domenica, maggio 01, 2011
ANCORA FIAMME SUI PAESI ARABI
Da noi siamo in piena ebollizione per la “decisione” (quanto obbligata?) di Berlusconi di autorizzare l’aviazione a prendere parte alla missione libica con bombardamenti “chirurgici” (a proposito: splendida la battuta del vignettista Castellani: “un altro episodio di malasanità”); a questa decisione si oppone – oltre che il centro sinistra – anche la Lega che ha paura (forse!!) che questi raid provochino un maggiore afflusso di migranti/profughi sulle nostre coste e questo mette tutta la vicenda in fibrillazione; è in crisi la stabilità del governo? Staremo a vedere!
Su tutto il problema libico vorrei fare qualche considerazione; il mondo occidentale si è accorto che è “solo” (senza cioè Cina, Russia e India, tre colossi che rappresentano due terzi dell’umanità) in questa crociata che per il momento ha fatto solo un sacco di morti tra la popolazione civile? E soprattutto: dove si vuole arrivare? Forse a decidere quali sono i governi “democratici” e quali no? Se così fosse, bisognerebbe mettere in moto tutta una struttura che dia i voti alle Nazioni dell’Universo e, quelle che non raggiungono la sufficienza, dovrebbero essere attaccate (da chi? e per fare cosa?).
Mi riferisco in particolare agli altri focolai che si sono accesi sul fronte arabo e quindi tralascio per esempio la vicenda tibetana ed altre similari; dunque cominciamo ad esaminare la vicenda della Siria, laddove le rimostranze del popolo verso il dittatore Bashar al Assad, succeduto al padre che conquistò il potere assoluto diversi anni or sono e lo ha sempre gestito come una “cosa di famiglia”.
Ebbene, l’ultima manifestazione si è svolta in due fasi: la prima durante una manifestazione della gente (non è dato sapere chi c’è dietro), il regime ha sparato sulla folla ed ha fatto diversi morti; il giorno successivo – ai funerali di questi caduti – sono scoppiati altri disordini e la polizia ha nuovamente aperto il fuoco contro la popolazione inerme; insomma, sembra che nelle due carneficine ci siano stati oltre 500 morti.
E l’ONU ha forse detto qualcosa? Quell’accozzaglia di “mangia pane a tradimento” che considerano la nomina a rappresentante presso le Nazioni Unite come una bellissima vacanza e basta, non riesce neppure a mettersi d’accordo nel formulare un semplice comunicato di “rimprovero” verso il regime di Assad.
Ed allora mi viene da chiedermi che differenza ci sia tra la vicenda libica e quella siriana, aggiungendo che altri Paesi della zona araba sono in fibrillazione e stanno per dare inizio a qualcosa di violento: alludo allo Yemen, per esempio ed anche all’Iran..
Cosa fare per queste situazioni? Certo non pretendere che l’occidente faccia il poliziotto per sistemare questi focolai di violenza, ma neppure agire in un posto e chiudere gli occhi per gli altri: in base a quale “principio”?
Forse sulla scorta di informazioni e di conoscenze che sono molto lontane dalla verità; per esempio voglio citare un caso che a me ha molto incuriosito ma che ad altri avrebbe dovuto fornire informazioni importantissime: quando Gheddafi ha abbandonato Misurata lo ha fatto – hanno riportato tutti i canali di stampa – su precisa disposizione dei “capi tribù” locali, quasi un ultimatum che recitava grosso modo così: “noi ti abbiamo messo a quel posto e noi ti togliamo se non te ne vai”.
Questo avrebbe dovuto aprire una sorta di informativa generale sulla situazione che sta “sotto” ai vari dittatori del medio oriente: chi ce li ha messi? Probabilmente le varie tribù locali, ma queste strutture chi le conosce? Dovrebbe essere compito dell’intelligence, ma non sempre questi riescono ad arrivare a qualcosa di interessante.
Eppure credo che senza queste conoscenze non si arrivi a niente in quei luoghi!!
Su tutto il problema libico vorrei fare qualche considerazione; il mondo occidentale si è accorto che è “solo” (senza cioè Cina, Russia e India, tre colossi che rappresentano due terzi dell’umanità) in questa crociata che per il momento ha fatto solo un sacco di morti tra la popolazione civile? E soprattutto: dove si vuole arrivare? Forse a decidere quali sono i governi “democratici” e quali no? Se così fosse, bisognerebbe mettere in moto tutta una struttura che dia i voti alle Nazioni dell’Universo e, quelle che non raggiungono la sufficienza, dovrebbero essere attaccate (da chi? e per fare cosa?).
Mi riferisco in particolare agli altri focolai che si sono accesi sul fronte arabo e quindi tralascio per esempio la vicenda tibetana ed altre similari; dunque cominciamo ad esaminare la vicenda della Siria, laddove le rimostranze del popolo verso il dittatore Bashar al Assad, succeduto al padre che conquistò il potere assoluto diversi anni or sono e lo ha sempre gestito come una “cosa di famiglia”.
Ebbene, l’ultima manifestazione si è svolta in due fasi: la prima durante una manifestazione della gente (non è dato sapere chi c’è dietro), il regime ha sparato sulla folla ed ha fatto diversi morti; il giorno successivo – ai funerali di questi caduti – sono scoppiati altri disordini e la polizia ha nuovamente aperto il fuoco contro la popolazione inerme; insomma, sembra che nelle due carneficine ci siano stati oltre 500 morti.
E l’ONU ha forse detto qualcosa? Quell’accozzaglia di “mangia pane a tradimento” che considerano la nomina a rappresentante presso le Nazioni Unite come una bellissima vacanza e basta, non riesce neppure a mettersi d’accordo nel formulare un semplice comunicato di “rimprovero” verso il regime di Assad.
Ed allora mi viene da chiedermi che differenza ci sia tra la vicenda libica e quella siriana, aggiungendo che altri Paesi della zona araba sono in fibrillazione e stanno per dare inizio a qualcosa di violento: alludo allo Yemen, per esempio ed anche all’Iran..
Cosa fare per queste situazioni? Certo non pretendere che l’occidente faccia il poliziotto per sistemare questi focolai di violenza, ma neppure agire in un posto e chiudere gli occhi per gli altri: in base a quale “principio”?
Forse sulla scorta di informazioni e di conoscenze che sono molto lontane dalla verità; per esempio voglio citare un caso che a me ha molto incuriosito ma che ad altri avrebbe dovuto fornire informazioni importantissime: quando Gheddafi ha abbandonato Misurata lo ha fatto – hanno riportato tutti i canali di stampa – su precisa disposizione dei “capi tribù” locali, quasi un ultimatum che recitava grosso modo così: “noi ti abbiamo messo a quel posto e noi ti togliamo se non te ne vai”.
Questo avrebbe dovuto aprire una sorta di informativa generale sulla situazione che sta “sotto” ai vari dittatori del medio oriente: chi ce li ha messi? Probabilmente le varie tribù locali, ma queste strutture chi le conosce? Dovrebbe essere compito dell’intelligence, ma non sempre questi riescono ad arrivare a qualcosa di interessante.
Eppure credo che senza queste conoscenze non si arrivi a niente in quei luoghi!!