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lunedì, settembre 27, 2010

INSEGNAMO A TUTTI…MA POI… 

Il mestiere dell’occidente sembra essere quello di insegnare a tutti le buone maniere e come si vive a questo mondo; così, all’Iran che lapida l’adultera, tutte le masse di questa parte del mondo si mobilitano e inneggiano all’abolizione di questa forma di condanna; ovviamente gli Stati Uniti sono in testa a questa pletora di gente abituata a condannare gli altri ma poco adusa a guardare se stessa.
Mi spiego meglio: negli Stati Uniti, è stata uccisa in perfetto orario con quanto previsto, la signora Teresa Lewis; il metodo adottato è stata l’iniezione letale e tutta l’operazione è durata solo 13 minuti.
Tutta la stampa ha riportato alcuni particolari dell’evento e, specificatamente ha indicato il famoso “ultimo pasto”: pollo fritto, piselli e torta di mele; non è indicato che cosa abbia bevuto, ma è mal di poco.
Perché ho citato questa esecuzione in rapporto alle lapidazioni iraniane? Perché la signora Lewis, accusata di aver fatto uccidere il marito e il figliastri da due balordi con i quali aveva avuto rapporti sessuali, è stata giudicata da più di un medico, “di bassissimo quoziente intellettuale”, cioè – in parole povere – una povera demente.
Ma la macchina della giustizia non ha dato retta a queste banali scusanti e così alle 9 di sera, in pieno “prime time” – massimo ascolto – nella prigione di Jarrat in Virginia, la signora Lewis, dopo aver lottato contro cinque boia-infermieri, con le mani ed i piedi legati, tutta intrisa di sudore, lo sguardo perduto nel vuoto, ha subito l’iniezione letale e dopo pochi minuti è morta.
Dire che “ha fatto una brutta fine” è certamente dire poco, ma quello che mi ha impressionato è stato il contenuto di un cartello che alcuni abolizionisti hanno issato fuori della prigione: “perché uccidiamo persone che hanno ucciso altre persone, per insegnare che uccidere è sbagliato”?”.
Per uno scherzo del destino, proprio mentre la signora Lewis moriva in questo barbaro modo nella prigione di Jarrat, a New York, al Palazzo di Vetro, si stava tenendo il dibattito sui diritti umani e le nazioni che ancora hanno la pena di morte subivano attacchi feroci (USA esclusi).
All’Assemblea dell’O.N.U., verrà riproposta, in dicembre, la mozione sulla moratoria delle condanne a morte; questa iniziativa – che vede l’Italia tra i più attivi nel sostenerla – ha avuto finora l’opposizione “di principio” degli Stati Uniti che l’ha fatta naufragare; i promotori della nuova normativa, forti della presenza di Obama alla Casa Bianca, sperano almeno di riuscire ad ottenere un’astensione, facendo così un grosso passo avanti nella lotta contro la pena di morte.
In questa battaglia, ci sono due “nemici” fortissimi: da una parte l’Iran di Ahmadjnejad che non ne vuol sapere di intaccare le loro leggi islamiche e dall’altra la Cina – numericamente in testa alle uccisioni mediante impiccagione o altro strumento – che continua a ribadire che non vuole interferenze esterne a normative interne del Paese.
Pensate un po’: nella nostra civiltà nella quale la morte è stata sostanzialmente “scomunicata”, se ne parla soltanto in occasione di queste macabre esecuzioni; ormai non la si nomina neppure nei necrologi, sostituendola con “la scomparsa di”, oppure “la dipartita”, o anche “è mancato all’affetto dei suoi cari”, e via di questo passo; e le cerimonie funebri, a meno che non si tratti di un “personaggio” sono eventi da far trascorrere con rapidità per tornare alla “normalità”. Insomma, la morte resta un valore soltanto per i tribunali che la comminano; vi sembra giusto? Abbozziamola e basta!!

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