venerdì, ottobre 15, 2010
IL NOBEL AL CINESE
La settimana scorsa il premier cinese era in visita ufficiale in Italia e nei discorsi ufficiali si è parlato solo del grande progresso che ha fatto l’economia e il tenore di vita dei cinesi; ovviamente nessuno dei politici e tanto meno gli imprenditori che hanno avuto modo di parlare con il Capo del Governo cinese ha fatto il minimo accenno ai “diritti umani” che vengono calpestati in quel gigantesco formicaio asiatico e neppure ha accennato che in questo grande paese si stava consumando una incredibile accoppiata: da una parte il comunismo ed il paleocapitalismo e dall’altra una incredibile creazione di quasi un milione di cinesi che – sotto l’ombrello del partito comunista – sono diventati “miliardari” e vivono come i capitalisti europei dell’ottocento, sorretti da un regime poliziesco che non tollera nessuna dissidenza politica e sindacale.
Negli stessi giorni, la commissione norvegese per l’assegnazione dei premi Nobel, ha assegnato quello “per la pace” al dissidente cinese – attualmente in prigione – Liu Xiaobo, condannato a 11 anni di prigione per “sovversione contro lo Stato”.
Ovviamente l’imbarazzo è stato grandissimo da entrambe le parti, ma quando è in gioco il denaro, sono tutti bravi a fare spallucce a qualsiasi inconveniente che si frappone tra gli operatori della finanza mondiale.
In Cina, le autorità politiche hanno agito in modo tempestivo e durissimo: tutti i siti che potevano in qualche modo parlare del Premio sono stati oscurati; stessa sorte per alcune televisioni occidentali che “osavano” parlare del Nobel: insomma, la gente comune, salvo qualche telefonata da amici all’estero o con l’aiuto del vecchio passaparola, non sono a conoscenza dell’assegnazione del Premio.
La moglie del dissidente, dopo essere stata autorizzata a visitare il marito in carcere per comunicargli la notizia, è stata subito presa in consegna dalla Polizia è confinata agli arresti domiciliari in località sconosciuta.
Perché questo premio? La commissione per l’assegnazione dei nobel ha precisato che da tempo è stato affermato uno stretto legame tra i diritti umani e la pace e quindi l’assegnazione al professore Liu è stata fatta “per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani in Cina”.
Visto il grande spiegamento di mezzi tecnologici e polizieschi, nessuno in Cina è potuto scendere in strada per manifestare a favore di questa assegnazione, ma qualcosa, sia pure di nascosto, è trapelato, ma guai a farsene accorgere: si rischia la galera o qualcosa di peggio (c’è stato un film al Festival di Venezia che parla dei campi di concentramento per la rieducazione dei dissidenti; speriamo che esca nelle sale).
Intanto il governo cinese ostenta la propria floridezza economica: 2,65 trilioni di dollari è la mostruosa cifra delle riserve valutarie: si pensi che un trilione è pari a mille miliardi e quindi provate a scrivere la cifra.
Ma provate a pensare anche che questa cifra non è “nominale”, ma è “reale” e quindi la Banca Centrale cinese potrebbe chiedere agli Stati Uniti “il cambio” di tutta o di parte della somma in oro o altra moneta (esempio l’Euro); vi immaginate il cataclisma che avverrebbe nelle valute di tutto il mondo?
Ecco perché tutti gli stati, America in testa, bofonchiano un po’ ma poi abbozzano e continuano a fare affari con il colosso asiatico in barba a tutti gli “schizzinosi” che predicano una politica diversa tesa a costringere la Cina a riconoscere i diritti umani della sua gente; quando è stato provato ad accennare il discorso, la risposta è stata sempre la stessa: “sono affari interni che non vi devono interessare!!”.
Negli stessi giorni, la commissione norvegese per l’assegnazione dei premi Nobel, ha assegnato quello “per la pace” al dissidente cinese – attualmente in prigione – Liu Xiaobo, condannato a 11 anni di prigione per “sovversione contro lo Stato”.
Ovviamente l’imbarazzo è stato grandissimo da entrambe le parti, ma quando è in gioco il denaro, sono tutti bravi a fare spallucce a qualsiasi inconveniente che si frappone tra gli operatori della finanza mondiale.
In Cina, le autorità politiche hanno agito in modo tempestivo e durissimo: tutti i siti che potevano in qualche modo parlare del Premio sono stati oscurati; stessa sorte per alcune televisioni occidentali che “osavano” parlare del Nobel: insomma, la gente comune, salvo qualche telefonata da amici all’estero o con l’aiuto del vecchio passaparola, non sono a conoscenza dell’assegnazione del Premio.
La moglie del dissidente, dopo essere stata autorizzata a visitare il marito in carcere per comunicargli la notizia, è stata subito presa in consegna dalla Polizia è confinata agli arresti domiciliari in località sconosciuta.
Perché questo premio? La commissione per l’assegnazione dei nobel ha precisato che da tempo è stato affermato uno stretto legame tra i diritti umani e la pace e quindi l’assegnazione al professore Liu è stata fatta “per la sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani in Cina”.
Visto il grande spiegamento di mezzi tecnologici e polizieschi, nessuno in Cina è potuto scendere in strada per manifestare a favore di questa assegnazione, ma qualcosa, sia pure di nascosto, è trapelato, ma guai a farsene accorgere: si rischia la galera o qualcosa di peggio (c’è stato un film al Festival di Venezia che parla dei campi di concentramento per la rieducazione dei dissidenti; speriamo che esca nelle sale).
Intanto il governo cinese ostenta la propria floridezza economica: 2,65 trilioni di dollari è la mostruosa cifra delle riserve valutarie: si pensi che un trilione è pari a mille miliardi e quindi provate a scrivere la cifra.
Ma provate a pensare anche che questa cifra non è “nominale”, ma è “reale” e quindi la Banca Centrale cinese potrebbe chiedere agli Stati Uniti “il cambio” di tutta o di parte della somma in oro o altra moneta (esempio l’Euro); vi immaginate il cataclisma che avverrebbe nelle valute di tutto il mondo?
Ecco perché tutti gli stati, America in testa, bofonchiano un po’ ma poi abbozzano e continuano a fare affari con il colosso asiatico in barba a tutti gli “schizzinosi” che predicano una politica diversa tesa a costringere la Cina a riconoscere i diritti umani della sua gente; quando è stato provato ad accennare il discorso, la risposta è stata sempre la stessa: “sono affari interni che non vi devono interessare!!”.