lunedì, gennaio 24, 2011
LA SPESA DEGLI ITALIANI
La nostra “ricchezza” fa fatica a recuperare le perdite della crisi e quindi la cosiddetta capacità di spesa continua a scendere; la frase è di una ovvietà disarmante, ma debbo scriverla: “meno introiti nelle buste paga e di conseguenza meno acquisti fatti”.
Se vogliamo scendere nei dettagli, sembra che nelle buste paga dei nostri dipendenti – operai e impiegati – siano entrati ben 4,6/miliardi di euro in meno; questo deriva da un incremento pazzesco del ricorso alla Cig (Cassa integrazione guadagni) alla quale sarebbero affluiti la bellezza di 580.00 lavoratori (una città di medie dimensioni!!), per una durata di 1,2miliardi di ore autorizzate nel 2010; per finire questa sequela di cifre, ad ogni dipendente in cassa integrazione sono mancati, a fine anno, 8.000 euro; e se ci pensate bene, se ne comprano di cose con questa cifra!!
Assodato che ci sono state delle cifre molto alte che non sono entrate nelle tasche dei lavoratori, ci dobbiamo chiedere che fine hanno fatto: se volete la mia opinione sono rimaste nei bilanci “a nero” di moltissime aziende ed hanno quindi arricchito ancora di più l’imprenditoria rapace e speculativa; ma questa è solo la mia idea – che ho già esposto altre volte – e nessuno mi ha ripreso; adesso aggiungo che è proprio verso queste categorie che dovrebbe essere puntato il “fucile” del fisco: dico questo perché, se fate mente locale, vedrete che ci sono “categorie” che sono andate meglio di prima, altre che sono andate in maniera similare ed infine quelle che sono andate peggio.
Ed anche qui ho la mia idea: le strutture nelle quali si annovera il lavoratore medio, la piccola borghesia, insomma la gente comune, sono quelli che hanno risentito di più della crisi, mentre quelle di cui fa parte l’alta borghesia ed il ceto imprenditoriale sono andate meglio di prima; questi ultimi sono quelli che dovrebbero pagare più tasse!!
Ed allora vediamoli un po’ meglio questi ceti sociali: la società, grosso modo, è suddivisa in quattro strati, dei quali il primo e l’ultimo rappresentano rispettivamente i grandi ricchi e i grandi poveri; queste due strutture incidono poco sul movimento dell’economia a seguito della crisi, perché i primi non ne hanno risentito quasi per niente e gli altri….pure, anche se in senso opposto: i primi continuano a comprare come prima e gli ultimi della società continuano a “non comprare” come prima.
In mezzo a questi due ceti ci sono gli altri due: la media borghesia ed il proletariato; il primo è quello che forse ha risentito di più della situazione e una parte dei suoi aderenti è finito nel ceto inferiore (il proletariato), mentre pochi hanno avuto la promozione a quello superiore; il proletariato – che a detta dell’ingenuo Carlo Marx avrebbe dovuto “fare la rivoluzione” – ha un solo desiderio, alla faccia della rivoluzione: fare parte della media borghesia, ma durante questa crisi non è stato possibile il travaso, mentre si è verificato una retrocessione di molti proletari verso i “grandi poveri” e quindi ci sono state minori possibilità di acquisti nell’anno appena trascorso.
In concreto, i minori acquisti si sono avuti da parte della media borghesia e, in parte, anche del proletariato; entrambe le cedenze sono state solo in parte ammortizzate dai “grandi ricchi” e quindi vediamo chi sono questi fortunati: si tratta di una categoria formata essenzialmente da gente che “ruba” – al fisco e al cliente – e quindi è difficile individuarli; sono coloro che hanno grandi auto e fanno grandi vacanze, in particolare all’estero, in quanto possono permettersi di utilizzare una parte del “nero” guadagnato nel periodo; sono anche i grandi speculatori, coloro cioè che non fanno girare i loro denari per creare benessere ma solo per aumentare la loro ricchezza e sono anche dei “protetti” dei partiti politici; è chiaro l’identikit? Ne conoscete qualcuno?
