lunedì, dicembre 13, 2010
KAMIKAZE
Per ora non sono moltissimi i kamikaze che “esercitano” in Europa, ma qualcuno c’è ed infatti, uno di loro si è fatto saltare in aria nel centro di Stoccolma, mentre la gente si aggirava per i negozi in cerca del regalo di Natale; delle sei bombe che portava alla cintura ne è scoppiata fortunatamente solo una che è stata decisiva per lui e che ha solo ferito due ignari passanti.
L’attentatore è un irakeno di 29 anni, arrivato in Europa nel 1992 per frequentare l’Università di Luton, in Gran Bretagna, dove si è laureato nel 2005; attualmente l’uomo vive in una cittadina a circa 200 chilometri da Stoccolma insieme alla moglie e due figlie; ha lasciato un testamento in cui afferma che “i vostri figli moriranno e anche le vostre figlie e i vostri fratelli, così come muoiono le nostre sorelle e i nostri figli”.
La rivendicazione di Al Qaeda fa riferimento alla presenza di truppe svedesi in Afghanistan ed alle “famose” vignette satiriche su Maometto realizzate dal disegnatore svedese Lars Vilks.
Quello che ho narrato qui sopra è il tipico esempio di come agisce un kamikaze, ma vediamo la genesi di questa figura che l’occidente non riesce a capire: anzitutto diciamo subito che quella parola significa – in giapponese – “vento divino”, in memoria di una tempesta che nel 1570 fece naufragare una flotta mongola che stava per invadere il Giappone; successivamente con lo stesso nome vennero chiamati gli aviatori giapponesi che nella seconda guerra mondiale andavano a schiantarsi con l’aereo carico di bombe contro le navi nemiche: bersaglio preferito le portaerei.
Il sacrificio del pilota era il prezzo da pagare per cercare l’affondamento di un grosso mezzo navale nemico; da aggiungere che esecutori e vittime erano entrambi “soggetti armati”, operanti in una guerra bestiale che stava facendo milioni di vittime; ma i kamikaze di oggi non sono più in questa posizione, ma agiscono come terroristi che raramente operano contro bersagli militari, ma se la prendono principalmente contro vittime civili, alla ricerca della paura collettiva che discende dal non sapere da quale parte potrà arrivare il pericolo.
Nessun nazionalismo può arrivare a far saltare in aria i propri adepti, ma solo un malefico connubio tra politica e religione può generare questi mostri, nella realtà giovani plagiati a loro volta, intimamente “innocenti” che subiscono un tale lavaggio del cervello che li imbarbarisce insegnando loro l’odio come viatico della redenzione e promettendo loro il Paradiso, dove troveranno il Profeta che li accompagnerà ad incontrare un certo numero di giovani vergini, pronte a concedersi agli eroici attentatori.
A mio modo di vedere, se uno Stato o una compagine strutturata come Al Qaeda riesce a trovare un certo numero di “suicidi a comando”, possiede il più forte armamento che si possa avere (altro che atomiche!”!); ricordo che il Generale De Gaulle ebbe a dire, dopo uno dei tanti attentati a lui rivolti, che “se uno è disposto a scambiare la sua vita con la mia, non c’è scorta che tenga: prima o poi vincerà lui”!!.
Ma se questi attentatori sono la mano armata dell’Islam politico, dobbiamo chiederci se stanno facendo la guerra all’occidente – ovviamente la guerra tradizionale, quella che tutti noi conosciamo – oppure se si tratta di una sorta di rivoluzione sotterranea, qualcosa di molto simile agli attentati di ogni rivoluzione che si rispetti; non è affatto facile rispondere a questo quesito e identificare con chiarezza quello che sta accadendo, ma se pensate che Al Qaeda ha detto di avere un migliaio di giovani che si offrono per “un incarico suicida”, non c’è’ da stare per niente tranquilli!!
L’attentatore è un irakeno di 29 anni, arrivato in Europa nel 1992 per frequentare l’Università di Luton, in Gran Bretagna, dove si è laureato nel 2005; attualmente l’uomo vive in una cittadina a circa 200 chilometri da Stoccolma insieme alla moglie e due figlie; ha lasciato un testamento in cui afferma che “i vostri figli moriranno e anche le vostre figlie e i vostri fratelli, così come muoiono le nostre sorelle e i nostri figli”.
La rivendicazione di Al Qaeda fa riferimento alla presenza di truppe svedesi in Afghanistan ed alle “famose” vignette satiriche su Maometto realizzate dal disegnatore svedese Lars Vilks.
Quello che ho narrato qui sopra è il tipico esempio di come agisce un kamikaze, ma vediamo la genesi di questa figura che l’occidente non riesce a capire: anzitutto diciamo subito che quella parola significa – in giapponese – “vento divino”, in memoria di una tempesta che nel 1570 fece naufragare una flotta mongola che stava per invadere il Giappone; successivamente con lo stesso nome vennero chiamati gli aviatori giapponesi che nella seconda guerra mondiale andavano a schiantarsi con l’aereo carico di bombe contro le navi nemiche: bersaglio preferito le portaerei.
Il sacrificio del pilota era il prezzo da pagare per cercare l’affondamento di un grosso mezzo navale nemico; da aggiungere che esecutori e vittime erano entrambi “soggetti armati”, operanti in una guerra bestiale che stava facendo milioni di vittime; ma i kamikaze di oggi non sono più in questa posizione, ma agiscono come terroristi che raramente operano contro bersagli militari, ma se la prendono principalmente contro vittime civili, alla ricerca della paura collettiva che discende dal non sapere da quale parte potrà arrivare il pericolo.
Nessun nazionalismo può arrivare a far saltare in aria i propri adepti, ma solo un malefico connubio tra politica e religione può generare questi mostri, nella realtà giovani plagiati a loro volta, intimamente “innocenti” che subiscono un tale lavaggio del cervello che li imbarbarisce insegnando loro l’odio come viatico della redenzione e promettendo loro il Paradiso, dove troveranno il Profeta che li accompagnerà ad incontrare un certo numero di giovani vergini, pronte a concedersi agli eroici attentatori.
A mio modo di vedere, se uno Stato o una compagine strutturata come Al Qaeda riesce a trovare un certo numero di “suicidi a comando”, possiede il più forte armamento che si possa avere (altro che atomiche!”!); ricordo che il Generale De Gaulle ebbe a dire, dopo uno dei tanti attentati a lui rivolti, che “se uno è disposto a scambiare la sua vita con la mia, non c’è scorta che tenga: prima o poi vincerà lui”!!.
Ma se questi attentatori sono la mano armata dell’Islam politico, dobbiamo chiederci se stanno facendo la guerra all’occidente – ovviamente la guerra tradizionale, quella che tutti noi conosciamo – oppure se si tratta di una sorta di rivoluzione sotterranea, qualcosa di molto simile agli attentati di ogni rivoluzione che si rispetti; non è affatto facile rispondere a questo quesito e identificare con chiarezza quello che sta accadendo, ma se pensate che Al Qaeda ha detto di avere un migliaio di giovani che si offrono per “un incarico suicida”, non c’è’ da stare per niente tranquilli!!