri, con i giudici che non devono avvicinarsi alla politica e con la religione che deve diventare “solo” un fatto privato, 6) uso delle nuove tecnologie per una vera democrazia partecipata; ed altri di minore importanza, ma tutti molto “suggestivi”.
Quasi in contemporanea è uscito in Francia un pamphlet di trenta pagine che in pochi giorni ha venduto un milione di copie: lo ha scritto un vecchio signore (93 anni) di nome Stéphane Hessel e porta per titolo “Indignez-vou!”, cioè “indignatevi” ed è un feroce invito a ribellarsi alla “dittatura del denaro” e a dire “basta” alle ingiustizie di cui è piena la nostra attuale società.
Il “vecchio” Hessel, intervistato in occasione dell’uscita del suo libro, afferma che le rivolte in Tunisia, in Egitto e in Libia sono indubbiamente una forma di “indignazione” e che ritiene una felice coincidenza che il suo libretto sia uscito proprio in quel momento storico; e aggiunge che lui non pensa ad una violenza vera e propria, ma ad una “fermezza” che assuma i connotati della violenza quando si tratta restando fermi nelle proprie posizioni; insomma, vincere senza soldati e senza bombe si può!!
Torniamo agli “indignados” spagnoli: non fanno menzione di cosa c’è dopo queste manifestazioni – assolutamente pacifiche – se cioè si aspettano che il potere si “auto-modifichi”; se è così credo che siamo nel campo delle utopie più utopistiche; nessuno si modifica se non c’è qualcuno o qualcosa che – con le buone o con le cattive - non lo “aiuta” a modificarsi! Comunque, staremo a vedere e tanti auguri ai giovani!!