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lunedì, novembre 22, 2010

2014: BYE-BYE KABUL; SARA’ VERO? 

“Se continueranno i risultati ottenuti finora nella lotta ai talebani, nel 2011 inizieremo il ritiro delle truppe NATO da combattimento che si concluderà nel 2014”; ricordiamo che l’invasione (la guerra) degli occidentali – capitanati dagli USA – è iniziata nel 2001, poco dopo gli attentati dell’11 settembre contro l’America, con l’obiettivo di “farsi consegnare Bin Laden”, conclamato autore dell’abbattimento delle Torri Gemelle. In realtà gli attacchi aerei – i più vigliacchi – contro l’Afghanistan erano iniziati nel 1998 dopo gli attentati di Al Qeda in Kenia e in Tanzania, attribuiti dagli USA al solito Osama; a questi primi attacchi, i talebani – allora al governo con il Mullah Omar – reagirono con vibrate proteste e, offrirono, anche “l’indicazione di come fare ad uccidere lo sceicco del terrore”: questo a dimostrazione che i talebani non avevano niente a che vedere con il terrorismo, ma volevano solo essere lasciati in pace.
L’operazione non ebbe successo e l’abbattimento delle Torri Gemelle chiuse ogni contatto: gli Stati Uniti capitanarono una coalizione di stati “democratici” volta ad ottenere la cattura di Bin Laden; con i feroci e inumani combattimenti che fecero decine di migliaia di morti tra i militari e il doppio tra i civili, i talebani furono cacciati dal governo centrale e si ritirarono tra le montagne dove iniziarono una sorta di guerriglia che ancora non è stata risolta; al centro, il fantoccio occidentale Karzai – un ricco uomo d’affari impelagato in molti scandali economici e finanziari – cerca di tenere la barra del timone, ma senza gli americani non ha la minima possibilità di riuscirci.
Al momento, i due obiettivi degli occidentali non sono stati raggiunti: Bin Laden, ammesso che esista realmente, non è stato catturato e neppure il Mullah Omar, nonostante la faraonica somma (per il luogo) di 50/milioni di dollari messa in palio per colui che fornirà notizie utili, non è stato individuato e tanto meno catturato.
Poi c’era anche da “insegnare” ai barbari afgani il bello della democrazia e questo è stato fatto con delle elezioni-farsa che li hanno ancora di più allontanati dai riti occidentali; per di più, stiamo anche cercando di insegnare a uomini e donne afgane tutto quello che è il bello dell’occidente, cercando così di occidentalizzare a tappe forzate la popolazione afgana e, in attesa di corrompere anche le loro donne – naturalmente in nome della dignità femminile – cerchiamo di ridurre i loro uomini, così fieri, audaci e coraggiosi, alla stessa stregua di noi occidentali, così pieni di nevrosi e di sessualità irrisolta, di sozzure e di vuoti sentimentali.
Ed è proprio questo che il Mullah Omar ha sempre temuto dai contatti con l’Occidente, di fare “insudiciare” la dignità del popolo afgano dalle “meravigliose conquiste tecnologiche” del civilissimo occidente; la sua visione del mondo è resa molto bene dall’affresco che aveva fatto dipingere di fronte al suo letto nella camera che egli occupava in una modesta villetta: un immenso prato verde attraversato da una autostrada con qualche rada ciminiera nello sfondo; cioè un’Arcadia; un po’ ritoccata.
E con questa allegoria, il Mullah voleva dire che di una cosa era certo: se gli elementi del modello occidentale entrano in una società tradizionale come quella afgana, questa ne viene irrimediabilmente disgregata, distrutta e ridotta alla miseria più nera, come del resto è già avvenuto in tutti i Paesi del cosiddetto Terzo Mondo.
In quest’ottica deve essere inquadrata la distruzione materiale degli apparecchi televisivi e il deciso “no” alla musica rock e affini: vi immaginate lo scandalo che ha provocato negli occidentali questa presa di posizione? Ed è stato così lanciato un vero e proprio anatema nei confronti del povero Omar, reo solo di difendere la sua gente.

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