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mercoledì, settembre 29, 2010

I MOSTRI DELLA PALUDE 

Non è il titolo di un film dell’orrore, ma è la palude che è diventata la nostra politica e i mostri sono gli attori di questa commedia che ormai è diventata fastidiosa, perché sappiamo come comincia e sappiamo anche che non ha una fine – come tutti noi ci aspetteremmo – ma solo una prosecuzione sotto una nuova e diversa forma; e basta!
Siamo nel 1953 e il vecchio Alcide De Gasperi, con il suo “senso dello stato”, comincia a scocciare così tanto i suo colleghi di partito, che viene “costretto” ad andarsene e si ritirerà in una modesta casupola acquistata dal Partito e regalatagli con cerimonia semplice ma toccante; già, anche in questo caso abbiamo una “casa” ma i presupposti e la situazione sono completamente diversi da quello che tutti voi state pensando.
Dopo le dimissioni di De Gasperi, il primo atto del Presidente della Repubblica dell’epoca, Luigi Einaudi, fu l’incarico al democristiano Attilio Piccioni, della formazione del nuovo governo; e in quell’occasione nacque il primo “scheletro” tirato fuori dagli “amici” per metterlo tra i piedi dell’uomo politico di turno: mi riferisco al cadavere della bella Wilma Montesi, al quale venne legato il figlio di Piccioni e, di conseguenza, anche il padre; come è ben noto, l’uomo politico non c’entrava niente, ma in quell’occasione venne creata una colossale montatura giudiziaria-giornalistica che fu il primo esempio del genere e che tramortì il popolo italiano che non comprese niente della vicenda sottostante, ma cominciò a percepire un certo puzzo di marcio.
Da allora non ci siamo più fermati e gli scandali – veri o costruiti a tavolino – si sono susseguiti uno dietro l’altro, ma il sistema dei partiti è sempre lì, immutato nella sua potenza e immutabile nella sua faccia di bronzo.
E i problemi che assillano il Paese? Solo se fa comodo a qualcuno di loro, si comincia a parlarne, altrimenti si fa finta che non esistano: avete notato che da quando è scoppiato lo scandalo della casa di Montecarlo non c’è stata più nessuna notizia delle mosse che il Governo dovrebbe mettere in atto per tutelate il potere d’acquisto dei salari; a questo proposito, sono costretto a presentarvi alcune cifre che mi servono per corroborare il concetto: la prima è che l’indice dei prezzi – a quota 110 nel 2000 – ha fatto un balzo fortissimo negli ultimi anni ed è approdato a quota 139.
Responsabili di questo aumento sono gli affitti (+42,7%), i trasporti (+37,8%), l’istruzione (+34,5%) e gli alimentari (+34,1%), con l’unica voce in diminuzione che è rappresentata dalle comunicazioni (telefonia e diavolerie simili) che hanno fatto segnare un -31,9%.
A questo si aggiunge un aumento del carico fiscale che è arrivato al 43,2%, cifra tra le più alte in Europa, battuta solo da Francia e Belgio che superano il 45,5%, mentre la Germania al 40% e la Gran Bretagna al 38, mostrano differenze sensibili con il nostro carico fiscale. E questo carico si approvvigiona in massima parte dal mondo del lavoro dipendente, il più tartassato, insieme ai pensionati, in quanto la trattenuta avviene prima che il dipendente venga in possesso del denaro.
A proposito del lavoro, una battuta delle mie: la nostra Repubblica è, com’è noto, fondata sul lavoro; come ricompensa lo stesso lavoro riceve le maggiori attenzioni dal fisco; di contro, la speculazione, i giochi in Borsa, le scalate e chi più ne ha più ne metta, insomma tutto quel mondo della finanza . che la Costituzione non nomina, non è quasi per niente tassato, con la motivazione che “altrimenti gli operatori vanno ad investire da un’altra parte”. Comunque sia, almeno cambiamo la frase sul lavoro citata dalla Costituzione; non siete d’accordo??

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