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sabato, ottobre 09, 2010

SIAMO ALLE FASI FINALI ? 

Il “bel Danubio blu” sta diventando rosso per l’afflusso di fanghi velenosi che sono fuoriusciti da una fabbrica di alluminio in Ungheria; è ancora vivo il ricordo della famigerata “marea nera” che ha distrutto ogni forma di vita nel Golfo del Messico: colpa di una “perdita” di petrolio da una trivellazione sottomarina (a proposito, una Commissione d’inchiesta” americana voluta da Obama, ha concluso con forti addebiti al Presidente: “sottovalutò la catastrofe e nascose la verità”); da noi, il solito temporale autunnale ha messo in ginocchio alcune regioni del centro nord, in particolare la Liguria e la Toscana: in quest’ultima si sono contati anche tre morti.
Sembra proprio che la Natura si stia ribellando, ancora una volta, e che mandi segnali al suo inquilino perché la smetta di violentarla, con il disboscamento e con altri orrori, ma anche di inquinarla, rendendo così irrespirabile l’aria che ci viene messa a disposizione dalla Natura stessa, un’aria che se la smettiamo di tagliare gli alberi a casaccio, consente di essere veramente pura e benefica.
Ormai l’hanno capito tutti che se continuiamo di questo passo, tra non molto il nostro Pianeta sarà inabitabile; pensate che lo stesso Bin Laden – apparentemente in tutt’altre faccende affaccendato – ha parlato della necessità di non reiterare gli orrori dei conflitti armati, facendo riferimento esplicitamente alle catastrofi naturali.
Ma temo che siano tutte parole al vento e che l’uomo vada ineluttabilmente verso la catastrofe finale, magari ci va con l’ultimo modello – il più inquinante – dell’auto, ma non vedo altre strade che potrebbe percorrere; a questo proposito, in un recente convegno tenutosi in Toscana, il professor Latouche, dell’Università di Parigi, teorico della sobrietà e della decrescita, ha lanciato alcune “provocazioni: “nella società dell’opulenza, le disuguaglianze crescono perché i ricchi approfittano della concorrenza e della globalizzazione per pagare sempre meno chi lavora”; è proprio quello che io –con le mie sole e scarse forze - sto predicando da anni.
E l’illustre luminare ha continuato a lanciare idee che sottoscrivo TUTTE: la prima è la teoria della decrescita, cioè la riduzione dei consumi, quindi l’esatto contrario del capitalismo attuale che è fondato sulla “crescita infinita”.
Quando gli viene opposto che esistono ancora Paesi che la crescita non l’hanno avuta, Latouche controbatte che quei Paesi debbono crescere, ma non ricalcando gli errori dei paesi sviluppati, ma devono operare in modo autonomo rispetto ai paesi ricchi.
Una delle ricette per la “decrescita”, sarebbe – a dire del professore – la riduzione drastica dell’orario di lavoro, che dovrebbe comportare un modo di vivere più improntato alla felicità e finalizzato ad una riduzione dei consumi superflui: cioè si guadagna meno e quindi si consuma meno.
Provocatoriamente gli è stato fatto osservare che sia la rivoluzione francese che quella russa avevano come postulato l’uguaglianza delle genti, ma entrambe hanno fallito; la risposta è stata bellissima e illuminante: “essere uguali non vuol dire essere identici” e quindi in sostanza, i due movimenti rivoluzionari non hanno valorizzato le tante diversità tra uomo e uomo e questo lo risentiamo anche adesso.
La teoria della decrescita e della conseguente abolizione dei consumi superflui, è idealmente una cosa splendida e, all’apparenza, fattibile; ma se poi andiamo a vedere meglio la nostra condizione attuale, vediamo che gli interessi dei potentati economici e finanziari, incitano il consumismo più sfrenato e inaccettabile e quindi – almeno per ora – non vedo spiragli per il chiarissimo professor Latouche e le sue belle teorie.

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