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lunedì, febbraio 07, 2011

COME STIAMO ANDANDO? 

Nella nostra cara Europa, ci sono sintomi diversi tra zona e zona circa l’andamento della famosa e maledettissima crisi: da una parte ci sono Germania e un gradino sotto Francia e Gran Bretagna, sotto ancora veleggiamo noi che abbiamo il grosso problema dello smisurato debito pubblico che si è ormai attestato al 120% del Pil, cioè quasi il doppio di quanto gli economisti consigliano.
Ci sono alcuni dati tendenziali che la dicono lunga su come ci stiamo comportando: uno di questi è una sorta di illegalità di piccolo cabotaggio che ormai sembra diffusa e consolidata: nella mia città è stato arrestato un antiquario e la sua “badante” che esercitavano il vecchio mestiere dell’usuraio”, con tassi applicati anche del 4.000 per cento; e dall’altra parte del mio pensiero, c’è la relazione del comitato “anti-racket e usura” che segnala come nell’intero 2010 sia arrivata una sola domanda di aiuto; il che,a mio parere, sta ad indicare una sostanziale acquisita omertà nei confronti di questi reati.
Un altro esempio è quello del rinvio a giudizio di diciassette persone, tra dirigenti pubblici e piccoli imprenditori, accusati di turbativa d’asta, ovvero di piccole ma sistematiche azioni corruttive in cambio della certezza di avere altrettanti piccoli ma continuativi affidamenti di lavori.
Sembra insomma che la gente – sia essa imprenditori piccoli e medio piccoli – si sia abituata a questo andazzo fraudolento per cui senza la corruttela non si ottiene niente; e non si ottiene neppure che coloro che sono preposti al controllo delle misure antinfortunistiche, facciano il proprio dovere, cosicché nella mia regione, si è raggiunto il numero altissimo di ben 66/mila infortuni nel 2010.
Intanto, per cercare di sistemare un debito pubblico imponente che ci tarpa le ali, rispunta fuori l’idea della “patrimoniale”: si tratterebbe, se ho capito bene – di una misura provvisoria che dovrebbe servire unicamente a tagliare il nostro debito ed il conseguente interesse passivo che l’Erario paga agli investitori e che si aggira sul 5% del disavanzo. Le modalità di applicazione dovrebbero essere molto semplici: individuata la base da tassare – il tetto cioè oltre il quale applicare la norma – si deve trovare i patrimoni da sottoporre alla tassazione e questo non è cosa semplice in questo nostro Paese in cui i nonni con pensione sociale sono gravati dall’intestazione di alcune Ferrari e Posche (l’ho visto con i miei occhi); sulla somma di questi beni che saranno indicati specificatamente, si applicherà un’aliquota ed il tutto produrrà un gettito che verrà – lo ripeto ancora una volta – devoluto al taglio del debito pubblico.
Per mettere in piedi questa norma, bisognerebbe trovare un accordo di massima tra i due schieramenti politici presenti in Parlamento, ma con la situazione attuale (elezioni si, elezioni no) non vedo come ciò possa avvenire, quindi siamo in alto mare e si naviga a vista. Comunque, sia chiaro che se non si mette mano a qualche disposizione che faccia pagare più tasse a coloro che possiedono patrimoni ingenti ed anche a tutti quelli che vivono di “speculazioni”, la nostra situazione economica non si raddrizza e si rimane con il macigno del debito pubblico attaccato al collo di un povero disperato che cerca di non affogare. L’impopolarità di mettere le mani in tasca agli italiani si paga con i risultati elettorali, quindi nessuno ha il coraggio per lanciare l’ipotesi della patrimoniale e perciò si resta nell’immobilismo ad aspettare la manna dal cielo, ma bisogna che qualche politico cominci a fare il proprio dovere, che è essenzialmente quello di “scegliere” il bene comune e non fare “piaceri” a destra e a manca. Chiaro??

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