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domenica, settembre 12, 2010

IL RITORNO DALLA MOSTRA DI VENEZIA 

Dopo un silenzio di quindici giorni – causa la mia partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia – riprendo il mio colloquio con i lettori e, come avevo promesso, racconterò qualcosa del Festival.
Anzitutto l’ambiente: i lavori per la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema e la ristrutturazione del Palazzo del Casinò, hanno condizionato il modo di vivere all’interno della cittadella del cinema, come amiamo definirla noi habitué, soprattutto per la grande quantità di zone interdette al passaggio a causa dei lavori e conseguenti mucchi di calcinacci o zolle di terra; tra parentesi, è bene dire che i lavori sono momentaneamente interrotti (sembra che siano stati finiti i soldi!!) ma dovrebbero riprendere entro il corrente anno e terminare entro la fine del 2012: comunque, anche la prossima edizione sarà vissuta con i disagi dei “lavori in corso”.
E adesso parliamo dei risultati: appena saputa la composizione della Giuria – presieduta da Quentin Tarantino – non ho avuto un attimo di dubbio a dire che “c’era da aspettarsi di tutto”; e infatti l’Assegnazione dei premi ha un marchio indelebile del regista americano: pensate un po’ che il Leone d’Oro è stato assegnato al film di Sofia Coppola, “Somewhere”, amica personale di Tarantino che sembra essere uso frequentare la casa dell’autore de “Il Padrino”, padre della brava Sofia; il Leone d’Argento è andato invece all’opera dello spagnolo Alex de la Iglesia, “Balata triste de trompeta”, film molto simile alle colorite e virulente opere di Quentin e, per finire, il terzo premio è stato aggiudicato a Monte Hellman, autore di “Road to nowhere”, il quale è stato maestro e primo produttore del signor Presidente della Giuria: possiamo parlare di conflitto di interessi? Mah, forse ci sono cose più importanti dove avvengono queste malefatte e quindi lasciamo perdere.
La cinematografia italiana, sia pure presente in forze, con quattro film, non ha ricevuto nessun riconoscimento, neppure di quelli definiti “minori”; questo ha scatenato molte polemiche, alle quali Tarantino – che non ha peli sulla lingua – ha replicato con una frase sibillina: “Sofia in fin dei conti ha origini italiane”, alludendo alle lontanissime origini dell’augusto genitore della vincitrice, Francis Ford Coppola.
Altre cose sulla Mostra: notata moltissimo l’assenza dei “divi” ai quali le ragazzine fanno i tipici gridolini: si è avuta la splendida Natalie Portman e la grandissima Helen Mirren, entrambe peraltro sacrificate a favore di una ragazzina sconosciuta, Ariane Labed, mentre tra i maschietti si è visto sul red carpet soltanto il bravo (e bello) Ben Affleck che ha interpretato e diretto “The Town”; la Giuria ha assegnato comunque la Coppa Volpi allo “strano” (è un eufemismo!) Vincent Gallo che, come è suo solito non si è presentato a ritirare il premio, delegando il regista del film.
Due parole sulle tematiche: anni addietro avevamo assistito al concetto di “destrutturazione” della narrazione, con film quindi che non avevano senso e significavano qualcosa soltanto per il loro autore; adesso, in questa tornata, abbiamo avuto un nuovo concetto: la “destrutturazione della coppia”, con tematiche che hanno prima inneggiato allo scambio di coppia tra coniugi consenzienti e poi, ciliegina sulla torta, alla presentazione di una soluzione più “economica”: per la coppia un po’ stanca, viene suggerito il “bisessuale” che per le sue caratteristiche, può “servire” sia la moglie che il marito; per il primo caso – scambio di coppia” - abbiamo avuto il film Happy few” del francese Cordier, mentre l’utilizzo del bisessuale lo possiamo ammirare su “Drei” del tedesco Tom Tykwer.

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