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martedì, novembre 02, 2010

LE ELEZIONI IN AMERICA 

Proprio oggi si tengono negli Stati Uniti le elezioni di “mid-term” cioè di metà mandato presidenziale e, come è logico, vengono interpretate da tutti come una sorta di esame per questi primi due anni di mandato svolto da Barack Obama; premetto che quando scrivo queste note non conosco alcun risultato, neppure gli exit-poll.
Si tratta di eleggere 435 deputati , 100 senatori e 37 nuovi governatori; inoltre, in vari stati, sono in pista 160 referendum relativi alle materia più disparate, dalla legalizzazione della coltivazione e del commercio della marijuana all’obbligo di sottoscrivere una assicurazione medica per tutti i cittadini.
Al momento l’unica cosa che conosco è un sondaggio Gallup che indica nel 49% il risultato dei repubblicani e nel 43% quello dei democratici; da notare che nell’attuale Parlamento, i democratico hanno una larga maggioranza: 59 a 41 in Senato e 255 a 178 alla Camera.
Se i dati definitivi confermassero il sorpasso dei repubblicani ai danni dei democratici, si potrebbe affermare che la conduzione del Paese nei prossimi anni sarebbe un problema non da poco per Obama; ma non sarebbe un caso isolato, dato che altre volte i Presidenti si sono ritrovati ad essere in minoranza nel Parlamento eppure il governo del Paese ha funzionato ugualmente (proprio come in Italia!!).
Cosa rimprovera la gente ad Obama? Anzitutto un debito pubblico raddoppiato e questo – per molti americani – è stato fatto per trovare i soldi per ripianare i deficit delle banche americane in crisi per errate speculazioni; gli contestano anche, ovviamente, il provvedimento più importante – che definirei “storico” - attuato da Obama e cioè la riforma sanitaria, il cui costo è stato di un trilione di dollari ed ha lasciato scoperti 22 milioni di cittadini americani: ne è valsa la pena, affermano i repubblicani?
Tra questi ultimi, come ho avuto modo di indicare in un mio post del 17 ottobre, c’è quello che molti analisti politici definiscono il fenomeno “tea party”, alla testa del quale ritroviamo una candidata alla Vice Presidenza sconfitta dall’attuale amministrazione, quella Sarah Palin che ha avuto anche qualche scaldaletto che ora deve fare dimenticare.
Questo partito che utilizza il nome usato per la rivoluzione americana del 1773 contro gli inglesi, ha rianimato il conservatorismo americano e lo stesso partito repubblicano, diventando una sorta di “rivoluzione di base”, popolare non populista, organizzata su una galassia di organizzazioni autonome – ben 647 nell’intero Paese – che senza una vera e propria struttura, senza una autentica ideologia, porta avanti una linea di condotta che si riferisce alla difesa dei valori autentici dei primi coloni americani e lancia uno slogan particolare: “via i socialisti dalla Casa Bianca”.
Con questo scopre un nervo che è ancora dolente in molti elettori moderati americani: votarono per Obama, salvo accorgersi dopo solo un paio di mesi di avere sbagliato cavallo, di avere mandato alla Casa Bianca un leader intenzionato a trapiantare negli States un “socialismo” di tipo europeo; se pensiamo che la parola socialismo fa venire l’orticaria agli americani moderati e tradizionalisti, è facile capire il motivo del successo del “Tea Party”, il quale presenta ben 138 candidati tra Camera e Senato.
Molti cittadini americani riconoscono che Obama ha ereditato un’America malata, ma sostengono anche che il medico chiamata a curarla abbia sbagliato la cura e l’abbia sbagliata per motivi ideologici, gli stessi per cui è diventato un beniamino per l’Europa.
Staremo a vedere, ma comunque sia, anche da noi si risentirà di questi risultati!!

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