domenica, aprile 17, 2011
VERGOGNA!!
Mentre il Paese continua a dibattersi in una crisi della quale non si intravede la fine – specie sotto il profilo dell’impatto con il mondo del lavoro – i partiti politici “una ne fanno e cento ne pensano”, tanto per usare una frase che sentivo dire da mia madre.
In barba a tutti i richiami, in barba addirittura ad un referendum che avrebbe dovuto azzerare i contributi alla politica, i cosiddetti nostri rappresentanti – già in possesso di 170milioni di euro l’anno di rimborsi elettorali – ne hanno escogitata una delle loro: istituire delle “fondazioni” con le quali rastrellare un’altra bella fetta di denaro pubblico (si quantifica in 185/milioni), portando così il totale degli introiti a oltre 350/milioni; “inventore” di quest’ultimo “colpo grosso” sarebbe tale Ugo Sposetti, primo firmatario della proposta di legge, in forza attualmente al PD, dopo avere militato in precedenza dai DS, dove ha ricoperto anche la carica di Tesoriere; dietro a lui tutta una pletora di “onorevoli” di tutte le caste politiche, cosicché la legge, quando e se passerà, sarà nata in forma “bipartisan”.
E questo per quanto riguarda “il centro”; se poi andiamo alla periferia, vediamo che le cose vanno ancora peggio: in Campania la politica costa – direttamente e indirettamente – 900/milioni l’anno, quasi quanto l’intera Camera dei Deputati; tale cifra deriva da quanto si investe nella regione devastata dai rifiuti per mantenere un sistema con 200mila professionisti, 16mila consulenti (con esclusione di quelli della Sanità) e 2mila consiglieri di amministrazioni delle varie aziende pubbliche.
Questi dati da fantapolitica, questi sprechi di denaro pubblico, vengono fuori a ciclo preordinato, ma con la stessa rapidità con cui appaiono, poi scompaiono per alcuni anni: insomma, questo – definito “casta” – è un sistema che non può assolutamente auto-riformarsi, perché sarebbe come supporre che i ladri si auto-arrestino. Insomma, si crea una realtà omogenea dove non esiste la minima differenza tra maggioranza ed opposizione e dove tutti sono tesi a tutelare “solo” i propri interessi di bottega.
E fin qui si è parlato di soldi; ma proviamo a parlare d’altro! Avete presente la vicenda “parentopoli” scoppiata a Roma e molto ben documentata dal servizio di Iacona su Rai3? In questo documento visivo, si indaga sulle assunzioni da “raccomandati” che escludono ogni concetto di merito ma presentano solo quello dell’appartenenza politica; ebbene, quello che emerge è l’assoluta indifferenza con la quale gli intervistati, i responsabili delle assunzioni legati alla parentela in ambito quasi tribale, rispondono alle domande dei giornalisti quasi increduli che ci si possa meravigliare di una prassi che cancella ogni idea di diritti, di merito, di classifica e via di questo passo.
Si pensi che l’ATC di Roma risulta avere assunto 854 dipendenti senza passare attraverso una qualsiasi forma di concorso, ma solo utilizzando la “conoscenza”; e inoltre quello che disorienta è il vedere, insieme a politici di varia estrazione, anche sindacalisti pronti a cooptare compaesani come nel caso dei 40 dipendenti, sempre ATAC, assunti a Sambuci, paese di 900 abitanti e di quelli che a Guidonia – per una qualche grazia “misteriosa” – hanno ricevuto la “chiamata diretta”; nessuno di questi signori, naturalmente, prova la minima vergogna, considerando il tutto come “fatto dovuto”.
Ed il sindacalista che quasi si scandalizza dello stupore di chi non apprezza che anche i suoi figli siano stati assunti nell’impresa in cui lavora? Ed è proprio questo chiamiamolo, “candore” a colpire maggiormente, perché è indice di quanto poco valga il concetto di “giustizia” che pure è tanto frequente nei dibattiti televisivi.
In barba a tutti i richiami, in barba addirittura ad un referendum che avrebbe dovuto azzerare i contributi alla politica, i cosiddetti nostri rappresentanti – già in possesso di 170milioni di euro l’anno di rimborsi elettorali – ne hanno escogitata una delle loro: istituire delle “fondazioni” con le quali rastrellare un’altra bella fetta di denaro pubblico (si quantifica in 185/milioni), portando così il totale degli introiti a oltre 350/milioni; “inventore” di quest’ultimo “colpo grosso” sarebbe tale Ugo Sposetti, primo firmatario della proposta di legge, in forza attualmente al PD, dopo avere militato in precedenza dai DS, dove ha ricoperto anche la carica di Tesoriere; dietro a lui tutta una pletora di “onorevoli” di tutte le caste politiche, cosicché la legge, quando e se passerà, sarà nata in forma “bipartisan”.
E questo per quanto riguarda “il centro”; se poi andiamo alla periferia, vediamo che le cose vanno ancora peggio: in Campania la politica costa – direttamente e indirettamente – 900/milioni l’anno, quasi quanto l’intera Camera dei Deputati; tale cifra deriva da quanto si investe nella regione devastata dai rifiuti per mantenere un sistema con 200mila professionisti, 16mila consulenti (con esclusione di quelli della Sanità) e 2mila consiglieri di amministrazioni delle varie aziende pubbliche.
Questi dati da fantapolitica, questi sprechi di denaro pubblico, vengono fuori a ciclo preordinato, ma con la stessa rapidità con cui appaiono, poi scompaiono per alcuni anni: insomma, questo – definito “casta” – è un sistema che non può assolutamente auto-riformarsi, perché sarebbe come supporre che i ladri si auto-arrestino. Insomma, si crea una realtà omogenea dove non esiste la minima differenza tra maggioranza ed opposizione e dove tutti sono tesi a tutelare “solo” i propri interessi di bottega.
E fin qui si è parlato di soldi; ma proviamo a parlare d’altro! Avete presente la vicenda “parentopoli” scoppiata a Roma e molto ben documentata dal servizio di Iacona su Rai3? In questo documento visivo, si indaga sulle assunzioni da “raccomandati” che escludono ogni concetto di merito ma presentano solo quello dell’appartenenza politica; ebbene, quello che emerge è l’assoluta indifferenza con la quale gli intervistati, i responsabili delle assunzioni legati alla parentela in ambito quasi tribale, rispondono alle domande dei giornalisti quasi increduli che ci si possa meravigliare di una prassi che cancella ogni idea di diritti, di merito, di classifica e via di questo passo.
Si pensi che l’ATC di Roma risulta avere assunto 854 dipendenti senza passare attraverso una qualsiasi forma di concorso, ma solo utilizzando la “conoscenza”; e inoltre quello che disorienta è il vedere, insieme a politici di varia estrazione, anche sindacalisti pronti a cooptare compaesani come nel caso dei 40 dipendenti, sempre ATAC, assunti a Sambuci, paese di 900 abitanti e di quelli che a Guidonia – per una qualche grazia “misteriosa” – hanno ricevuto la “chiamata diretta”; nessuno di questi signori, naturalmente, prova la minima vergogna, considerando il tutto come “fatto dovuto”.
Ed il sindacalista che quasi si scandalizza dello stupore di chi non apprezza che anche i suoi figli siano stati assunti nell’impresa in cui lavora? Ed è proprio questo chiamiamolo, “candore” a colpire maggiormente, perché è indice di quanto poco valga il concetto di “giustizia” che pure è tanto frequente nei dibattiti televisivi.