venerdì, settembre 17, 2010
ANCORA SULLA DISPUTA EUROPA-FRANCIA
La polemica tra la Francia e le istituzioni europee sull’espulsione dei ROM, non accenna a placarsi ed anzi, si allarga per l’intrusione di altri Paesi europei che in passato erano stati ripresi dalla Commissaria ai diritti e che pertanto, adesso si schierano apertamente con Sarkozy: sono la Germania e l’Italia.
Le battute che si scambiano i francesi con le istituzioni europee mi sono parse molto gustose e allora ho deciso di parlarne nuovamente anch’io dopo quanto scritto nel mio post di ieri l’altro.
Cominciamo allora con quanto scambiatosi tra la Commissaria ai diritti e le autorità francesi; dunque, ha cominciato la Reding, lussemburghese Commissaria ai diritti, che ebbe a definire Sarkozy “una disgrazia per l’Europa” ed aveva paragonato le espulsioni francesi con le deportazioni dei rom eseguite dai nazisti; la replica è stata immediata e molto ben costruita: “la signora Reding che abita in Lussemburgo, se vuole accogliere i rom in casa sua, è libera di farlo, per noi non c’è problema”.
Questa dichiarazione ha due punti interessanti: il primo è la sottolineatura che un alto esponente della nomenclatura europea, proviene dal Lussemburgo, piccolo Granducato collocato tra Francia e Germania, che conta meno di 500mila abitanti, quanto una media città italiana; quindi, l’eccezione sottaciuta è che da un simile territorio non si può certo avere contezza di quello che è il fenomeno immigrazione.
Il secondo punto è maggiormente provocatorio nell’invitare la signora Reding a portarsi i rom in uscita dalla Francia, a casa sua, cioè nel Lussemburgo; e questo concetto, è praticamente esportabile anche al Vaticano, bravissimo a parlare di diritti degli immigrati, ma solo se questi diritti vengono chiesti ad altri, cioè gli Stati o le loro strutture assistenziali; infatti, non mi risulta che nella Città del Vaticano esistano strutture di accoglienza per immigrati, ma potrei sbagliare!!
Questa situazione, mi induce a formulare alcuni concetti che valgono per la loro generalità e non possono applicarsi a nessun Paese in particolare: tutti noi, me per primo, siamo bravissimi a commuoversi verso il bisognoso o il senza casa, ma poi ce ne liberiamo al massimo con un modesto obolo che certamente non risolve la situazione dell’indigente.
Quindi, voglio dire che ognuno di noi è favorevole agli immigrati, purché non vadano a collocarsi nei pressi della sua abitazione; e quindi, invita l’”altro”, l’amico, il conoscente o la struttura assistenziale, a darsi da fare per sistemare il bisognoso, ma senza che questo incida neppure minimamente con il suo tipo di vita.
Ed allora possiamo anche affermare che noi occidentali, non siamo “razzisti” in senso stretto del termine, ma desideriamo che tutti quelli che vengono in casa nostra, si puliscano le scarpe prima di entrare e poi, dopo entrati, ci aiutino nelle faccende domestiche, senza percepire uno stipendio adeguato, ma contentandosi di quello che noi siamo disposti a dare loro.
E quindi, la signora Reding che nel suo Paese non ha avuto modo di essere “disturbata” dagli immigrati, non può sapere quello che succede in Francia, ancora alle prese con la crisi economica che ha tagliato molti posti di lavoro che – a detta di alcuni – sarebbero stati acquisiti dagli immigrati a cifre estremamente inferiori di quelle pretese dai sindacati francesi per i loro assistiti.
Comunque sia, il problema della migrazione è ormai un dato di fatto incontrovertibile e quindi l’Europa, nel suo complesso, dovrebbe affrontarlo unitariamente; e invece…..
Le battute che si scambiano i francesi con le istituzioni europee mi sono parse molto gustose e allora ho deciso di parlarne nuovamente anch’io dopo quanto scritto nel mio post di ieri l’altro.
Cominciamo allora con quanto scambiatosi tra la Commissaria ai diritti e le autorità francesi; dunque, ha cominciato la Reding, lussemburghese Commissaria ai diritti, che ebbe a definire Sarkozy “una disgrazia per l’Europa” ed aveva paragonato le espulsioni francesi con le deportazioni dei rom eseguite dai nazisti; la replica è stata immediata e molto ben costruita: “la signora Reding che abita in Lussemburgo, se vuole accogliere i rom in casa sua, è libera di farlo, per noi non c’è problema”.
Questa dichiarazione ha due punti interessanti: il primo è la sottolineatura che un alto esponente della nomenclatura europea, proviene dal Lussemburgo, piccolo Granducato collocato tra Francia e Germania, che conta meno di 500mila abitanti, quanto una media città italiana; quindi, l’eccezione sottaciuta è che da un simile territorio non si può certo avere contezza di quello che è il fenomeno immigrazione.
Il secondo punto è maggiormente provocatorio nell’invitare la signora Reding a portarsi i rom in uscita dalla Francia, a casa sua, cioè nel Lussemburgo; e questo concetto, è praticamente esportabile anche al Vaticano, bravissimo a parlare di diritti degli immigrati, ma solo se questi diritti vengono chiesti ad altri, cioè gli Stati o le loro strutture assistenziali; infatti, non mi risulta che nella Città del Vaticano esistano strutture di accoglienza per immigrati, ma potrei sbagliare!!
Questa situazione, mi induce a formulare alcuni concetti che valgono per la loro generalità e non possono applicarsi a nessun Paese in particolare: tutti noi, me per primo, siamo bravissimi a commuoversi verso il bisognoso o il senza casa, ma poi ce ne liberiamo al massimo con un modesto obolo che certamente non risolve la situazione dell’indigente.
Quindi, voglio dire che ognuno di noi è favorevole agli immigrati, purché non vadano a collocarsi nei pressi della sua abitazione; e quindi, invita l’”altro”, l’amico, il conoscente o la struttura assistenziale, a darsi da fare per sistemare il bisognoso, ma senza che questo incida neppure minimamente con il suo tipo di vita.
Ed allora possiamo anche affermare che noi occidentali, non siamo “razzisti” in senso stretto del termine, ma desideriamo che tutti quelli che vengono in casa nostra, si puliscano le scarpe prima di entrare e poi, dopo entrati, ci aiutino nelle faccende domestiche, senza percepire uno stipendio adeguato, ma contentandosi di quello che noi siamo disposti a dare loro.
E quindi, la signora Reding che nel suo Paese non ha avuto modo di essere “disturbata” dagli immigrati, non può sapere quello che succede in Francia, ancora alle prese con la crisi economica che ha tagliato molti posti di lavoro che – a detta di alcuni – sarebbero stati acquisiti dagli immigrati a cifre estremamente inferiori di quelle pretese dai sindacati francesi per i loro assistiti.
Comunque sia, il problema della migrazione è ormai un dato di fatto incontrovertibile e quindi l’Europa, nel suo complesso, dovrebbe affrontarlo unitariamente; e invece…..