domenica, febbraio 27, 2011
CONTINUANO I PROBLEMI PER OBAMA
Nel discorso sullo “Stato dell’Unione”, Obama, per circa un’ora ha elencato, con schiettezza, tutte le sfide ed i problemi che ancora restano da risolvere in America, ma al tempo stesso ha sostenuto di “voler vincere il futuro e rilanciare il sogno americano”; egli ha inoltre promesso maggiore occupazione sia nel comparto dell’insegnamento che in quello dell’energia pulita, ammettendo però che per fare tutto questo serve un doloroso piano di risparmi; la frase che ha racchiuso e concluso questa parte del discorso è stata un capolavoro di ingegneria politica: “non possiamo conquistare il futuro con un governo del passato”, aggiungendo che “l’attuale spesa del governo è insostenibile”: insomma sembra che al governo ci sia un altro!!
Il primo ad andare contro corrente è stato il Ministro del Tesoro, quel Bernanke messo da Obama in quanto “ben visto” dalla finanza pubblica; dal suo entourage è partita una dichiarazione che gela gli spiriti bollenti dello staff del Presidente: “la crescita USA sta continuando ma è ancora troppo lenta e quindi non riesce a migliorare significativamente il mercato del lavoro” che registra una disoccupazione del 9%.
Per cercare di ripianare un bilancio che è avviato a raggiungere un deficit di 1,5/trilioni di dollari, Obama non può esimersi da fare alcuni tagli (peraltro ancora non precisati); l’unica modifica –assai generica – è il congelamento per 5 anni delle “spese discrezionali” (escluse quelle per le Forze Armate), che nel 2010 sono state di 538/milioni di dollari: per gli analisti finanziari, “una goccia nel mare dei debiti”. Insomma, il dissesto del bilancio americano è così profondo che da molte parti si lancia un monito che può apparire “una bestemmia”: rischiamo di fare la fine della Grecia. Lo scrive Michael Gerson sul ”Washington Post”.
Ed a questo concetto ha fatto eco la “politica”, cioè la parte repubblicana che adesso è in maggioranza al Congresso, ed il cui Speaker (ovviamente repubblicano) ha annunciato che fra una decina di giorni il governo americano potrebbe ritrovarsi paralizzato, cioè non più in grado di far fronte ai suoi obblighi finanziari; quindi niente stipendi per i milioni di dipendenti pubblici, niente fondi per assistenza pubblica, istruzione, ministeri, agenzie governative e persino il Pentagono; tutto questo, ha aggiunto, non è accaduto nemmeno alla Grecia!!
Con questa situazione appare comprensibile la sconfitta patita dai “democratici” nelle elezioni di medio termine: la gente si è accorta che il dissesto è altissimo e che la parola “austerity” pronunciata dal governo appare come un “pannicello caldo” che non ce la fa a riscaldare una economia che – sia pure con la crescita dell’economia privata - non sblocca il deficit mostruoso del bilancio.
Ed infatti il messaggio dei repubblicani – affidato all’ala estremista del “Tea Party” – recita una litania che descrive un futuro di lacrime e di sangue e che chiede con insistenza al Presidente di avviare un concreto risanamento basato principalmente sui tagli alle spese e non su un aumento significativo della tassazione del settore privato.
La maggiore imputata di questa drammatica situazione del bilancio statale è stata indicata nella “Riforma Sanitaria”, provvedimento fortemente voluto e alla fine realizzato da Obama, ma i cui costi hanno fatto sballare qualsiasi budget, senza peraltro che la gente ne sia soddisfatta sotto il profilo dei vantaggi ottenuti.
A questo proposito il Presidente ha replicato con una frase intrisa di candore: “se qualcuno ha idee nuove per renderla migliore e meno costosa, si faccia avanti: sono pronto a correggerla”; ecco la forza di Obama: riuscire a dire queste cose!!
Il primo ad andare contro corrente è stato il Ministro del Tesoro, quel Bernanke messo da Obama in quanto “ben visto” dalla finanza pubblica; dal suo entourage è partita una dichiarazione che gela gli spiriti bollenti dello staff del Presidente: “la crescita USA sta continuando ma è ancora troppo lenta e quindi non riesce a migliorare significativamente il mercato del lavoro” che registra una disoccupazione del 9%.
Per cercare di ripianare un bilancio che è avviato a raggiungere un deficit di 1,5/trilioni di dollari, Obama non può esimersi da fare alcuni tagli (peraltro ancora non precisati); l’unica modifica –assai generica – è il congelamento per 5 anni delle “spese discrezionali” (escluse quelle per le Forze Armate), che nel 2010 sono state di 538/milioni di dollari: per gli analisti finanziari, “una goccia nel mare dei debiti”. Insomma, il dissesto del bilancio americano è così profondo che da molte parti si lancia un monito che può apparire “una bestemmia”: rischiamo di fare la fine della Grecia. Lo scrive Michael Gerson sul ”Washington Post”.
Ed a questo concetto ha fatto eco la “politica”, cioè la parte repubblicana che adesso è in maggioranza al Congresso, ed il cui Speaker (ovviamente repubblicano) ha annunciato che fra una decina di giorni il governo americano potrebbe ritrovarsi paralizzato, cioè non più in grado di far fronte ai suoi obblighi finanziari; quindi niente stipendi per i milioni di dipendenti pubblici, niente fondi per assistenza pubblica, istruzione, ministeri, agenzie governative e persino il Pentagono; tutto questo, ha aggiunto, non è accaduto nemmeno alla Grecia!!
Con questa situazione appare comprensibile la sconfitta patita dai “democratici” nelle elezioni di medio termine: la gente si è accorta che il dissesto è altissimo e che la parola “austerity” pronunciata dal governo appare come un “pannicello caldo” che non ce la fa a riscaldare una economia che – sia pure con la crescita dell’economia privata - non sblocca il deficit mostruoso del bilancio.
Ed infatti il messaggio dei repubblicani – affidato all’ala estremista del “Tea Party” – recita una litania che descrive un futuro di lacrime e di sangue e che chiede con insistenza al Presidente di avviare un concreto risanamento basato principalmente sui tagli alle spese e non su un aumento significativo della tassazione del settore privato.
La maggiore imputata di questa drammatica situazione del bilancio statale è stata indicata nella “Riforma Sanitaria”, provvedimento fortemente voluto e alla fine realizzato da Obama, ma i cui costi hanno fatto sballare qualsiasi budget, senza peraltro che la gente ne sia soddisfatta sotto il profilo dei vantaggi ottenuti.
A questo proposito il Presidente ha replicato con una frase intrisa di candore: “se qualcuno ha idee nuove per renderla migliore e meno costosa, si faccia avanti: sono pronto a correggerla”; ecco la forza di Obama: riuscire a dire queste cose!!