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martedì, dicembre 07, 2010

ANCORA DUE PAROLE SU WIKILEAKS 

Torno sulla vicenda Wikileaks per fare alcuni paragoni – per me ovvi – ma che nessuno sulla stampa nazionale ha provato a fare.
Anzitutto ricordo che tutta la vicenda del sito wikileaks.org, prende le mosse dai “rapporti” – confidenziali o top-secret - che partono dalle varie Ambasciate americane, dirette al Dipartimento di Stato USA e riguardanti sia cose serie del Paese di riferimento, che “pettegolezzi” e “dicerie” sui dirigenti della Nazione che ospita il consolato; dal Dipartimento di Stato, le notizie prendevano la strada del sito “pirata” messo in piedi dall’australiano Assange e a fare quest’ultima operazione erano uno o più impiegati o dirigenti della struttura americana che fa riferimento al Ministero degli Esteri, non sappiamo se per soldi o per senso di “giustizia universale”.
Cambiamo per un momento discorso e facciamo riferimento al periodo, peraltro assai recente, in cui i giornali italiani – qualcuno con maggiore insistenza di altri – avevano preso l’andazzo di pubblicare le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura a carico di varie persone, alcune già note ed altre diventate note dopo questa ventata di notizie rubate.
Ed allora mi chiedo e vi chiedo: che differenza – sotto il profilo sostanziale – possiamo individuare tra il sito pirata e la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche? A mio giudizio, a parte i personaggi implicati – da una parte Capi di Stato o di Governo e dall’altra personaggi malavitosi o anche politici implicati in squallidi affari – la differenza è soltanto nel mezzo: wikileaks pubblica sul proprio sito internet, sul quale si accede attraverso un computer, mentre le “nostre” intercettazioni figuravano con intere paginate all’uopo dedicate, sui maggiori quotidiani e periodici italiani.
Quindi, a parte la normativa – inesistente per i siti internet e poco funzionante per le intercettazioni – le cose sono molto simili e partono dalla stessa matrice: colui che detiene la notizia e decide di renderla pubblica.
Se parlate con un giornalista o meglio, se assimilate Assange ad un nostro direttore di giornale, vedrete che non c’è la minima differenza: entrambi si riferiscono alla “libertà di informare la gente”.
Un piccolo commento: mentre il nostro Paese – ma anche tante altre Nazioni europee – si dibatte nei problemi della crisi economica, i giornali europei – sempre per “difendere la libertà d’informazione” – parlano dei Capi di Stato che si spiano a vicenda oppure sugli abusi sessuali di qualche Premier (il nostro è in testa alla classifica) senza approfondire i problemi del lavoro e del modo di arrivare alla fine del mese.
O meglio, uno delle soluzioni che ci vengono proposte l’ho letto su una rivista: riciclare il cibo “scaduto” che pertanto dovrebbe costare meno: mi viene segnalato – non so se è vero o meno – che la “data di scadenza” apposta sui prodotti alimentari, è tassativa solo se non ha la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”; in quest’ultimo caso, la scadenza che appare sulla confezione può essere tranquillamente spostata di un anno; l’unico alimento che – a detta di una associazione emiliana che si batte contro gli sprechi (Last Minute market) - è il latte fresco che deve essere consumato entro sei giorni dalla mungitura; per tutti gli altri elementi ci sono le due scritte: la prima è “da consumare entro” e la data indicata deve essere rispettata, mentre l’altra “da consumare preferibilmente entro il” può essere spostata di un anno.
Sarà vero o vogliono avvelenarci e quindi toglierci di torno?? Come diceva Andreotti, a pensare male si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre!!

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