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martedì, aprile 05, 2011

ZIBALDONE N.4 

Vediamo se riesco a fare uno zibaldone con notizie nelle quali non si parli della Libia e neppure dei migranti; non perché queste situazioni non siano importanti e non ci creino preoccupazione, ma perché è ora di parlare anche di altre cose; non siete d’accordo??
LA PRIMA NOTIZIA è una sorta di battuta: sapete bene che in molti partiti, specie nel PD si fa un gran parlare di “fecce nuove”; il capostipite di questa sorta di rivoluzione è il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che non perde occasione per dire che tutti quelli che hanno già fatto una o al massimo due legislature, devono essere sbattuti fuori.
Non sono in disaccordo – in linea di principio - con questa impostazione, ma vorrei ricordare che anche Rutelli e Veltroni vennero spacciati per “il nuovo che avanza” e abbiamo visto tutti che fine hanno fatto; quindi attenzione e guardiamo bene chi sono i volti nuovi che avanzano nell’agone della politica e aspettiamo a osannarli.
Certo, quello che affermo adesso mi farà catalogare come “vecchio”, ma se la sinistra italiana avesse un Paietta, insieme ad un Macaluso e, perché no, anche insieme a un Togliatti d’annata, li cambiereste con tale Debora Serracchiani, astro nascente del PD oppure con i Franceschini e i Letta che attualmente aspirano alla nomea di “giovane”?
LA SECONDA NOTIZIA riguarda Gandhi, colui che venne chiamato “Mahatma”, cioè “Grande Anima” e che, oltre a essere stato l’autore dell’indipendenza dell’India, può considerarsi anche l’inventore della “non violenza” come lotta politica.
Ebbene, tale Joseph Lelyveld, ex capo redattore del New York Times, ha scritto un libro sulla “Grande Anima”, tracciandone un profilo dal quale scaturisce che Gandhi era “un pervertito sessuale, un politico incompetente, un fanatico fissato, un razzista inesorabile impegnato a promuovere solo se stesso, professando il suo amore per il genere umano come idea, mentre di fatto disprezzava gli individui”; insomma Gandhi, il profeta della pace e della non violenza, colui che fece della disobbedienza civile l’arma decisiva per ottenere l’indipendenza del suo Paese, sarebbe stato un tragico millantatore e – cosa ancora più riprovevole per i alcuni – un inguaribile omosessuale.
“Se l’amore e la non violenza non sono la legge del nostro essere, tutta la mia argomentazione cade a pezzi” diceva Gandhi; e su questa base, lasciamo dire a questo inutile ricercatore di gossip, tanto non riuscirà a scalfire di un millimetro una figura gigantesca come quella del Mahatma.
IL TERZO COMMENTO riguarda le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia e, in particolare,l’invito che – doverosamente – è stato rivolto anche ai Savoia, in quanto discendenti di quei Re che firmarono le norme attuative dell’erigendo Regno d’Italia. Già, sottolineo “Regno”, perché così è nata la nostra Repubblica e quindi non possiamo esimerci dal rendere partecipi di questi festeggiamenti anche i discendenti di casa Savoia. Molti commentatori hanno disapprovato questo invito formale, assumendo che gli attuali discendenti sono “indegni” di quei Savoia (Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II) che contribuirono a realizzare l’Italia unita; per la verità, in tutto questo c’è un pizzico di verità, perché gli attuali Savoia si barcamenano tra inchieste giudiziarie e comparsate televisive, ma non si creda che i loro avi fossero degli stinchi di santo: tutti i Savoia hanno sempre avuto una greve abitudine di farsi l’amante e tenerla a breve distanza dal domicilio suo e della legittima consorte ed hanno anche avuto dei figli cosiddetti “bastardi” in quanto usciti da relazioni extra coniugali; a quell’epoca non si faceva caso a queste cose ed il privato del regnante restava sempre in ombra, per cui la storia tramanda solo gli atti positivi e tralascia queste cosucce.

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