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sabato, dicembre 25, 2010

LA “GELMINI” E’ LEGGE: FINIRA’ LA PROTESTA? 

Dopo l’approvazione del Senato, il Disegno di Legge “Gelmini” è legge; ossia, diciamo meglio, ci vorranno almeno una cinquantina di decreti attuativi per rendere operativa la norma, ma di questo se ne riparlerà; intanto facciamo qualche riflessione sul decreto.
L’occhiata fuggevole che ho dato alla norma, o meglio quello che è stato pubblicato sui giornali, non mi ha concesso di trovare le motivazioni per la grandissima confusione che si è creata nell’ambiente studentesco e che – a detta dei protagonisti – non è ancora finita, ma si trasferisce all’interno delle Università.
Il decreto, anzitutto, pone uno stop a quella che a mio giudizio è la madre di tutte le “marachelle”: alludo a “parentopoli”, quel sistema presente in molte Università italiane, in cui “tutta la famiglia” procede verso una “carriera condivisa”: padre Rettore, figli Presidi di facoltà, nipoti Professori ordinari. Tutto questo non dovrebbe più accadere, in quanto si stabilisce che per partecipare ai concorsi non si dovranno avere all’interno dell’ateneo parentele fino al quarto grado; inoltre, i rettori non potranno più essere reiterati nella carica, dato che è previsto un solo mandato per la durata di sei anni.
Insomma, le norme che modificano l’attuale regolamento, non mi sembrano tali da poter generare tutto il bordello che abbiamo vissuto; quindi ci deve essere dell’altro e allora - fatta salva la buona o cattiva fede che non mi interesse su queste pagine – dico che alla base di tutto c’è “la disperazione” che ha preso alla gola i nostri giovani e li ha condotti in strada, a imbrattare le vetrine e a incendiare le auto.
Non li scuso, ma cerco di capirne le ragioni, proprio partendo da una affermazione di uno scrittore francese del secolo scorso, Paul Nizan, che diceva: “avevo vent’anni; non permetterò mai a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”. Essere giovani non è facile specie oggi che vengono a mancare tutti i “nostri” valori e che né la famiglia e tanto meno la scuola può insegnare loro quello che servirà nella vita futura: non lo insegnano perché neppure loro (genitori ed insegnanti) lo sanno!!
Ed allora il futuro è così buio e impenetrabile che genera automaticamente la disperazione, nei giovani – per primi – e subito dopo nei parenti che li seguono; oggi nessuno può dire ad un ventenne che cosa fare per essere felice da adulto, a meno di non volerlo coinvolgere in una forma di edonismo vuoto e privo di ideali, ma tanto caro ai loro genitori: auto di lusso, vacanze costose e bella casa in città.
Ma dato che il peggiore danno che un adulto può fare nei confronti di un giovane è quello di non fargli vedere i loro errori, voglio ricordare che in contemporanea si sono avute proteste degli studenti inglesi, ma queste avevano una finalità ben precisa ed uno specifico motivo: il governo ha triplicato le rette universitarie e questo era l’oggetto della lotta; da noi, siamo andati avanti a slogan che volevano dire tutto ed il suo contrario; insomma, non c’è stato uno straccio di argomento preciso che fosse in contestazione e che potesse essere compreso dalla gente; mi spiego, se fosse stato detto che la riforma Gelmini imponeva agli studenti interrogati di rispondere stando in ginocchio (scusate l’assurdo, ma è tanto per spiegare) si sarebbe potuto capire anche noi non addetti ai lavori, da cosa nasceva la vibrante protesta; ma così, solo con qualche slogan non si capisce; ragazzi, avere vent’anni non sarà bello, ma state certi che questa età non ritorna e quindi non buttatela via in vuote manifestazioni; ve lo dico per esperienza, perché l’abbiamo fatto anche noi negli anni ’70 e guardate come ci siamo ritrovati. Quindi, spiegate le cose per cui lottate, anche al negoziante a cui imbrattate la vetrina (e non solo a Napolitano) e vedrete che molti “vecchi” capiranno!!

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