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martedì, gennaio 04, 2011

ANCORA DUE PAROLE SUL NUOVO ANNO 

Il 2011 si è trovato davanti un paio di questioni che definire spinose è poco: la prima è la vicenda Battisti/Brasile, della quale scriverò sul prossimo post e l’altra è la “guerra” che si fanno i cattolici-copti ed i mussulmani. Per quanto riguarda i copti – sia quelli egiziani che quelli etiopi – sembra che la differenziazione con la Chiesa cattolica Romana stia nella non accettazione della duplicità (divina e umana) della figura di Cristo; diciamo che si tratta di una scissione che – ai nostri tempi – si direbbe eseguita per incrementare i posti di comando, ma non vado oltre per non essere blasfemo
Circa tre mesi addietro, in Iraq, un commando di seguaci locali di Al Qaeda uccise due sacerdoti e 44 fedeli bella cattedrale cattolica intitolata alla Vergine del Perpetuo Soccorso; questo attentato – regolarmente rivendicato dagli islamici iracheni – venne motivato con il fatto che le mogli di due preti copti egiziani erano state rinchiuse in un Monastero per impedire la loro conversione all’Islam; gli assalitori diedero 48 ore di tempo per “liberare” le donne; in caso contrario si sarebbe ripetuta la strage di allora.
Puntuali, anzi con un po’ di ritardo, la strage è stata ripetuta proprio in casa dei copti che avevano dato origine alla vicenda – gli egiziani – ed infatti ad Alessandria un’altra autobomba ha mietuto 21 cattolici che si trovavano nella Chiesa dei Santi, annunciando, attraverso la “rete elettronica dei mujiaheddin”, che la cosa non finisce qui e che se le due donne di cui sopra si parla non verranno “rilasciate”, la strage di Alessandria sarà una goccia in un mare di morte.
I miei lettori avranno notato che la vicenda nasce a Bagdad e prosegue in Egitto; come mai questo spostamento del fronte di resistenza anti-cattolici? Quale potrebbe essere il motivo di questo cambiamento del teatro operativo? A mio giudizio i motivi sono due: il primo riguarda l’Egitto e l’immagine che Al Qaeda vuol dare di questo Paese, in procinto di andare a nuove elezioni che dovrebbero sostituire il vetusto Mubarak ed il secondo è la “disponibilità” di molti fondamentalisti islamici che si stanno spostando dall’Iraq e dall’Afghanistan verso il nuovo fronte di battaglia: l’Egitto.
Questo Paese, da sempre considerato un autentico monolite filo occidentale, comincia a far trasparire la sua reale consistenza che è fatta di molti fondamentalisti: si parla di oltre il 15% di popolazione filo islamica; con questi presupposti, il futuro dell’Egitto per quanto riguarda la sua posizione nello scacchiere internazionale, è tutta da decifrare.
Purtroppo, quando si fronteggiano posizioni religiose diverse, siamo alla frutta: non c’è più modo di fermare le morti e le devastazioni.
Sempre sulla stessa lunghezza d’onda, mi sembra di dover collocare l’ennesima morte di un militare italiano – un alpino – in terra afgana, proprio nella zona dove maggiore è la raccolta del papavero da oppio (non dimentichiamoci che sono miliardi di dollari).
Insomma, possiamo dire che tutto il Medio Oriente è in pieno fermento e la presenza di soldati occidentali non riesce a fermare questo stillicidio di morte; ed allora cosa ci stanno a fare? A proteggere “interessi” delle Nazioni impegnate in questa guerra atipica, come ebbe a dire “fuori dai denti” la Cancelliera Merkel?
Può darsi, anzi, la cosa mi convincerebbe per l’impegno che stiamo mettendo in campo, ma allora bisogna che – sia pure sottovoce – la cosa venga fatta conoscere anche al popolo italiano (ed anche alla gente delle altre Nazioni le cui truppe sono presenti in Afghanistan) e si smetta di parlare di “eroe di una guerra che è a tutela della nostra libertà” ogniqualvolta un nostro ragazzo ci rimette la pelle; siamo seri e lasciamo perdere; chiaro il concetto??

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