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domenica, marzo 13, 2011

COSA HO FATTO IN SICILIA 

Faccio subito seguito al mio post di ieri con cui salutavo gli amici lettori e mi addentro in quello che mi ha tenuto lontano da casa e dal mio blog (fuori sede non scrivo, anche se potrei!); nella scuola dove ormai da sette anni mi chiamano a parlare di cinema, la direzione didattica aveva pensato di presentare una serie di film “in onore della commemorazione del centocinquantesimo dell’unità d’Italia”.
Non ho discusso sulla decisione anche se mi sono permesso di richiamare il concetto che ogni film è opera di comunicazione e che è nient’altro che l’idea dell’autore circa un determinato evento; pertanto, nessuna “verità” storica, ma solo il modo con cui alcuni registi hanno interpretato dei fatti storici.
Mi sono però sentito in dovere di dare alcune mie nozioni circa l’unità d’Italia: la prima è che il Parlamento che decretò l’inizio del Regno d’Italia era formato da deputati che rappresentavano una minima parte degli italiani; pensate che sui 20/milioni circa di abitanti, solo 400/mila avevano diritto al voto (nessuna donna e gli uomini solo per censo); di questi solo 200/mila votarono per eleggere i deputati, quindi possiamo dire che il Regno d’Italia è nato per determinazione dell’1% dei suoi abitanti. Chiaro??
Ho poi aggiunto che il primo Re d’Italia, non si è neppure sognato di cambiare il proprio nome ed è rimasto Vittorio Emanuele II, come si chiamava al tempo in cui era re di Sardegna; questo per dire che lui – e tanti altri – ha inteso l’unità d’Italia come una sorta di incorporazione dei vari staterelli nel regno di Sardegna che comprendeva anche il Piemonte; inoltre, nel 1861, data in cui è nato il Regno d’Italia, mancava il Veneto ed il Lazio, con Roma, oltre ad alcune città del Sud come Gaeta e Messina.
C’è poi da dire due parole sul controverso Inno di Mameli: forse non tutti sanno che questo inno vide la luce solo nel 1946 quando De Gasperi si ricordò di lui e lo fece usare per l’Esercito; prima di allora, l’inno d’Italia fu solo la “Marcia Reale”, la quale venne dismessa e sostituita con l’inno di Mameli anche nel breve periodo della Repubblica di Salò, per mostrare il distacco dal precedente regime.
I film utilizzati per illustrare il periodo (1861 fino ad oggi) sono stati 6 ed hanno mostrato come alcuni registi nostrali hanno presentato la costruzione dello Stato, cioè di un ordinamento giuridico politico che esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti ad esso appartenenti, ma quanto è stato ancora più difficile costruire una Nazione, cioè un complesso di persone che, avendo in comune alcune caratteristiche, quali la storia, il territorio, la cultura, l’etnia e la politica, si identifica in una comune identità a cui essi sentono di appartenere, legati come sono, da un sentimento di solidarietà; insomma, come disse Massimo D’Azeglio “abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani”.
Con i ragazzi, ad ogni film ho ragionato sui problemi che anche adesso sussistono alla costruzione dell’Italia e ne è venuta fuori una discussione molto interessante.
Gli autori che sono sfilati davanti ai ragazzi con i loro film, da Faenza a Visconti, da Monicelli a Germi e Rossellini, sono risultati sicuramente “diversi” da quelli a cui sono abituati dall’odierna cinematografia, ma anche dalla tipologia delle trasmissioni televisive; c’è voluto del bello e del buono per far loro capire che era come avere davanti “I promessi Sposi”, romanzo certamente “diverso” da quelli di Federico Moccia.
Ce l’ho fatta anche questa volta, ma non è stato facile; certo che la distanza tra noi “adulti” (peggio ancora se anziani) ed i giovani d’oggi, si va dilatando a vista d’occhio, creando un solco che solo la cultura e la comprensione reciproca può colmare.

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