Se vogliamo scendere nei dettagli, sembra che nelle buste paga dei nostri dipendenti – operai e impiegati – siano entrati ben 4,6/miliardi di euro in meno; questo deriva da un incremento pazzesco del ricorso alla Cig (Cassa integrazione guadagni) alla quale sarebbero affluiti la bellezza di 580.00 lavoratori (una città di medie dimensioni!!), per una durata di 1,2miliardi di ore autorizzate nel 2010; per finire questa sequela di cifre, ad ogni dipendente in cassa integrazione sono mancati, a fine anno, 8.000 euro; e se ci pensate bene, se ne comprano di cose con questa cifra!!
Assodato che ci sono state delle cifre molto alte che non sono entrate nelle tasche dei lavoratori, ci dobbiamo chiedere che fine hanno fatto: se volete la mia opinione sono rimaste nei bilanci “a nero” di moltissime aziende ed hanno quindi arricchito ancora di più l’imprenditoria rapace e speculativa; ma questa è solo la mia idea – che ho già esposto altre volte – e nessuno mi ha ripreso; adesso aggiungo che è proprio verso queste categorie che dovrebbe essere puntato il “fucile” del fisco: dico questo perché, se fate mente locale, vedrete che ci sono “categorie” che sono andate meglio di prima, altre che sono andate in maniera similare ed infine quelle che sono andate peggio.
Ed anche qui ho la mia idea: le strutture nelle quali si annovera il lavoratore medio, la piccola borghesia, insomma la gente comune, sono quelli che hanno risentito di più della crisi, mentre quelle di cui fa parte l’alta borghesia ed il ceto imprenditoriale sono andate meglio di prima; questi ultimi sono quelli che dovrebbero pagare più tasse!!
Ed allora vediamoli un po’ meglio questi ceti sociali: la società, grosso modo, è suddivisa in quattro strati, dei quali il primo e l’ultimo rappresentano rispettivamente i grandi ricchi e i grandi poveri; queste due strutture incidono poco sul movimento dell’economia a seguito della crisi, perché i primi non ne hanno risentito quasi per niente e gli altri….pure, anche se in senso opposto: i primi continuano a comprare come prima e gli ultimi della società continuano a “non comprare” come prima.
In mezzo a questi due ceti ci sono gli altri due: la media borghesia ed il proletariato; il primo è quello che forse ha risentito di più della situazione e una parte dei suoi aderenti è finito nel ceto inferiore (il proletariato), mentre pochi hanno avuto la promozione a quello superiore; il proletariato – che a detta dell’ingenuo Carlo Marx avrebbe dovuto “fare la rivoluzione” – ha un solo desiderio, alla faccia della rivoluzione: fare parte della media borghesia, ma durante questa crisi non è stato possibile il travaso, mentre si è verificato una retrocessione di molti proletari verso i “grandi poveri” e quindi ci sono state minori possibilità di acquisti nell’anno appena trascorso.
In concreto, i minori acquisti si sono avuti da parte della media borghesia e, in parte, anche del proletariato; entrambe le cedenze sono state solo in parte ammortizzate dai “grandi ricchi” e quindi vediamo chi sono questi fortunati: si tratta di una categoria formata essenzialmente da gente che “ruba” – al fisco e al cliente – e quindi è difficile individuarli; sono coloro che hanno grandi auto e fanno grandi vacanze, in particolare all’estero, in quanto possono permettersi di utilizzare una parte del “nero” guadagnato nel periodo; sono anche i grandi speculatori, coloro cioè che non fanno girare i loro denari per creare benessere ma solo per aumentare la loro ricchezza e sono anche dei “protetti” dei partiti politici; è chiaro l’identikit? Ne conoscete qualcuno?