sabato, febbraio 19, 2011
NOTIZIE DAL MONDO CHE HA FAME
Periodicamente siamo “avvertiti” che il problema della fame nel mondo è di là da essere risolto; continua la moria di bambini nei Paesi del terzo Mondo, bambini che – nel 2011 – continuano a “morire di fame”, una situazione che la ricca borghesia dominante nel resto del Pianeta trova addirittura “fastidiosa”; ma come, si dice nei salotti buoni, con tutte le iniziative, con tutte i ritrovati della scienza e della tecnica, si continua a tirare fuori questo argomento della fame del mondo?|!!
Per ovviare alla carenza di cibo nei Paesi sottosviluppati, si era pensato che gli OGN (organismi geneticamente modificati) potessero ovviare al problema, ma evidentemente anche questo sistema non si è rivelato sufficiente a risolvere il problema; inizialmente si era avuta una fortissima levata di scudi contro questo sistema di coltivare in particolare i cereali, poi, a cominciare dalla Chiesa, il tabù degli ONG è lentamente caduto; lo stesso professor Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale, non ha avuto nessun appunto da muovere verso questi metodi di coltivazione, affermando, in sintesi “perché no, se servono a sfamare il mondo?”.
I fan di questi sistemi che potrebbero – a loro dire – risolvere i problemi della fame nel mondo, sono arrivati a smontare ed a rimontare il significato della sigla ONG, facendola diventare (organismi geneticamente migliorati), ma non è bastato ed il mondo del sottosviluppo continua a contare i morti che quotidianamente si ammucchiano a causa della mancanza di cibo.
Alcuni scienziati sostengono che a causa dell’incremento demografico proveniente dai paesi asiatici ed africani, il mondo deve invertire il trend dei consumi, altrimenti si sta andando verso un baratro nel quale il genere umano cadrà inevitabilmente; l’accusa di questi scienziati è rivolta in particolare ai tantissimi sprechi che l’attuale società ha per abitudine: troppa carne – prodotta in allevamenti intensivi – troppi sprechi di materie prime che vengono acquistate e gettate nella pattumiera; insomma, con quanto viene gettato nei rifiuti, si risolverebbe il problema dei senza cibo, problema che oltre a generare milioni di morti ogni anno, produce anche tanta disuguaglianza che a medio termine sfocerà in tumulti ed in rivolte sempre più ampie e violente.
Ed allora, ecco che mi provo a fare qualche riflessione sul modo di mangiare: questa nostra società estremamente superficiale, che è capacissima di ingurgitare cibi in grandissima quantità nei fast food, dovrebbe tornare a ricercare la dimensione simbolica del cibo ed anche la spiritualità che è celata in certi gesti.
Lo spezzare il pane che vediamo nei quadri che rappresentano la Passione non è solo un’emozione interiore ma è piuttosto una fede che è legata alla storia, all’esistenza e quindi anche al cibo; per la tradizione cristiana, le prime due opere di misericordia sono: “dar da mangiare agli affamati” e “dar da bere agli assetati”; se questo venisse messo in opera con maggiore frequenza facendolo diventare uno stile di vita, alcuni dei problemi della carenza del cibo verrebbero portati, probabilmente, a soluzione.
Ed a proposito del pane e del suo spreco, spero che i miei lettori sappiano che nel vicino Oriente, non si può dare il pane agli animali e ancora oggi gli arabi non lo tagliano con il coltello “per non ucciderlo”, considerandolo quasi una creatura vivente.
Da questa simbologia che non vuole essere soltanto ritualità, può forse nascere un nuovo stile di vita improntato al risparmio delle fonti della vita e alla loro messa a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno; ritengo che sia uno dei modi per uscire dalla situazione degenerativa dei tanti bambini che muoiono di fame; chiaro?
Per ovviare alla carenza di cibo nei Paesi sottosviluppati, si era pensato che gli OGN (organismi geneticamente modificati) potessero ovviare al problema, ma evidentemente anche questo sistema non si è rivelato sufficiente a risolvere il problema; inizialmente si era avuta una fortissima levata di scudi contro questo sistema di coltivare in particolare i cereali, poi, a cominciare dalla Chiesa, il tabù degli ONG è lentamente caduto; lo stesso professor Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale, non ha avuto nessun appunto da muovere verso questi metodi di coltivazione, affermando, in sintesi “perché no, se servono a sfamare il mondo?”.
I fan di questi sistemi che potrebbero – a loro dire – risolvere i problemi della fame nel mondo, sono arrivati a smontare ed a rimontare il significato della sigla ONG, facendola diventare (organismi geneticamente migliorati), ma non è bastato ed il mondo del sottosviluppo continua a contare i morti che quotidianamente si ammucchiano a causa della mancanza di cibo.
Alcuni scienziati sostengono che a causa dell’incremento demografico proveniente dai paesi asiatici ed africani, il mondo deve invertire il trend dei consumi, altrimenti si sta andando verso un baratro nel quale il genere umano cadrà inevitabilmente; l’accusa di questi scienziati è rivolta in particolare ai tantissimi sprechi che l’attuale società ha per abitudine: troppa carne – prodotta in allevamenti intensivi – troppi sprechi di materie prime che vengono acquistate e gettate nella pattumiera; insomma, con quanto viene gettato nei rifiuti, si risolverebbe il problema dei senza cibo, problema che oltre a generare milioni di morti ogni anno, produce anche tanta disuguaglianza che a medio termine sfocerà in tumulti ed in rivolte sempre più ampie e violente.
Ed allora, ecco che mi provo a fare qualche riflessione sul modo di mangiare: questa nostra società estremamente superficiale, che è capacissima di ingurgitare cibi in grandissima quantità nei fast food, dovrebbe tornare a ricercare la dimensione simbolica del cibo ed anche la spiritualità che è celata in certi gesti.
Lo spezzare il pane che vediamo nei quadri che rappresentano la Passione non è solo un’emozione interiore ma è piuttosto una fede che è legata alla storia, all’esistenza e quindi anche al cibo; per la tradizione cristiana, le prime due opere di misericordia sono: “dar da mangiare agli affamati” e “dar da bere agli assetati”; se questo venisse messo in opera con maggiore frequenza facendolo diventare uno stile di vita, alcuni dei problemi della carenza del cibo verrebbero portati, probabilmente, a soluzione.
Ed a proposito del pane e del suo spreco, spero che i miei lettori sappiano che nel vicino Oriente, non si può dare il pane agli animali e ancora oggi gli arabi non lo tagliano con il coltello “per non ucciderlo”, considerandolo quasi una creatura vivente.
Da questa simbologia che non vuole essere soltanto ritualità, può forse nascere un nuovo stile di vita improntato al risparmio delle fonti della vita e alla loro messa a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno; ritengo che sia uno dei modi per uscire dalla situazione degenerativa dei tanti bambini che muoiono di fame; chiaro?