sabato, gennaio 22, 2011
L'ETICA
Con il termine etica, s’intende – secondo il “Devoto-Oli” – l’indagine intorno al comportamento pratico dell’uomo (cioè dell’essere umano) di fronte ai due concetti riguardanti il suo modo di agire: il bene o il male.
Facciamo prima alcuni esempi del comportamento di alcune persone: come possiamo definire quelle madri o quelle sorelle maggiori che a questa gioventù – bella ma con poco cervello – che viene svenduta al mercato delle scorciatoie per il successo, si raccomandano con le fortunate prescelte: “tesoro, questo ci risolve tanti problemi a tutti noi” e che aggiungono “quanto ti sei fatta dare questa volta?”.
Queste giovani, belle e sceme, e quelle altre che appaiono dalle statistiche come “precarie”, appartengono a due mondi diversi, anzi contrapposti, oppure sono tutti sullo stesso pianeta? E qui forse vale la pena introdurre il concetto di “etica” che ho sopra riportato e integrarlo con i comportamenti concreti che dovrebbero educare questa massa di giovani – sfortunati nel periodo della crisi – a tenere diritta la schiena, come si diceva una volta; ma sia chiaro che a questi giovani l’etica deve insegnarla qualcuno; chi? La Chiesa? La scuola? La famiglia?
Della Chiesa non possiamo dimenticare le parole che instancabilmente il Papa rivolge “urbi et orbi” e con le quali ricorda le vere, autentiche priorità della vita: l’onestà, la rettitudine, il senso dell’onore; dei miei lontani studi filosofici ricordo che Aristotele, nell’ “Etica”, sosteneva che “l’onore è il premio della virtù e del ben fare”.
C’è qualcuno che nella scuola o anche nella famiglia sostenga questa teoria a scapito dell’edonismo e del materialismo oggi imperante? La scuola mi sembra sempre più rattrappita su concetti da una parte astratti e dall’altra troppo concreti, espressione di una società malata che non vuole assolutamente essere guarita.
La famiglia, da parte sua, ha come modello i giovani che vede e osanna alla televisione, quelli che partecipano al “Grande Fratello” oppure ad “Amici”, tutte trasmissioni guardate in maggioranza dagli adulti piuttosto che dai giovani.
E cosa pensate che recepiscano questi adulti? Sicuramente che la famiglia del giovane che vince il “Grande Fratello” è molto fortunata; e i genitori del ragazzo che vince le selezioni di “Amici”, possono dormire sonni tranquilli per il futuro. Chiaro il concetto?
Appare quindi difficile spiegare loro che indirizzare la figlia verso il “mestiere” della puttana (ora si chiama Escort ma è la stessa cosa) è forse più lucroso, ma eticamente più degradante di impiegarla ai Grandi Magazzini come commessa!!
Come possiamo fare a rimettere al centro dell’attenzione il fatto che chiunque svolga una attività con passione e la svolga bene, è degno di grande ammirazione anche se non va mai in televisione? Non è facile, ma lo spunto deve venire dalla scuola che dovrebbe mostrare ai ragazzi che “l’immagine del successo non è il successo”, quindi insegni loro la differenza tra finzione e realtà e altre cose che da anni vado predicando – inascoltato sempre più – con la finalità di rendere l’uomo contemporaneo libero di fronte all’uso smodato dei mass-media.
Ma questo per quanto riguarda i ragazzi! E i genitori chi dovrebbe educarli? Dico questo perché come espongo all’inizio di queste mio post, in moltissimi casi sono loro a mostrarsi più “indegni”, con richieste ed atteggiamenti che mal si conciliano con il loro ruolo; qui dovrebbe intervenire lo Stato e, attraverso qualcosa che al momento non so indicare, “rimandare” a scuola gli adulti e insegnare loro l’ABC dell’educazione all’immagine; ma c’è qualcuno che ritenga tutto questo possibile?? Io, purtroppo no!!
Facciamo prima alcuni esempi del comportamento di alcune persone: come possiamo definire quelle madri o quelle sorelle maggiori che a questa gioventù – bella ma con poco cervello – che viene svenduta al mercato delle scorciatoie per il successo, si raccomandano con le fortunate prescelte: “tesoro, questo ci risolve tanti problemi a tutti noi” e che aggiungono “quanto ti sei fatta dare questa volta?”.
Queste giovani, belle e sceme, e quelle altre che appaiono dalle statistiche come “precarie”, appartengono a due mondi diversi, anzi contrapposti, oppure sono tutti sullo stesso pianeta? E qui forse vale la pena introdurre il concetto di “etica” che ho sopra riportato e integrarlo con i comportamenti concreti che dovrebbero educare questa massa di giovani – sfortunati nel periodo della crisi – a tenere diritta la schiena, come si diceva una volta; ma sia chiaro che a questi giovani l’etica deve insegnarla qualcuno; chi? La Chiesa? La scuola? La famiglia?
Della Chiesa non possiamo dimenticare le parole che instancabilmente il Papa rivolge “urbi et orbi” e con le quali ricorda le vere, autentiche priorità della vita: l’onestà, la rettitudine, il senso dell’onore; dei miei lontani studi filosofici ricordo che Aristotele, nell’ “Etica”, sosteneva che “l’onore è il premio della virtù e del ben fare”.
C’è qualcuno che nella scuola o anche nella famiglia sostenga questa teoria a scapito dell’edonismo e del materialismo oggi imperante? La scuola mi sembra sempre più rattrappita su concetti da una parte astratti e dall’altra troppo concreti, espressione di una società malata che non vuole assolutamente essere guarita.
La famiglia, da parte sua, ha come modello i giovani che vede e osanna alla televisione, quelli che partecipano al “Grande Fratello” oppure ad “Amici”, tutte trasmissioni guardate in maggioranza dagli adulti piuttosto che dai giovani.
E cosa pensate che recepiscano questi adulti? Sicuramente che la famiglia del giovane che vince il “Grande Fratello” è molto fortunata; e i genitori del ragazzo che vince le selezioni di “Amici”, possono dormire sonni tranquilli per il futuro. Chiaro il concetto?
Appare quindi difficile spiegare loro che indirizzare la figlia verso il “mestiere” della puttana (ora si chiama Escort ma è la stessa cosa) è forse più lucroso, ma eticamente più degradante di impiegarla ai Grandi Magazzini come commessa!!
Come possiamo fare a rimettere al centro dell’attenzione il fatto che chiunque svolga una attività con passione e la svolga bene, è degno di grande ammirazione anche se non va mai in televisione? Non è facile, ma lo spunto deve venire dalla scuola che dovrebbe mostrare ai ragazzi che “l’immagine del successo non è il successo”, quindi insegni loro la differenza tra finzione e realtà e altre cose che da anni vado predicando – inascoltato sempre più – con la finalità di rendere l’uomo contemporaneo libero di fronte all’uso smodato dei mass-media.
Ma questo per quanto riguarda i ragazzi! E i genitori chi dovrebbe educarli? Dico questo perché come espongo all’inizio di queste mio post, in moltissimi casi sono loro a mostrarsi più “indegni”, con richieste ed atteggiamenti che mal si conciliano con il loro ruolo; qui dovrebbe intervenire lo Stato e, attraverso qualcosa che al momento non so indicare, “rimandare” a scuola gli adulti e insegnare loro l’ABC dell’educazione all’immagine; ma c’è qualcuno che ritenga tutto questo possibile?? Io, purtroppo no!!